Il caso dell’infedele Klara

Il caso dell’infedele Klara

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Lontanamente ispirato all’omonimo romanzo di Michael Viewegh, Il caso dell’infedele Klara porta in sé diversi segni della filmografia pregressa di Faenza: così negli sfoghi rabbiosi di Luca sembra di intravedere lo strazio incontrollabile della Buy ne I giorni dell’abbandono, mentre negli spunti di analisi di pseudo analisi psicologica dei personaggi si scorgono i tratti scolastici e approssimativi del racconto di Prendimi l’anima.

Gelosia, gelosia canaglia

Praga: Luca, musicista italiano residente nella Repubblica Ceca da diversi anni, è ossessionato dalla gelosia nei confronti di Klara, la sua fidanzata laureanda in architettura. L’ansia di essere tradito si fa sempre più attanagliante, fino a che Luca sceglie di affidarsi a Denis, detective privato: i pedinamenti, i controlli e le indagini porteranno però i due uomini a riconsiderare il loro rapporto con l’amore e la gelosia, compromettendo le loro posizioni e contaminando l’uno le scelte e le attitudini dell’altro… [sinossi]

Con Il caso dell’infedele Klara, ultimo lavoro di Roberto Faenza, il regista torinese ricorre ancora una volta alle caleidoscopiche deformazioni/alterazioni della gelosia per approcciare la vasta gamma di sentimenti umani. Lontanamente ispirato all’omonimo romanzo di Michael Viewegh (romanziere ceco amatissimo in patria e meno conosciuto nel nostro Paese), il film cerca di ripercorrere il climax della gelosia e descrive la tortura dell’ossessione amorosa che corrode tutte le certezze di un uomo e di chi lo circonda. La scintilla d’avvio che sembra alla base del lavoro di Faenza offrirebbe interessanti spunti di riflessione, soprattutto alla luce delle nuove esperienze tecnologiche e socio-mediatiche che hanno inevitabilmente amplificato alcuni ancestrali e frustranti dubbi dell’essere umano (la paura dell’abbandono, della declassazione, della sconfitta del proprio Io Narciso): Il caso dell’infedele Klara non sembra però riuscire ad agguantare il giusto stimolo narrativo e analitico e si perde in una descrizione secca e disarticolata di una storia portata all’esasperazione.

La sceneggiatura – opera di Faenza stesso e di Carpio e Casa – è estremamente fragile e segue con disattenzione le vicende dei personaggi, concentrandosi su situazioni ricorrenti marginali che acquistano eccessiva importanza nel corso della storia. Il regista intervistato ha asserito di aver cercato di affrontare il materiale umano e sentimentale del film con ironia, cercando quindi di sdrammatizzare una situazione di tensione e di malattia: è difficile però riconoscere con chiarezza il confine fra sarcasmo e goffaggine visto che queste sembrano mischiarsi in un buffo gioco delle parti.
Il cast di nomi eccellenti non è all’altezza della situazione, le prove attoriali sono spesso fredde e poco stimolanti, sicuramente anche per effetto dei dialoghi dall’impronta troppo preconfezionata e troppo vicini agli standard televisivi medio-bassi. La scelta delle location – in parte ispirata all’ambientazione del romanzo, in parte suggerita dalla suggestiva vicenda di Kafka e del suo combattuto amore per Milena – sembra permeata dallo stesso spirito del cliché: Praga, città bella e misteriosa, si offre come palcoscenico perfetto per inscenare tormenti notturni e deliri ansiogeni, nella complicata commistione dell’inquietudine gotica delle architetture e della fluorescente psichedelia dei locali; alla capitale ceca si aggiunge Venezia in tutto il suo splendore, la città degli innamorati e già teatro di strazianti drammi della gelosia di shakespeariana memoria. Nulla di nuovo sotto al sole.

Roberto Faenza ha dichiarato di essersi ispirato a Él di Bunuel e di avergli voluto porgere omaggio in alcune sequenze (quella finale su tutte), ma se è molto difficile riconoscere il tratto del grande autore spagnolo, Il caso dell’infedele Klara porta in sé diversi segni della filmografia pregressa di Faenza: così negli sfoghi rabbiosi di Luca (Claudio Santamaria) sembra di intravedere lo strazio incontrollabile della Buy ne I giorni dell’abbandono, mentre negli spunti di analisi di pseudo analisi psicologica dei personaggi si scorgono i tratti scolastici e approssimativi del racconto di Prendimi l’anima (con lo stesso Iain Glen che qui interpreta il confuso Denis, il detective sospeso fra la relazione apertissima con la moglie e il timido amore per la sua assistente).
«E se le vittime non fossero i traditi ma i traditori, costretti a tradire per comprarsi un attimo di felicità?» è questa una delle domande che ricorrono nel corso della pellicola e probabilmente quella attorno alla quale si struttura la porzione più consistente del film: il ruolo dei traditori e dei traditi diventa così alternante, le figure si confondono e si sovrappongono, senza però riuscire a fornire neanche un’ipotesi di risposta.

Info
Il trailer de Il caso dell’infedele Klara.

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