Ong-bak 2 – La nascita del dragone

Ong-bak 2 – La nascita del dragone

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Il mito di Ong-bak, punto di riferimento dell’action in salsa thai, risorge con questo Ong-bak 2 – La nascita del dragone, presentato in anteprima al Far East di Udine e distribuito in sala da One Movie. Ma il risultato è assai meno convincente del prototipo…

Salta chi zompa

Thailandia, XV secolo: Lord Sihadecho e sua moglie sono uccisi durante un ammutinamento. Loro figlio, il piccolo Tien, riesce a sfuggire, ma è catturato da alcuni mercanti di schiavi. Quando cerca di ribellarsi, viene gettato in una pozza con un coccodrillo, contro cui è costretto a combattere per il solo divertimento dei ricchi. Il suo coraggio e l’intervento di Chernang, capo dei banditi della Scogliera dell’Ala di Garuda, lo sottraggono a morte certa. Sotto la protezione del formidabile guerriero, Tien sarà allevato per conoscere tutti gli stili di arti marziali: il kung fu cinese, il ninjitsu e l’arte della spada giapponesi, il muay thai tailandese. Una volta cresciuto, partirà alla ricerca degli assassini dei genitori… [sinossi]

Tra indiscrezioni, annunci di inizi riprese, fotografie rubate dal set e chi più ne ha più ne metta, di Ong-bak 2 si sentiva parlare, tra gli addetti ai lavori, da almeno un paio di anni; il mito di Ong-bak, prototipo non solo del film in questione, bensì di un’intera genia di action alla maniera thailandese, era duro a morire. Perfino l’altalenante The Protector, diretto da Prachya Pinkaew e interpretato dal sempiterno Tony Jaa, attore dalle capacità acrobatiche a dir poco sbalorditive, era stato spacciato come un ipotetico seguito di Ong-bak e, per quanto il titolo originale Tom-yum-goong e la storia non fossero neanche lontanamente imparentabili con le vicende di cui era protagonista Jaa nel film del 2003 (diretto anch’esso da Pinkaew), una buona fetta di pubblico era caduta miseramente nell’inghippo.

Non nascondiamo dunque di esserci avviati all’anteprima europea di questo Ong-bak 2, calcio d’inizio dell’undicesima edizione del Far East Film Festival, con un carico di aspettative tutt’altro che esiguo. Per gli aficionados del capostipite diciamo subito che non ritroveranno in questa storia di vendetta neanche un’oncia di ciò che agitava le acque del cinema thai poco più di un lustro fa: la trama, l’ambientazione, l’epoca storica in cui si sviluppa la vicenda non potrebbero essere più distanti. Il vero elemento di collegamento tra le due opere (per quanto ne venga ricercato uno alquanto raffazzonato nel finale, tirando in ballo non senza una malcelata prosopopea e una buona dose di presunzione la filosofia karmica) resta dunque la fisicità esuberante di Jaa, che si prodiga effettivamente in una sequela pressoché ininterrotta di combattimenti. Ed è proprio qui che l’insincerità che sembrava far capolino fin dalle prime sequenze – il film procede per balzi temporali non propriamente ben oliati – esplode in maniera deflagrante: se Ong-bak 2 fosse un videogame pensato a uso e consumo di chissà quale rivoluzionaria piattaforma, probabilmente non ci crucceremmo più di tanto: anzi, finiremmo ben presto per ammiccare e aspettare che arrivi il nostro turno per giocare. Ma in un’opera cinematografica, tra l’altro ambiziosa come quella in questione, è inammissibile che l’unico espediente narrativo che Panna Rittikrai (autore della sceneggiatura, delle coreografie e della co-regia: della serie “tanto rumore per nulla”) è riuscito a escogitare sia la folle guerra contro tutto e tutti che il giovane Jaa, principe ereditario orfano degli amatissimi genitori e cresciuto in mezzo a briganti della peggior specie, mette in piedi contro il mondo. Si finisce così ben presto per assistere a un combattimento dopo l’altro, senza che questa coercizione alla lotta – non ci verrebbe da definirla in nessun’altra maniera, e ci scusiamo se il termine non riesce a fotografare con estrema chiarezza il discorso che vorremmo portare a termine – vada mai oltre la semplice messa in scena dell’agone atletico.

Non c’è profondità in Ong-bak 2, al contrario per esempio di quanto avveniva nel sommo Izo di Takashi Miike, altra storia di ammazzamenti plurimi: restano solo determinate soluzioni coreografiche nel corso degli innumerevoli faccia a faccia tra il buono e i cattivi di turno, come la battaglia in testa all’elefante o la liberazione degli schiavi, ma per il resto il film vivacchia barcamenandosi senza troppo successo sulle movenze feline e ai limiti dell’impossibile di Jaa. Affidato com’è alla semplice vena interpretativa del trentaduenne “dio del Muay Thai”, Ong-bak 2 finisce inesorabilmente per franare, abbandonato al suo destino da una verve narrativa pressoché inesistente. E anche il pubblico è destinato purtroppo a una fine analoga, disperso nei meandri di ipotesi di trama tra le più deprecabili (il colpo di scena finale, tra l’altro telefonatissimo, grida palesemente vendetta, tanto per dirne una) e un immaginario che avrebbe dovuto essere ben più visionario per poter convincere qualcuno. Situazioni tuttavia interessanti, come la lotta nel fango contro il coccodrillo, avrebbero meritato un respiro decisamente diverso, per non parlare di passaggi a malapena accennati – la storia d’amore infantile tra il giovane Tien e la sua amichetta – che trattati con esagerata semplicità finiscono per perdere qualsivoglia efficacia.

Decisamente ci aspettavamo di più, soprattutto da un punto di vista spettacolare, da Panna Rittikrai, che ci aveva colti allo sprovvisto con l’inclassificabile ma a suo modo genialoide Born to Fight e che in questa occasione invece non sembra essersi sprecato più di tanto. Ma di questo in Thailandia (interessante tra l’altro, per quanto forse inconsapevole, la disquisizione sul diritto alla spietatezza del leader, insegnamento ricevuto da Tien che nasconde tra le sue pieghe i detriti della preoccupante situazione politica che si sta vivendo dalle parti di Bangkok) non sembra davvero essersi preoccupato nessuno: Rittikrai e Jaa hanno già allestito il set di Ong-bak 3, il film ha sbancato i botteghini di quello che un tempo era noto come reame del Siam. Perfino l’elaborata coreografia della barbarie messa in piedi da Jaa svanisce di fronte al vampirismo ineluttabile della macchina/cinema…

Info
Il trailer di Ong-bak 2.
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