Zalava

Zalava

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Demoni, superstizione, l’autorità costituita che cerca di scardinare vetuste credenze e la scienza in mezzo, a tentare una (impossibile) mediazione. Zalava dell’esordiente Arsalan Amiri, in concorso alla Settimana Internazionale della Critica 2021, è cinema con un animo da B-movie e una cura dei dettagli di primo livello, che situa nel recente passato un Iran immutabile, tragico e ridicolo allo stesso tempo.

Gambizzare per esorcizzare

1978, gli abitanti di un piccolo villaggio chiamato Zalava sono convinti che un demone sia tra loro. Un giovane sergente che indaga sul caso decide di arrestare l’esorcista che tenta di scacciare il demone dal villaggio. Ma improvvisamente si ritroverà bloccato in una casa maledetta con la sua amante, e gli abitanti del villaggio li crederanno entrambi posseduti. [sinossi]

Piccolo gioiello che unisce l’approccio di genere all’afflato politico a cui generalmente si riconduce, nella mente di ogni cinefilo, il miglior cinema proveniente dall’Iran, Zalava di Arsalan Amiri è stato selezionato per il concorso dalla 36ma Settimana Internazionale della Critica. Come nel Django Unchained di Quentin Tarantino, il film è ambientato poco prima di un evento deflagrante universalmente noto anche a chi non si occupa in maniera approfondita della storia del Paese: lì la guerra civile di secessione, qui la rivoluzione khomeinista. L’umore profondo di un Paese è sempre situato nel suo entroterra e nella sua provincia, terre lontane dalle capitali e dai centri culturali, e qui il messaggio è ben chiaro: la repubblica islamica sciita avrebbe trovato terreno fertile nel suo soppiantare la monarchia. Amiri lo dice usando la figura del Jinn, un demone coranico situato tra il mondo angelico e l’umanità, con carattere maligno (anche il genio della lampada di Aladino ha questa origine, pur nella sua versione “bonaria”). Il demone può infestare corpi, uccidere armenti, prosciugare falde acquifere, e si può combattere in due modi: o tramite un esorcista, o sparando il posseduto alle gambe, facendo scaturire dall’arto un fiotto di sangue “salvifico”. Singolare come la gambizzazione rappresenti una punizione, severa ma non mortale, per culture così diverse come quella islamica e alcuni esempi di terrorismo politico europeo, tra cui le nostre BR; sulla considerazione educativa di questa pratica verso chi devia da una presunta ortodossia si potrebbe riflettere a lungo.

Usando un eccesso di adrenalina nel sangue dei residenti come spiegazione (pseudo)scientifica, gli abitanti di Zalava si muovono in maniera goffa e spiritata con effetti da commedia slapstick. Ecco un altro genere ad aggiungersi al pastiche, dopo l’horror demoniaco. A questi possiamo ancora assommare la commedia amorosa con spunti da “soap” nel rapporto tra il sergente di polizia e la dottoressa e, come già accennato, il film politico d’impegno sociale che, avendo una serie di topoi e tematiche ben delineati, chi scrive considera come un vero e proprio genere. L’equilibrio tra tutti questi elementi, che a volte deraglia ma per la maggior parte del minutaggio è tenuto strettamente in pugno dal meccanismo narrativo, è il primo punto di forza dell’opera. La (non) rappresentazione visiva del demone è il secondo, un brillante adattamento, con echi tourneuriani, all’evidente esiguità di budget concessa alla produzione. Il film inizia sul primo piano di una giovane, sguardo terrorizzato verso la quarta parete, verso di noi; per l’intera durata il confine tra il soprannaturale e la suggestione rimarrà sempre inespresso, senza spiegazione, a volte un indizio sposta l’attenzione da una parte ma immediatamente dopo qualcosa ci riporta dall’altra. A decidere è lo spettatore, le sue credenze, la sua cultura, un cinema che interroga e non afferma.

Nel conflitto tra l’autorità dello Stato, che rappresenta la razionalità materialista ancora per poco tempo, e il folklore popolare s’innesta la scienza, incarnata da una dottoressa trasferitasi nella cittadina per occupare l’unico presidio sanitario in una vasta area desolata. Donna non per caso, combattente di una battaglia che tutte le donne stanno per perdere, ma decisa a compiere una mediazione, conscia che l’irrigidirsi sulle proprie posizioni non porti a nulla e sia deleterio per l’unica causa che conti davvero, la salute pubblica, fisica e mentale. Se si ha contezza dell’andamento della Storia, non ci sono troppi dubbi sul risultato e sulla destinazione di questa lotta contro i mulini a vento. Ultima annotazione per il barattolo di vetro che potrebbe, o no, contenere il demone, porzione di spazio chiusa ma il cui interno, vuoto, è completamente visibile. Nel barattolo non c’è nulla, ma la forza della suggestione è tale che perfino il laico sergente, in una notte di tregenda, prova terrore al solo avvicinarvisi: semplice ed efficacissima rappresentazione grafica del potere opprimente e coercitivo di ogni fondamentalismo religioso.

Info
Zalava sul sito della SIC.

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