What’s Love?

What’s Love?

di

Ritorno alla regia di lungometraggio cinematografico per Shekhar Kapur a distanza di ben quindici anni dal suo ultimo film, What’s Love? è una rom com multietnica che sembra voler scartare dalle convenzioni sull’onda di un generale spirito cinico e disincantato. Ma alla fine i richiami dei sentimenti più classici vincono su tutto. Con Lily James ed Emma Thompson. Alla Festa del Cinema di Roma in Grand Public.

Gli ultimi romantici

Londra, oggi. Inossidabile single, la trentenne Zoe è amica da sempre di Kazim, figlio dei vicini di casa pakistani. Suo coetaneo, Kazim decide di sposarsi con il tradizionale metodo del matrimonio combinato, suscitando grande sorpresa in Zoe, che propone di realizzare un documentario sulle fasi salienti del matrimonio dell’amico. Tra viaggi in Pakistan per conoscere la futura moglie e solitudini metropolitane, gli esiti saranno imprevedibili (?)… [sinossi]

Almeno dagli anni Novanta in poi, in ambito di rom com i britannici sembrano avere più smalto e scaltrezza rispetto agli omologhi americani. Le sceneggiature sono spesso più brillanti, i dialoghi sono più curati, i momenti di umorismo sono più sapidi e penetranti. È un po’ anche il caso di What’s Love Got To Do With It? (per la distribuzione in sala il titolo viene ridotto al solo What’s Love?), presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, che vede il ritorno alla regia di un lungometraggio cinematografico dell’apprezzato Shekhar Kapur a distanza di ben quindici anni da Elizabeth: The Golden Age. È un ritorno anche sorprendente, sensibilmente diverso dallo stile e dalle opere alle quali Kapur si era dedicato fino a oggi. Indiano adottato dalla cinematografia britannica, Kapur si è fatto apprezzare infatti, anche in ambito di Oscar, per sontuose ricostruzioni storiche, in particolare nel dittico dedicato alla regina Elisabetta I d’Inghilterra che per primo, a partire dal 1998, ha dato popolarità mondiale a Cate Blanchett. Stavolta Kapur propone una pura rom com, dall’orizzonte produttivo decisamente più ristretto, piegato appena verso l’eccentrico (ma non certo verso l’inedito) nel proporre un racconto multietnico. Del resto è un tema che si attaglia perfettamente alla realtà sociale del Regno Unito, dove almeno fino alla Brexit il melting pot culturale costituiva un valore aggiunto per un’intera nazione. Non è l’India di Kapur a costituire la doppia natura etnica di What’s Love?, bensì il Pakistan, che tuttavia è restituito nel racconto tramite parentesi coreografiche non troppo lontane dalle modalità e dai colori di Bollywood. Protagonista femminile del film è la Lily James salita agli onori internazionali con la serie televisiva Downton Abbey, che nei panni di Zoe incarna una tipica thirtysomething indipendente, creativa e scarsamente propensa a duraturi legami sentimentali. Non li vuole, tutta presa dalla sua carriera di filmmaker, ma al contempo soffre ogni tanto la solitudine, alimentata dalle aspettative di una madre eccentrica e invadente, una Emma Thompson rinata sotto la stella della vulcanica commediante – decisamente la migliore fra tutti i protagonisti. La solitaria Zoe è amica fin dall’infanzia del pakistano Kazim, figlio dei vicini di casa che da sempre costituiscono una seconda famiglia per Zoe e sua madre. La sorpresa è grande, dunque, quando il trentenne Kazim decide di sposarsi con l’arcaico metodo del matrimonio combinato, appena rinominato «matrimonio assistito» secondo chiavi moderne e politically correct. Realizzatrice di documentari, Zoe propone di girare un film dal vero sulle fasi salienti del matrimonio di Kazim, e in tale percorso gli esiti avranno svolte imprevedibili. Così almeno si è usi a dire, ma il tutto è in realtà abbastanza prevedibile – siamo in una rom com, del resto.

