Beneath

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Fessenden torna dietro la macchina da presa per colpire il bersaglio con un horror mostruoso, dissacrante e iconoclasta. A conti fatti, Beneath è una sorta di kammerspiel “barcaiolo”, sadico gioco al massacro in cui ogni personaggio sarà costretto a mostrare il peggio di sé.

Il mistero del lago

Sei compagni di liceo decidono di festeggiare il diploma trascorrendo una giornata immersi nella natura. Durante l’attraversamento di un lago vengono attaccati da un pesce mostruoso, pronto a cibarsi di ognuno di loro. I ragazzi si trovano così costretti a decidere chi si dovrà sacrificare per permettere agli amici di raggiungere la riva… [sinossi]

Erano ben sette anni che Larry Fessenden, tra i nomi più interessanti e originali venuti alla luce nel ventre caldo dell’indie-horror a stelle e strisce, non dava segni di vita dietro la macchina da presa, se si esclude una rapida sortita nel serial Fear Itself. L’ultimo parto creativo era stato The Last Winter, thriller-horror dai contorni glaciali (nel vero senso della parola) che aveva confermato la statura autoriale di Fessenden, regista in grado di utilizzare il genere come arma (im)propria per scandagliare le zone d’ombra del panorama sociale e politico statunitense.
A prima vista Beneath, presentato in anteprima italiana alla trentatreesima edizione del capitolino Fantafestival dopo aver trovato distribuzione in patria lo scorso 3 maggio, sembrerebbe suggerire uno slittamento della poetica di Fessenden verso terreni più dediti al divertissement duro e puro: non v’è dubbio, in effetti, che Beneath contenga al suo interno un’ironia dissacrante e crudele, a tratti persino sguaiata nella sua pervicace ostentazione. D’altro canto la storia narrata ben si presta a deviazioni iconoclaste dal sentiero battuto finora: sei giovani (quattro ragazzi e due ragazze) decidono di festeggiare il diploma e la fine del liceo organizzando una scampagnata in mezzo al verde. L’occasione è data dal fatto che Johnny, uno di loro, possiede le chiavi che danno accesso a una zona privata, forse persino proibita. Il motivo di tale restrizione è noto al ragazzo, ma decide di non rendere edotto anche il resto della combriccola, forse per avere qualche chance con la bella Kitty, con la quale si subodora esserci stato del tenero in passato. Ora però Kitty è la ragazza dell’aitante Matt: su di lei hanno messo gli occhi anche il nerd appassionato di cinema Zeke e Simon, il fratello di Matt fresco vincitore di una prestigiosa borsa di studio per l’università. Persino Deb, l’altra ragazza del gruppo, mostra di avere particolarmente a cuore le sorti dell’amica…

Inizia in questo modo, seguendo con precisione e sagacia le regole non scritte del teenage movie, Beneath: ragazzi spensierati e inconsapevoli di andare incontro a un destino tutt’altro che piacevole, amori in corso, gelosie, piccole rappresaglie, amicizie pronte a incrinarsi per un nonnulla. I dialoghi sono carichi di un ritmo ossessivo, spiazzante, e la regia li asseconda con una maestria che è davvero difficile mettere in discussione: lo dimostra in maniera palese la lunga e articolata sequenza che vede i protagonisti alle prese con l’imbarcazione del nonno di Johnny, che deve essere condotta verso l’acqua. Riprendendo senza alcun ricorso a stacchi di montaggio il tutto, Fessenden non solo sfianca lo spettatore con un’inquadratura che sembra contenere il pericolo appena fuori dal proprio margine, ma allo stesso tempo permette al pubblico di entrare in contatto con le diverse psicologie dei personaggi senza forzature, e senza dover ricorrere a stucchevoli dialoghi costruiti in maniera artefatta all’uopo.
Una volta che la barca è finalmente in acqua, il film deflagra definitivamente, scoprendo una volta per tutte le carte: non solo uno spassoso teenage-horror, con tanto di dettagli splatter e intuizioni di fronte alle quali è pressoché impossibile trattenere le risate (si veda il dialogo in cui si deve decidere chi tra Zeke e Johnny debba essere gettato in acqua per fungere da esca nei confronti del mostro che abita gli abissi del lago, permettendo agli altri di mettersi al riparo sulla riva), ma anche uno sguardo acuminato e privo di compromessi sull’aridità morale e intellettuale delle nuove generazioni di statunitensi.

A conti fatti, Beneath deve essere considerato un kammerspiel “barcaiolo”, sadico gioco al massacro in cui ogni personaggio sarà costretto a mostrare il peggio di sé. Non è certo un caso che il famelico pesce dall’occhio inespressivo sia stato reso in fase di produzione in maniera così scopertamente ridicola e “falsa”: dietro questa scelta, che in ogni caso appaga le voglie dello spettatore amante del pop corn e dei b-movie, si nasconde la volontà di spostare lo sguardo verso le miserie, i tradimenti e l’avidità di un gruppo di adolescenti all’apparenza “belli e buoni”.
Ripercorrendo i passi che furono anche del Wes Craven di Scream 4, Fessenden architetta un tutti contro tutti dal quale uscire indenni è operazione ben più ardua rispetto a schivare le fauci zannute dell’enorme creatura acquatica, dimostrando ancora una volta di essere una voce fuori dal coro rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi dediti all’horror, allo splatter e al trash. Un’opera divertente e crudele, da non lasciarsi scappare.

Info
Il trailer di Beneath.
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