Futur Drei

Futur Drei

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Film di chiusura del Sicilia Queer Filmfest 2021, Futur Drei rappresenta l’esordio alla regia di un lungometraggio di finzione per Faraz Shariat, che gli è valso il Teddy Award alla Berlinale 2020. Un’opera incentrata sulla doppia condizione di straniero e di omosessuale nella società tedesca di oggi, apertissima per certi versi ma non altrettanto per altri.

I sognatori persiani

Parvis è un giovane di origini iraniane che vive ad Hannover. Fa da interprete ai rifugiati di una struttura cittadina, dove incontra Amon che comincia a frequentare, insieme alla sorella Bana. Mentre tra i due inizia una relazione tortuosa, la ragazza scopre che non le sarà concesso rimanere in Germania. [sinossi]

Un delicato coming of age di un ragazzo, nella duplice accettazione della sua identità di genere e di quella etnica. Così è Futur Drei (a volte ancora indicato con il titolo originario Wir, poi sostituito, mentre quello internazionale in inglese è No Hard Feelings), il film di chiusura del Sicilia Queer Filmfest 2021, già vincitore del Teddy Award alla Berlinale 2020, esordio per il grande schermo di Faraz Shariat, regista nato a Colonia da una famiglia immigrata dall’Iran. Protagonista del film è Parvis, omosessuale, di origine iraniana, che vive in Germania dove l’omofobia rappresenta un problema superato, ma non nella comunità di immigrati o stranieri di prima generazione che inizia a frequentare. Scoperta la sua relazione con Amon verrà preso a botte, insieme al compagno, dai ragazzi di quel centro per immigrati, portatori di valori virili e di uno spirito cameratesco squallido. Parvis deve così fare i conti con una duplice diversità e con la condizione di diverso tra i diversi. Ha i capelli tinti, di colore biondo, forse proprio per annullare la carnagione scura, la connotazione della sua origine persiana. Segue il mito di Sailor Moon, da cui si traveste a una festa, così come faceva da bambino, come si vede in un homemovie che lo riprende. Si sente di essere tante cose diverse, parla in inglese se incontra un altro immigrato, come racconta a quei suoi nuovi amici, Amon e Bana. Parvis è presentato nel film in una duplice scena di compleanno. La prima nel locale dove va a ballare e cercare partner sessuali, la seconda in famiglia, nella festa cui partecipa tutta una comunità di origine straniera, benestante, che si ritrova per mantenere le proprie tradizioni, di danze e musiche.

Futur Drei è una riflessione del regista sulle differenti ondate migratorie in Germania, sul mutato atteggiamento di integrazione del paese, sull’abisso che separa gli stranieri di prima, da quelli di seconda generazione. I genitori di Parvis all’epoca avevano trovato lavoro tramite un’agenzia di collocamento una volta immigrati; hanno lavorato sodo per riuscire ad aprire un piccolo supermercato. Hanno assimilato anche la mentalità aperta, a differenza dei ragazzi immigrati del centro, del paese che li ospita, accettando l’omosessualità del figlio. La madre però sente il richiamo della propria Heimat e anela a un ritorno. Nel film non si parla dei motivi del loro espatrio, si può pensare per il rifiuto della società islamica rigorosa post-rivoluzione, e forse la madre percepisce una graduale riapertura della società iraniana. Parvis invece teme la sharia e chiede alla madre se esista in farsi un termine equivalente a gay, e lei risponde candidamente di sì, che esiste quella parola. Per i nuovi immigrati l’integrazione è più difficile, il rischio di rimpatrio è molto più facile, come si vede nel film, in una società che si professa aperta, ma dove un sottile senso di xenofobia aleggia. I tedeschi del film sono rappresentati dallo squallido datore di lavoro di Bana, che le propone un matrimonio di convenienza per poter mantenere il permesso di soggiorno, e dal ragazzo con cui Parvis ha un rapporto occasional, e che gli rivela essere stata la sua prima volta, non intendendo certamente con un altro uomo ma con un “tipo etnico”, come lo definisce. La differenza poi tra immigrati di seconda e prima generazione sta anche nel modo differente di vivere la propria omosessualità. Parvis è gay dichiarato, Amon lo è in incognito: basta vedere le due reazioni, il diverso pudore, quando vengono scoperti dal padre.

Le due coordinate della vita di Parvis sono sempre messe in relazione e a confronto. Quando conosce Amon, e scoprono di essere entrambi di origine iraniana, il secondo gli dice che ci sono tante persone «come noi», alludendo tanto all’appartenenza etnica quanto, più sottilmente, a quella di genere. La loro relazione sarà appassionata proprio perché nata spontaneamente, trasgressivamente in un contesto ostile, a differenza del sesso facile, scontato, che Parvis recupera nei locali o via app di incontri. Il nucleo che si crea, il triangolo di amicizia e complicità anche morbosa, tra Parvis, Amon e Bana è quello di un gruppo di reietti, rifiutati per un motivo o per l’altro, che trovandosi sentono che il mondo appartenga loro. In un momento iniziale i due fratelli si chiedono a chi dei due piaccia quel loro nuovo amico, mentre lei sta sensualmente massaggiando lui coi piedi, camminandogli sopra la schiena nuda. Parvis, Amon e Bana sono come i protagonisti di The Dreamers, o come quelli di Jules e Jim. Come questi ultimi, hanno giocato con le sorgenti della vita e hanno perso. E stavolta per le ottuse leggi sull’immigrazione.

Info
La scheda di Futur Drei sul sito del Sicilia Queer FilmFest.

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