Quel che di imprevedibile propone la sceneggiatura di Jemima Khan è la cesellatura di dialoghi più curati della media e talvolta pure significanti, con la naturale conseguenza di dare forma a personaggi più credibili e amabili del solito. L’evidente intenzione è quella di tenere la briglia corta, di affidarsi più a un generale e cinico disincanto piuttosto che alle tonalità del rosa a ogni costo. Alcuni leit-motiv narrativi sono francamente divertenti, uno su tutti la sempre più amareggiata Zoe che da single fa da babysitter a figli di amici e racconta loro versioni di fiabe classiche modificate in senso sempre più cupo e senza speranza – alla Biancaneve che morde la mela avvelenata di sua spontanea volontà per suicidarsi esplodono letteralmente, e sinceramente, ampie risate in sala. Intendiamoci, Kapur non risparmia niente nell’ordine del folklore buono per tutti i palati cinematografici, a partire da ampie e colorate coreografie di gruppo, un dazio alle consuetudini di Bollywood la cui assenza manderebbe deluse le aspettative del grande pubblico. Però What’s Love? ha almeno il pregio di giustificare narrativamente tali passaggi obbligati, di inscriverli nel racconto senza forzature, di utilizzarli anzi come motori scatenanti dell’azione. Il settantasettenne Kapur conduce anche un discorso volenteroso su sentimenti e convenzioni sociali, sulla necessità di fuggire dalle finzioni imposte da regole scritte e non scritte. En passant, si cita superficialmente l’inarrivabile Harry, ti presento Sally… (Rob Reiner, 1989), sia nelle testimonianze a due di coppie apparentemente felici sia nel rapporto d’amicizia tra Zoe e Kazim che con il tempo evolve in altro. Altro modello più o meno dichiarato è Il matrimonio del mio migliore amico (P. J. Hogan, 1997), buona commedia anni Novanta con la smagliante coppia Julia Roberts-Rupert Everett, orizzonte narrativo blandamente evocato dal rapporto tra i due amici protagonisti del film di Kapur.

What’s Love? è in sostanza un film piacevole e furbo, che sembra voler scartare dai luoghi comuni (il matrimonio combinato è poi tanto diverso dagli incontri in chat e app? La passione è davvero l’elemento imprescindibile in un rapporto di coppia?) per poi riapprodare nel finale a una consolante e confortevole riaffermazione senza se e senza ma del più classico romanticismo. Il matrimonio combinato può avere i suoi vantaggi, gli incontri in chat non sono da stigmatizzare, ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma in ogni caso non c’è niente di meglio di un sentimento che nasce libero e spontaneo tra due persone, che cresce e matura nel tempo. Va bene tutto, va bene il sesso senza amore, ma vuoi mettere con l’«amore vero». E, per il buon peso, non c’è niente di meglio nemmeno di una totale riconciliazione familiare – un subplot vede la sorella di Kazim ripudiata dalla famiglia per non aver sposato un pakistano. Visto il generale sentimento assai british di cinismo e disincanto, ci saremmo aspettati dunque che Kapur fosse coraggioso fino in fondo, rinunciando pure al lieto fine. A tanto What’s Love? non ci arriva. Vuole comunque garantirsi il suo pubblico. Divertirlo e intrattenerlo, nulla più. Lasciarlo poi uscire dalla sala, totalmente immemore del film nel giro di ventiquattr’ore. Anche sul piano stilistico Kapur si affida a uno stile piano e convenzionale del tutto prostrato alle risorse della sceneggiatura. Qua e là, semmai, nei ricorrenti colori giallo e oro, sembrerebbe che il regista voglia trasformare Londra in un’autunnale New York in linea con le effettive tonalità di Harry, ti presento Sally… Globalmente What’s Love? propone un gradevole gioco al quale si sceglie di stare, giusto per staccare la mente in una parentesi di 108 minuti. Non si tratta certo di una commedia indimenticabile, ma sta comunque sopra la media di quanto il cinema anglosassone di puro consumo produca ultimamente. Un sorriso, e si passa ad altro.

Info
What’s Love? sul sito della Festa di Roma.

  • whats-love-got-to-do-with-it-2022-shekhar-kapur-01.jpg

Articoli correlati

Array
  • Festival

    Roma 2022

    Dopo il settennato di direzione di Antonio Monda, la Festa di Roma 2022 cambia gestione con Paola Malanga. Se questo vorrà significare un cambiamento più profondo nell'anima di questa kermesse che non ha ancora trovato una sua identità, solo il tempo potrà dirlo.
  • FID 2021

    A night of knowing nothing RecensioneA Night of Knowing Nothing

    di Film di chiusura del 32° FIDMarseille, A Night of Knowing Nothing è un'opera militante della giovane filmmaker indiana Payal Kapadia che documenta le proteste degli studenti del suo corso di cinema, contro la deriva autoritaria e nazionalistica del governo Modi.