Orgoglio e pregiudizio

Orgoglio e pregiudizio

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L’ultima trasposizione cinematografica di Orgoglio e pregiudizio sembra quasi rifiutare la sua naturale collocazione e i suoi reali punti di forza: la nuova Elizabeth esce dalle soffocanti mura domestiche, oscura i genitori, è ancora più rivoluzionaria. Troppo peso sulle spalle della esile Knightley.

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L’arrivo dei ricchi e piacenti Bingley e Darcy crea scompiglio nel villaggio di Longbourne e mette in moto le trame della Signora Bennet, irrefrenabile procacciatrice di buoni partiti per le proprie figlie. Differenze di ceto e sciocche questioni di orgoglio ingarbuglieranno le trame amorose… [sinossi]

Keira Knightley è una splendida ragazza. Magari troppo magra, dicono alcuni, ma con un volto e un sorriso da togliere il fiato. La bella Keira sta facendo strada: era partita con Sognando Beckham di Gurinder Chadha, filmetto baciato dalla buona sorte, si era ritagliata un piccolo ma significativo ruolo nel divertente Love Actually di Richard Curtis – chi non si sarebbe innamorato di quella splendida sposina, del suo sorriso, dei suoi occhi – e poi si era definitivamente aggrappata al carrozzone dei blockbuster con il modesto King Arthur di Antoine Fuqua e lo spassoso La maledizione della prima luna di Gore Verbinski. Ora la consacrazione con Orgoglio e pregiudizio di Joe Wright e con la nomination all’Oscar. È nata (è stata creata) una stella. Ma non tutto luccica meravigliosamente: nonostante l’impegno profuso, fatto di occhi sgranati e splendidi sorrisi, faccine tristi ed energia sprizzante, la giovane Knightley rimane un’attrice promettente ma non ancora (e forse mai) all’altezza di certi ruoli. I membri dell’Academy, sempre molto attenti alle logiche commerciali, sono stati fin troppo generosi: c’erano ben altri nomi da prendere in considerazione, da Naomi Watts a Kirsten Dunst e Kate Winslet, tanto per rimanere nel paniere anglo-americano (inutile sperare in uno sguardo più ampio e illuminato).

Il romanzo di Jane Austen torna sul grande schermo dopo sessantacinque anni, dopo la splendida e frizzante versione di Robert Z. Leonard, dopo le magistrali interpretazioni di Laurence Olivier e Greer Garson. Il confronto tra le due pellicole è praticamente improponibile: troppo talento nella trasposizione cinematografica del 1940, protagonisti un po’ acerbi nella versione odierna.
Eppure le ambizioni di Joe Wright e soci erano alte: una confezione pregevole, un cast con nomi di richiamo, la voglia di aggiornare il capolavoro della scrittrice inglese. Basta guardare le location per rendersi conto della portata dell’operazione: da Basildon Park, tenuta palladiana del diciottesimo secolo, all’imponente Chatsworth House, la più grande dimora di campagna dell’Inghilterra. Ma proprio tutto questo sfoggio di parchi e nobili tenute finisce per snaturare il romanzo, stemperando la verve irresistibile e annacquando il ritratto sociale. Wright immerge la protagonista in paesaggi da cartolina, tra primi albori brumosi e travolgenti tramonti, e incornicia il suo splendido volto in ogni momento, riuscendo a esaltarne la bellezza: ma non dovrebbe essere questo il fulcro della vicenda.

Un afflato romantico percorre ogni minuto di Orgoglio e pregiudizio e spesso i toni si fanno drammatici (delle isteriche sorelle minori meglio tacere): nemmeno questa dovrebbe essere la chiave di lettura dell’opera della Austen. Ed è proprio la prima sequenza a evidenziare chiaramente le intenzioni del regista e della sceneggiatrice Deborah Moggach: un paesaggio, la macchina da presa che segue incessantemente Elizabeth (Keira Knightley, ovviamente) e uno dei famosi e brillanti dialoghi tra i coniugi Bennet (Donald Sutherland e Brenda Blethyn) assaporato di sfuggita, relegato dietro una finestra, messo in secondo piano. L’ultima trasposizione cinematografica di Orgoglio e pregiudizio sembra quasi rifiutare la sua naturale collocazione e i suoi reali punti di forza: la nuova Elizabeth esce dalle soffocanti mura domestiche, oscura i genitori, è ancora più “rivoluzionaria”. Troppo peso sulle spalle della esile Knightley.

Chiaramente, con tale testo di partenza, il film è godibile. Ma la materia a disposizione non è stata, nonostante le buonissime intenzioni, plasmata a dovere. Da citare la convincente sequenza della prima dichiarazione di Darcy (un Matthew Macfayden non proprio memorabile): forse i toni sono troppo accesi ma la tensione erotica è palpabile (il lato squisitamente tecnico – fotografia, montaggio e via discorrendo – sia in questa scena che in tutto il lungometraggio non si discute).
Per chi volesse godere pienamente delle “avventure amorose” della famiglia Bennet si consiglia una sana lettura e/o la visione del già citato adattamento di Robert Z. Leonard.

Info
Orgoglio e pregiudizio sul sito della Universal.
Il trailer originale di Orgoglio e pregiudizio.
Orgoglio e pregiudizio su facebook.
Il sito inglese di Orgoglio e pregiudizio.
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