The Other Side

Gli svedesi Tord Danielsson e Oskar Mellander esordiscono alla regia cinematografica con The Other Side, un horror che guarda dalle parti della saga di The Conjuring (con vari ammiccamenti a L’esorcista) per ragionare una volta di più sul senso di colpa e sulla paura di essere genitori. Molta professionalità, pochissime idee.

Nuove case, nuovi incubi

La storia di Shirin, una ragazza che si trasferisce in una piccola città per iniziare una nuova vita insieme al suo fidanzato Fredrik e a suo figlio di cinque anni. [sinossi]

Sono trascorsi un anno e otto mesi da quando Andra sidan (questo il titolo originale di The Other Side, che invece a livello internazionale è conosciuto come The Evil Next Door, che almeno conserva un minimo di autoironia) è uscito in Svezia, la sua nazione d’origine. Un anno e otto mesi durante i quali il film, pur trovando distribuzione in giro per il mondo, non ha certo fatto parlare molto di sé. Verrebbe da chiedersi dunque perché mai Bim Distribuzione, per di più potendo contare su uno dei cataloghi più interessanti costruiti nel corso dei decenni – merito di Valerio De Paolis che la fondò nel 1983 per poi abbandonarla nel 2014, quando fondò Cinema e la Bim era oramai quasi interamente di Wild Bunch –, abbia deciso di portare in sala un’opera di genere per la quale non si può contare nemmeno su un tam tam mediatico. Certo, nell’estate culturale italiana oramai l’horror ha assunto un valore sempre più centrale, quasi un passaggio obbligato, ed è vero che in questo 2022 per ora non ce n’era stata quasi traccia (il 23 giugno sarà la volta di Black Phone, l’atteso ritorno alla regia di Scott Derrickson), ma l’impressione è che ripescando l’opera prima dei due svedesi Tord Danielsson e Oskar Mellander si sia andati a raschiare il fondo del barile. Sia subito specificato, The Other Side non manca di professionalità: la messa in scena è educata, il ritmo non viene quasi mai meno, tutti i comparti produttivi – dalla fotografia al montaggio, fino al sonoro – hanno perfetta consapevolezza di ciò che stanno facendo, e del perché. Così chi sentisse la necessità di trascorrere un’ora e novanta al buio, provando a intermittenza qualche brivido sulla schiena e soprattutto saltando a comando tutte le volte che i due registi estraggono dal cilindro un cosiddetto jumpscare, ha trovato il film che fa per lui. Il problema è che non si può pretendere niente più di questo.

In fase di promozione la Bim ha citato, per solleticare l’attenzione del pubblico, Babadook di Jennifer Kent. Il perché è facilmente intuibile, visto che The Other Side ruota tutto attorno a una donna che, costretta da sola in casa con un bambino, inizia a pensare che oltre a lei e all’infante ci sia nella magione anche qualche presenza non troppo benevola. Ma se il film della Kent ragionava sul concetto di immaginario per aprire una via possibile a un racconto che mettesse in scena il genere per raccontare l’elaborazione forse impossibile del lutto, Danielsson e Mellander non si perdono in giri di parole e mettono da subito in chiaro un concetto basilare: niente psicologismi di sorta, nessuna speculazione possibile, nella casa in cui si sono trasferiti Shirin e Frederik col di lui pargolo di cinque anni le presenze ci sono, eccome se ci sono. Fatta questa netta scelta di campo, ai due registi non resta altro se non portarla avanti a rotta di collo. Se sotto il profilo del ritmo questo non comporta problemi, anche perché intelligentemente si è deciso di restare nella canonica ora e mezza di durata – una boccata d’ossigeno, questa, in un periodo nel quale sembra che non si possa ambire a narrazioni sotto le due ore –, le assi dell’immaginario scricchiolano fin da subito. I due registi si attestano dalle parti della saga di The Conjuring, muovendo ripetutamente la macchina da presa verso gli angoli bui della casa, osservando dall’alto la situazione, quasi cercassero di cogliere in fallo loro per primi i protagonisti della vicenda. A latitare completamente è però l’ispirazione: The Other Side manca in modo così plateale di idee da dover saccheggiare tutti i classici del genere, a partire addirittura da ben più di un ammiccamento a L’esorcista. Ma se per Friedkin ragionare sulla possessione significava discutere di fede, di progresso, di corpo umano antico e moderno, qui l’unico interesse sembra quello per il sobbalzo, per il colpo a sorpresa, per il babau dietro l’angolo, dietro la porta chiusa, sotto il letto. E allora, al di là di qualche occasionale momento in cui si desidera “non vedere”, ci si dimentica ben presto dei tormenti della giovane Shirin, della maledizione che appesta la casa, della sorte del bimbo, e si resta a fissare lo schermo in modo quasi catatonico. Forse è questo il vero horror.

Info
Il trailer di The Other Side.

  • The-other-side-2020-tord-danielsson-oskar-mellander-01.jpg
  • The-other-side-2020-tord-danielsson-oskar-mellander-02.jpg
  • The-other-side-2020-tord-danielsson-oskar-mellander-03.jpg

Articoli correlati

Array
  • In sala

    Annabelle 3 recensioneAnnabelle 3

    di Nuova incarnazione dell’inquietante bambola posseduta, Annabelle 3 è il capitolo della saga che segna l’esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore Gary Dauberman: ma il risultato è solo un luna park di orrori.
  • In sala

    La Llorona - Le lacrime del male RecensioneLa Llorona – Le lacrime del male

    di Tentativo di trattare una figura affascinante, La Llorona - Le lacrime del male offre la sua giusta dose di spaventi, ma non sfrutta al meglio le potenzialità del suo tema.
  • In sala

    Lights Out

    di Nell’horror Lights Out, David F. Sandberg prova ad estendere l’idea di un suo apprezzato cortometraggio alle dimensioni del lungo: ma la qualità della scrittura, approssimativa, pregiudica il risultato finale.
  • Archivio

    The Conjuring il caso Enfield RecensioneThe Conjuring – Il caso Enfield

    di Realtà e soprannaturale si fondono nel secondo capitolo di un franchise che non ha esaurito il suo fascino e gioca con classe e arguzia tutte le sue carte.
  • Archivio

    Babadook RecensioneBabadook

    di L'esordio alla regia dell'australiana Jennifer Kent è un horror familiare intelligente e non privo di sorprese. In concorso a Torino 2014 e ora in sala.
  • Archivio

    Annabelle

    di Un valido spunto di partenza e alcune scene realmente terrificanti riescono a motivare la visione di Annabelle, per quanto alcune incertezze di scrittura smorzino gradualmente l’entusiasmo per l’horror diretto da John R. Leonetti, indebolito peraltro da un finale incolore.
  • Archivio

    L'esorcista RecensioneL’esorcista

    di L'esorcista di William Friedkin torna in sala. Uno dei massimi capolavori del cinema horror mondiale rivive dunque sul grande schermo, per appassionare e terrorizzare nuove generazioni di adepti.