Amore e inganni

Amore e inganni

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Con Amore e inganni Whit Stillman torna a dirigere per confrontarsi con la scrittura di Jane Austen, con una commedia che mette alla berlina i vezzi borghesi e nobiliari.

The Last Days of Pre-Romanticism

Ispirato a un racconto di Jane Austen, Amore e inganni è la storia di una giovane e scaltra vedova Lady Susan Vernon che, per scoprire nuovi pettegolezzi che circolano nell’alta società, decide di trascorrere una vacanza a Churchill, una lussuosa tenuta proprietà della famiglia del marito. Quale miglior modo di approfittare del soggiorno che scovare e assicurarsi, con la complicità della sua confidente Alicia Johnson, un nuovo marito ricco per sé e un buon partito per la figlia, Frederica? L’arrivo a Churchill di un giovane uomo molto affascinante e di buona famiglia, Reginald DeCourcy, e di Sir James Martin, uomo di poco fascino ma molto ricco provocherà una serie di colpa di scena… [sinossi]

Amore e inganni, che traduce con un buon grado di infedeltà l’originale Love & Friendship spogliandolo di ogni ghigno sarcastico, è il quinto lungometraggio diretto da Whit Stillman in ventisei anni di attività. Anche Jane Austen non pubblicò molto (appena sei romanzi e un pugno di racconti), ma a sua discolpa va ricordato che morì a quarantadue anni non ancora compiuti… A parte questo, non si può che salutare con soddisfazione il ritorno dietro la macchina da presa di un autore arguto come Stillman, bacchettatore del costume borghese statunitense e dello spaesamento capitalista in opere quali Metropolitan, Barcelona e soprattutto The Last Days of Disco, a tutt’oggi il suo progetto più ambizioso. Se dopo la lavorazione di The Last Days of Disco la carriera di Stillman entrò in una stasi preoccupante, tra il successivo e assai sottostimato Damsels in Distress e questo Amore e inganni trascorrono “appena” cinque anni, anche se per trovare i fondi necessari a finanziarlo il regista statunitense ha dovuto abbandonare la madrepatria e attraversare l’oceano. Ma dopotutto la Austen è un’autrice in tutto e per tutto figlia del Vecchio Continente.

Anche molti tra i cultori più appassionati della scrittrice di Ragione e sentimento faticherebbero a rintracciare nella memoria brandelli di Lady Susan, opera giovanile che la Austen non trovò più convincente negli anni a venire, evitando in vita di darla alle stampe. Recuperata postuma, come anche L’abbazia di Northanger e Persuasione, Lady Susan presenta l’anomalia di essere un racconto epistolare, del tutto distante dalla terza persona dominante che rappresenterà uno dei tratti distintivi della scrittura della Austen. Un vezzo pre-romantico che nella seconda metà del Settecento raggiunge l’apice del suo sviluppo grazie ai lavori di Rousseau, Laclos e Goethe,ma che nei primi anni del secolo successivo appare già “vecchio”, nonostante uno dei massimi capolavori della letteratura gotica ne sfrutti con intelligenza la struttura (Frankenstein ovvero il moderno Prometeo di Mary Shelley, pubblicato nel 1818, quando la Austen è morta da oltre un anno).
Ancor più inadatto appare al cinema, lo schema narrativo del romanzo epistolare: anche per questo Stillman lo rifugge subito, eliminando qualsiasi riferimento ma lasciando che in Amore e inganni proliferino le lettere scritte da qualcuno a qualcun altro. Lettere che vengono lettere da chi non dovrebbe sapere nulla, lettere minacciose, accusatorie, blandenti, lettere in bella e in pessima grafia, lettere accorate e fredde. Lettere. All’assertività della missiva Stillman preferisce però la polifonia degli sguardi: il cicaleccio querulo che accompagna ogni singola azione dei protagonisti di Amore e inganni crea un conflitto a distanza tra i personaggi. Tutto viene discusso, ma nulla o quasi supera la soglia delle stanze nelle quali i personaggi si stanno dando al dialogo, e spesso alla delazione.

Ne viene fuori un film che sembra parlare direttamente a The Last Days of Disco: anche qui, come nel film del 1998, l’intento è quello di mandare all’aria il castello di carte edificato da una società viziata, arrivista e profondamente reazionaria. Anche qui, l’arma utilizzata per svelare le ipocrisie è la commedia di parola, dominata da dialoghi fittizi. Impossibile poi non trovare una stretta parentela tra i due personaggi interpretati da Kate Beckinsale, la Charlotte Pingress di The Last Days of Disco e Lady Susan; entrambe frivole, dotate di un’astuzia che supera di gran lunga quella dei suoi amici e parenti, del tutto disinteressata ad altro che non sia il benessere personale. Stillman le guarda con un disprezzo che non riesce a nascondere la malcelata invidia, e ne ammira la risolutezza al di là di ogni giudizio possibile. Quel che veramente viene visto con il dovuto sdegno è un mondo aristocratico e cadente, già morto, costretto per l’eseguità delle persone che ne fanno parte a riprodursi al suo interno creando nuove generazioni sempre più mostruose, come dimostra sir James Martin, beota e ingenuotto eppure appetibile da tutte le donzelle senza marito, vista la sua sconfinata ricchezza.
Amore e inganni è una commedia dal ritmo incessante – grazie anche all’utilizzo mai banale della colonna sonora che mescola creazioni ex-novo a composizioni d’epoca – e dalla scrittura brillante, oltre che ben recitato. Basterà a donare la meritata visibilità a un regista ancora quasi completamente ignorato?

Info
Il trailer di Amore e inganni.
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