Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore

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Il microcosmo indagato in Moonrise Kingdom – il titolo indica il nome che i due ragazzini innamorati e in fuga danno al loro nascondiglio davanti al mare –, geograficamente recluso su un isolotto al largo del New England, è lo specchio lievemente deformato ma fedele di un’umanità che ha perduto i sogni e le speranze, e vive nella continua reiterazione degli stessi gesti… Film d’apertura della sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes.

Gli inquieti prima della tempesta

Su un’isola al largo del New England, nei primi giorni di settembre del 1965, gli innamorati Suzy e Sam, dodici anni, fanno un patto segreto e fuggono insieme. Mentre tutti si mobilitano per ritrovarli, una violenta tempesta colpisce le coste e sconvolge ulteriormente la vita della piccola comunità… [sinossi]

Si illumina lo schermo, partono le immagini e ci piombi dentro con la sensazione di essere capitato in un luogo sicuro, conosciuto eppure ancora tutto da scoprire. Il carrello laterale da sinistra a destra che mostra poco per volta la casa della famiglia Bishop (padre, madre, una sorella più grande e tre fratellini) è lo stesso che sezionava la nave delle meraviglie capitanata da Steve Zissou. Anche qui il capofamiglia è Bill Murray, ma la ciurma appare assai meno coesa e pronta all’insubordinazione. Il cinema di Wes Anderson, in questi suoi primi sedici anni di vita, ha dimostrato di possedere l’arcana e insondabile capacità di esistere come luogo a sé stante, antro nascosto e colmo di gemme, magione accogliente in cui è impossibile non fare ritorno. Moonrise Kingdom, che ha aperto ufficialmente la sessantacinquesima edizione del Festival di Cannes (dove concorre anche per la Palma d’Oro), è un universo abitato dalla fauna disadattata e alla ricerca di una propria compiutezza che da sempre agita le acque del cinema del quarantatreenne cineasta texano: gli appassionati cultori della sua ars poetica vi riconosceranno all’interno non solo tic, vizi e virtù dei personaggi, ma anche e soprattutto timbriche, colori, movimenti di macchina, inquadrature – l’uso della macchina da presa frontale, quasi ad annullare la profondità di campo schiacciando i protagonisti contro il panorama che li circonda/sovrasta, dovrebbe fare scuola per chi si ostina a considerare il campo e il controcampo una routine estetica priva di stimoli – persino l’utilizzo della colonna sonora, affidata di nuovo ad Alexandre Desplat dopo l’ottimo score di Fantastic Mr. Fox.

Se l’eterno ritorno della messa in scena di Anderson può a prima vista correre il rischio di adagiarsi nei cliché perdendo contatto con la materia trattata, la maturità autoriale del regista si pone come argine invalicabile contro qualsiasi deriva autocelebrativa: lo stile non diventa mai maniera, ma al contrario vibra di un’essenzialità sorprendente, salvifica, a tratti quasi devastante. Se gli outsider erano sempre stati il perno fondamentale dell’architettura narrativa di Anderson (dall’esaurito Anthony Adams di Bottle Rocket fino al Mr. Fox ladruncolo e anarcoide e alla sua congrega di “resistenti”) raramente la loro presenza in scena era apparsa così dolente, fragile, eppure orgogliosamente combattiva. Suzy e Sam, la prima depressa e incompresa in famiglia e il secondo orfano considerato “mentalmente instabile”, hanno dodici anni solo ed esclusivamente per la carta d’identità: le loro esigenze, per quanto filtrate dall’inevitabile inesperienza adolescenziale, sono in realtà quelle di qualsiasi adulto. Il microcosmo indagato in Moonrise Kingdom – il titolo indica il nome che i due ragazzini innamorati e in fuga danno al loro nascondiglio davanti al mare –, geograficamente recluso su un isolotto al largo del New England, è lo specchio lievemente deformato ma fedele di un’umanità che ha perduto i sogni e le speranze, e vive nella continua reiterazione degli stessi gesti: perfino la rappresentazione teatrale della storia di Noé e dell’Arca si perpetua sempre uguale a se stessa anno dopo anno, senza che nulla possa scuotere una routine malsana.

L’eruzione generata dai fuggitivi Suzy e Sam, la loro tenera storia d’amore vissuta a colpi di letture notturne di libri e goffi tentativi di baciarsi, trascina con sé i detriti di una società collassata senza neanche rendersene conto. Come la terrificante tempesta che si abbatte su New Penzance, anche il rifiuto delle regole dei due ragazzini ha la forza di sconvolgere la vita dell’isola, a partire dal gruppo di scout Kaki di cui Sam faceva parte prima della sua “fuga d’amore”: una vera e propria rivoluzione, ambientata non a caso nel 1965, primo vagito di un sommovimento culturale  e sociale che investirà gli Stati Uniti d’America sotto ogni punto di vista. Carico d’ironia pungente, Moonrise Kingdom è in realtà il furibondo racconto dell’affermazione dell’Io nei confronti di un universo stagnante e chiuso.

Mentre il mondo attorno a loro si accontenta di gesti e situazioni abituali, Sam e Suzy bramano l’avventura e cercano di metterla in pratica, sognando di essere esploratori. Wes Anderson mette la firma in calce a un’opera emozionante, ricca di colpi di scena (il film si concede tutto e di più: fughe, lotte, ferimenti, uccisioni, colpi di fulmine metaforici e ben più reali, inondazioni, crolli, salvataggi) eppure straordinariamente lineare, mai eccessiva eppure sempre in grado di mostrare il bizzarro in tutta la sua commovente semplicità. Merito dei due giovanissimi protagonisti Jared Gilman e Kara Hayward (entrambi nati nel 1999) e dell’assoluto livello del cast di contorno che comprende, oltre al già citato Bill Murray, Edward Norton, Frances McDormand, Bruce Willis, Jason Schwartzman, Tilda Swinton e un irresistibile Bob Balaban.Ma merito soprattutto della cristallina classe registica di Wes Anderson. Il quale, per ribadire la totale consapevolezza della propria poetica, apre e chiude Moonrise Kingdom con un discorso sulla tecnica musicale della variazione: nell’incipit concentrandosi sull’arte di Henry Purcell, e sui titoli di coda riservando lo stesso trattamento, con grande ironia, ad Alexandre Desplat. Parlando di se stesso, ovviamente. Ma anche di tutti noi.

Info
Moonrise Kingdom, il sito ufficiale.
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