4bia

I quattro cortometraggi di 4bia (Happiness, Tit For Tat, In The Middle e The Last Fright) sorprendono, ottimo livello tecnico a parte, per la compattezza narrativa e, nel caso del gioiellino  In  The Middle, per la non comune capacità di fondere una palpabile tensione a una irresistibile comicità.

Storie di fantasmi thailandesi

Quattro storie. Una ragazza con una gamba ingessata è costretta a restare a casa: un inatteso scambio di sms con uno sconosciuto renderà più vivaci le sue giornate… Un ragazzino, vittima delle violenze dei suoi compagni di scuola, dimostrerà di avere uno spirito assai rancoroso… Quattro amici in campeggio si raccontano storie di fantasmi e credenze popolari: ma non tutto è frutto della fantasia… Una avvenente hostess dovrà affrontare un volo molto insidioso… [sinossi]

L’Horror Day è da sempre  uno degli appuntamenti storici del Far East Film Festival di Udine, immancabile per i fan del genere, nonostante la qualità altalenante delle pellicole presentate: l’edizione 2009 di questa giornata a tinte forti non ci è sembrata tra le migliori (ci aspettavamo di più da The Forbidden Door di Joko Anwar e da Coming Soon di Sophon Sakdaphisit), eppure ci consegna un vero e proprio gioiellino, il film a episodi 4bia, firmato da Yongyoo Thongkongtoon (The Iron Ladies), Paween Purijitpanya (Body, 2007), Banjong Pisanthanakun (Shutter, 2004) e Parkpoom Wongpoom (Shutter). Ennesima dimostrazione dello stato di salute del cinema thailandese, cinematografia da anni in grande crescita e capace di misurarsi sia col cinema di genere sia con produzioni fortemente autoriali (il nome di Apichatpong Weerasethakul dice già molte cose). Tra i punti di forza di questa prepotente ascesa vi è indubbiamente l’horror, nelle sue varie forme: pellicole come Art of the Devil 2 (2005) del gruppo di lavoro Ronin Team, Sick Nurses (2007) di Thospol Sirivivat e Piraphan Laoyont e The Screen At Kamchanod (2007) di Songsak Mongkolthong non nascono certamente dal nulla.

I quattro cortometraggi di 4bia (Happiness, Tit For Tat, In The Middle e The Last Fright) sorprendono, ottimo livello tecnico a parte, per la compattezza narrativa e, nel caso del gioiellino In The Middle, per la non comune capacità di fondere una palpabile tensione a una irresistibile comicità. Happiness, diretto da Yongyoo Thongkongtoon, è costruito su un solo personaggio che scambia sms con un misterioso sconosciuto, passando da toni leggeri, quasi romantici, a un notevole crescendo orrorifico (ci è parsa superflua, invece, la spiegazione finale: il meccanismo narrativo funzionava già così). Con pochi elementi (la ragazza con la gamba ingessata, il cellulare e le sue risorse tecniche, il contrasto buioluce) e con uno spazio scenico assai limitato, Thongkongtoon riesce a scovare l’essenza del meccanismo horror: emblematica, in questo senso, la sequenza delle luci del palazzo che si spengono una dietro l’altra, dai primi piani fino al piccolo appartamento della terrorizzata fanciulla, che si ritrova immersa in un buio poco rassicurante.

Tit For Tat, diretto da Paween Purijitpanya, è il meno convincente dei quattro episodi dal punto di vista narrativo, ma sfoggia una lussuosa confezione tecnica, assai distante dagli altri tre cortometraggi dal punto di vista stilistico: una differenza che non stona, anche se avremmo preferito una continuità di scrittura e di messa in scena, per rendere più compatto il lungometraggio.  Purijitpanya utilizza un montaggio serrato, con la macchina da presa in continuo movimento, passando in maniera improvvisa da primi piani e dettagli a totali e zoomando in continuazione: un ritmo frenetico, enfatizzato dalla colonna sonora e dalle esplosioni di violenza. Tit For Tat riesce a condensare in pochi minuti una sorta di ideale quarto capitolo di Art of the Devil (in verità pensiamo più al notevole sequel che non al mediocre episodio originale). Interessante il ricorso alla computer grafica, nonostante una qualità non proprio eccelsa.

Il terzo episodio, In The Middle, diretto da Banjong Pisanthanakun, è un irresistibile mix di comicità e orrore, in cui il regista thailandese si diverte a giocare con citazioni cinematografiche e con spassose gag verbali e visive, partendo dalla classica storiella di fantasmi raccontata in campeggio tra amici. Forte di una buona messa in scena e, soprattutto, di una scrittura solida e ispirata, In The Middle è ben supportato dalle performance attoriali dei quattro giovani interpreti, volutamente sopra le righe. Memorabile la sequenza dei ragazzi, rimasti momentaneamente in tre, che non vogliono più dormire nel posto “in mezzo”: la conformazione a triangolo è quanto di più divertente si sia visto in un film horror. Pisanthanakun, riuscendo a tenere alta anche la tensione, ha realizzato un piccolo capolavoro comico.

Il quarto cortometraggio, The Last Fright, diretto da  Banjong Pisanthanakun, conferma l’ottimo lavoro di scrittura che contraddistingue 4bia, notevole esempio di film horror che riesce a manipolare e adattare i cliché del genere con estrema semplicità ed efficacia: anche nell’ultimo episodio, interpretato da due affascinanti attrici, ci ritroviamo in un ambiente circoscritto (un aereo) e la componente orrorifica è mescolata a un macabro sense of humor.

Info
Il trailer originale di 4bia.
4bia sul sito del Far East.
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