No. 7 Cherry Lane

No. 7 Cherry Lane

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Prima sortita di Yonfan nell’animazione, No.7 Cherry Lane è un film affascinante ed estenuante, programmaticamente prolisso, ricco di slanci creativi ed evidenti limiti grafici, in primis un utilizzo rivedibile della computer grafica. Nostalgico, sentimentale, molto personale, No.7 Cherry Lane ha il merito di smuovere le placide acque del concorso veneziano e di regalarci una parte finale struggente e visivamente significativa.

À la recherche du temps perdu

Negli anni Sessanta, mentre si definisce uno stile di vita materialistico, a Hong Kong emergono anche correnti alternative. Ziming è uno studente dell’Università di Hong Kong combattuto tra i sentimenti che nutre per la signora Yu, una madre in autoesilio da Taiwan negli anni del Terrore Bianco, e la sua bellissima figlia Meiling. Ziming porta la signora Yu a vedere diversi film e, attraverso i momenti magici catturati sul grande schermo, si fanno strada passioni proibite. L’arco temporale coincide con gli eventi turbolenti vissuti a Hong Kong nel 1967. [sinossi – labiennale.org]
Solo attraverso questa forma d’arte
posso trasmettere il mio sentimento di
desolazione nello splendore. – Yonfan

1967. 1997. 2047. Tra passato e futuro, la storia di Hong Kong ha date precise, spartiacque decisi da tempo, epocali cambiamenti messi nero su bianco. Eppure, vista da lontano, Hong Kong sembra sempre la stessa, persino quando è presa in prestito e rielaborata dalle visioni future di Blade Runner. Città quasi monolitica, caotica, brulicante, Hong Kong trasuda cinema, lo crea e lo produce, lo vive, lo declina in qualsiasi genere, dai polizieschi di Johnnie To alle commedie di Miriam Yeung, fino alle pastellose animazioni di McDull.
Hong Kong e i suoi destini politici e culturali sono ovviamente il centro gravitazionale del melodramma sentimentale No.7 Cherry Lane, che qualche punto in comune col pacioso maialino di Toe Yuen ce l’ha, in primis la scelta della computer grafica e il suo utilizzo che volutamente contrasta con la caratterizzazione estetica dei personaggi, coi preziosismi metacinematografici e onirici.

È nostalgico e romantico No.7 Cherry Lane. È anche un affresco storico e politico, certo, ma è soprattutto un film sul rimpianto, l’addio a un’epoca oramai lontana, più elegante e raffinata. Una sorta di Belle Époque di Hong Kong, del cinema, della vita. In questo senso, quantomeno sul piano teorico, il contrasto tra le asprezze di alcuni fondali in computer grafica e il patinato character design è significativo, calzante. Allo stesso modo, la totale adesione allo spirito descrittivo e prolisso del capolavoro proustiano è coerente, funzionale.
In entrambi i casi, purtroppo, la messa in opera di questi due punti di partenza appare ben presto zoppicante. L’eleganza dei personaggi, al pari delle loro rallentate movenze, è una coperta troppo corta che non può mascherare i limiti tecnici, a partire da una mancanza di fluidità che solo in parte sembra voluta – il ricercato contrasto tra la tridimensionalità della CGI e le sinuose silhouette richiama alla mente pellicole di ben altro spessore tecnico e artistico, come Metropolis di Rintarō o The Sky Crawlers di Mamoru Oshii, e il confronto è castrante. Ai limiti dell’animazione, comprensibili per più motivi, si somma però la dilatazione narrativa, portata all’eccesso. Tra l’altro, nell’inseguire e citare ripetutamente À la recherche du temps perdu, Yonfan sembra quasi non fidarsi del suo stesso impianto narrativo, mettendo ripetutamente le mani avanti. Descrittivo e prolisso è una premessa che è sottolineata e inevitabilmente appesantita dall’onnipresente, ingombrante e didascalica voce narrante. Un fardello narrativo fin troppo pesante, superfluo, che poteva essere sfrondato senza perdere l’afflato nostalgico o depotenziare la raffinatezza delle citazioni letterarie e cinematografiche – citazioni tra l’altro sovrabbondanti e non sempre necessarie, come il richiamo a Il laureato (1967) di Mike Nichols, con la sua specularità già così evidente.

Svanita la voce narrante, No.7 Cherry Lane prende quota. Le suggestioni proustiane lasciano spazio a un ritmo trattenuto ma più denso, sostenuto da scelte grafiche più vivaci (l’ispirata sequenza di Meiling tra gli scontri e le macerie delle storiche rivolte di Hong Kong del 1967). La regia e l’animazione di Yonfan s’innalzano fino alla vorticosa sequenza del porto, tra verità rivelate, amori impossibili e deflagrazioni cromatiche. Meiling diventa finalmente bellissima, metafora di quello che è stato e non sarà. Quasi un altro film, come lo stesso Yonfan aveva anticipato, parlando nella sua presentazione cartacea di ingredienti contraddittori.
A No.7 Cherry Lane non mancano certo le buone intenzioni, al pari delle idee e degli intenti, chiari e chiariti. Manca però un equilibrio tra le parti, tra le ispirazioni proustiane e il racconto del triangolo amoroso e dei destini di Hong Kong; tra le varie tecniche animate, non sempre all’altezza delle ambizioni di Yonfan. Un primo passo interessante, ma anche estenuante, nel mondo dell’animazione.

Info
Il trailer di No. 7 Cherry Lane.
La scheda di No. 7 Cherry Lane sul sito della Biennale.
Il sito ufficiale di No. 7 Cherry Lane.

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