Escape from Mogadishu

Escape from Mogadishu

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Presentato al Far East Film Festival 2022, Escape from Mogadishu è un blockbuster che affonda a piene mani in un episodio significativo della storia delle due Coree: commedia, dramma e azione al servizio di un lento processo di riavvicinamento politico che l’industria cinematografica sudcoreana cerca da molti anni di stimolare e accelerare.

Secret Reunion

Tratto da una storia vera, Escape from Mogadishu è ambientato in Somalia alla fine del 1991, quando l’ambasciatore Han Shin-sung e il suo ristretto staff dell’ambasciata sudcoreana stanno freneticamente cercando di conquistarsi l’appoggio del corrotto regime di Siad Barre, facendo del loro meglio con le poche risorse a disposizione. I loro acerrimi nemici dell’ambasciata nordcoreana, che sono attivi in Africa da decenni, sono però in grado di anticipare e bloccare agevolmente ogni loro mossa. Tuttavia, un giorno di dicembre le forze ribelli prendono d’assalto la città… [sinossi – FEFF]

Facciamo qualche passo indietro. Nel 2017 usciva nelle sale sudcoreane A Taxi Driver di Jang Hun: un trionfo al botteghino, una serie di successi anche a livello internazionale e un nuovo tassello narrativo e produttivo nella lodevole ricostruzione della storia sudcoreana sul grande schermo. A differenza di tante altre pellicole precedenti, A Taxi Driver sposava pienamente la commedia e le potenzialità comiche del protagonista (il sempre ottimo Song Kang-ho), disegnando una prima parte spensierata e ridanciana, da buddy movie. Finito il viaggio, arrivati a Gwangju, il film di Jang diventava altro, aderiva dolorosamente alla Storia e ripercorreva, tra dramma e azione (si veda l’inseguimento del taxi), una delle pagine più buie della dittatura sudcoreana. Insomma, una declinazione smaccatamente mainstream di un tema delicatissimo e altamente rischioso: l’operazione, pur non priva di crepe, funzionava sullo schermo, al box office e anche nei suoi intenti divulgativi e storico-politici. Con un dosaggio diverso ma non dissimile di comico, drammatico e action, Escape from Mogadishu ripercorre la strada tracciata da Jang: raccontare un episodio chiave della storia coreana (in questo caso del Nord e del Sud) attraverso i rodati meccanismi, i mezzi e i volti del cinema mainstream. Escape from Mogadishu è infatti, a tutti gli effetti, un blockbuster.

Complessivamente meno efficace di A Taxi Driver, Escape from Mogadishu conferma due importanti direttrici dell’industria sudcoreana: da un lato, la voglia e la necessità di tornare a una fase storica complessa e spesso tragica con uno sguardo equilibrato, analitico, ma anche ampiamente divulgativo e sostenuto da budget, qualità tecnica e artistica, idee; dall’altra, spargere ai quattro venti il seme della riunificazione, mostrando agli spettatori sudcoreani l’umanità e il valore dei nordcoreani, strizzando l’occhio a Pyongyang. Un lungo discorso che con la new wave sudcoreana si è intensificato e, nei mezzi a disposizione, decisamente rafforzato – si vedano, ad esempio, altri film di Jang come Secret Reunion e il blockbuster bellico The Front Line.

Ancor più popolare e commerciale di Jang, Ryoo Seung-wan è una certezza sul piano action: la sequenza della fuga finale con le macchine rinforzate da libri e tavole di legno è impeccabile, adrenalinica, coinvolgente. A stonare, semmai, sono i siparietti comici, alcuni personaggi di contorno e una certa schematicità narrativa. Peccati in fin dei conti veniali per una pellicola che è per sua natura destinata a una larghissima fetta di pubblico: maggior incasso coreano della stagione, Escape from Mogadishu non aggiunge molto alla Storia e alla Politica, ma ribadisce alcuni concetti con forza. Una forza che è prima di tutto economica, di mezzi a disposizione, nonché di talento – oltre a Ryoo, anche se pleonastico, sottolineiamo le performance degli attori principali, in particolare Kim Yoon-seok (The Chaser), Jo In-sung (A Dirty Carnival) e il caratterista di lungo corso Huh Joon-ho. Operazione consapevole fin dall’incipit furbescamente citazionista, con il consigliere Kang alla prese con un simpatico e invadente tassista. La Storia che (non) si ripete.

Info
La scheda di Escape from Mogadishu sul sito del FEFF.

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