The Watchers – Loro ti guardano

The Watchers – Loro ti guardano

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Opera prima di Ishana Night Shyamalan, figlia d’arte, The Watchers – Loro ti guardano è un horror\fantasy prismatico che riflette inevitabilmente sull’humus shyamalaniano, sui percorsi creativi di padre e figlia, sui loro meccanismi teorici e pratici nella narrazione del fantastico, sul ruolo di chi guarda (anche il nostro), su repliche perfettibili – umane, disumane, cinematografiche. Derivativo, senza alcun dubbio, anche imperfetto, ma fertile e alquanto interessante.

Wicked Witch of the West

Artista ventottenne con alcune ombre nel suo passato, Mina deve trasportare un parrocchetto dorato in uno zoo nell’ovest del paese. Durante il lungo viaggio in macchina, finita in panne, Mina si perde tra gli sconfinati boschi irlandesi. Dopo aver trovato rifugio in una casa con una grande vetrata, la ragazza scopre che le tre persone che vi abitano sono osservate ogni notte da misteriose creature e che non c’è alcuna possibilità di uscire dal bosco… [sinossi]

Da vicino, lontano, sotto, sopra, dentro, fuori e via discorrendo. Con una continuità quasi simbiotica che è DNA anche artistico, produttivo, industriale, tramandato non solo sul piano fisico e intellettuale, ma anche nella frequentazione e pratica sul set, The Watchers – Loro ti guardano è un meccanismo che svela se stesso, che si smonta da solo e si osserva, invitandoci nel frattempo a guardarlo e analizzarlo da varie angolazioni. Osservati e osservatori, in un rovesciamento di ruoli e di temi che travalica lo schermo e non solo in direzione shyamalaniana.
Anche noi, pubblico, siamo costanti osservatori, voyeur morbosamente attratti fin dall’alba dei tempi dai racconti oscuri, spaventosi, grondanti sangue. Mina guarda un reality, le creature osservano lei e gli altri ospiti della casa attraverso una vetrata che è chiaramente uno schermo: noi siamo idealmente accanto a queste creature che si celano nel buio, metafora della sala cinematografica. Guardiamo, spolpiamo i personaggi, giudichiamo, apprezziamo, ci arrabbiamo. Ma la vetrata panoramica è anche riflettente, replica perfettamente l’immagine di Mina (la mente corre a Bergman e Kon, all’ultimo Haynes, volendo imboccare questo sentiero), diventa scandaglio interiore, superamento dei traumi e dei rimossi, e allora realtà e riflesso forse iniziano a non coincidere più. Ma, tra l’altro, ci fidiamo così tanto di quello che possiamo vedere? Che crediamo tangibile? Sulla replicabilità delle immagini, tema centralissimo della contemporaneità (e ovviamente della settima arte e del suo futuro prossimo, forse già presente), si aprono scenari ancora insondabili, vertiginosi.

Un po’ come il fin troppo bistrattato I racconti di Terramare di Goro Miyazaki o il percorso creativo di Brandon Cronenberg, The Watchers – Loro ti guardano sgorga da fonti paterne ma si pone anche, quasi filologicamente (ma senza il rigore miyazakiano), come guida all’interno di un humus stratificato e come potenziale superamento dello stesso territorio immaginifico. Una copia, certo. Un oggetto derivativo ma anche profondamente teorico, una clonazione in cerca di una via di fuga. E tutto questo è contenuto e illustrato narrativamente nel film di Ishana Night Shyamalan, con i riflessi di questo prisma cinematografico che svelano anche i lati interni, il cuore del meccanismo. Allo stesso modo, il prisma rivela anche le sue debolezze, le racconta, le accetta – le supererà?
In questa storia in bilico tra fantasy e horror, che riecheggia soprattutto i paterni Lady in the Water e The Village (e Bussano alla porta), la componente personale è dominante, i piani di lettura sono molteplici ma mai invasivi. Per varie assonanze, siamo dalle parti di Quella casa nel bosco di Drew Goddard, con forma, contenuto e speculazioni teoriche che viaggiano a braccetto con un sano intrattenimento: si veda, in questo senso, l’incipit secco e crudele, il lavoro sul fuori campo, la costruzione della suspense.

Nel suo riflettere (sul)la poetica paterna, The Watchers – Loro ti guardano sembra persino voler dar spazio sullo schermo a quelli che sembrano i limiti di questa filiazione artistica. Nel gioco delle repliche e delle imperfezioni, dalla cicatrice della gemella ai limiti palesati dalle creature, la poetica di Ishana Night Shyamalan si lega al percorso di Mina, ma anche di Madeline (Olwen Fouéré), alle loro mancanze, alla potenziale perfettibilità, ma anche all’ipotesi di nuove forme. The Watchers – Loro ti guardano nella seconda parte è un film imperfetto, ancor più in un’ottica shyamalaniana: l’atteso twist, marchio di fabbrica più evidente ma anche più difficile da maneggiare, si inceppa, è qui che il film si smarrisce, gira su se stesso, si appesantisce, sottolineando l’ovvio e quindi imboccando la strada dell’accumulo e non della sottrazione. Se Dakota Fanning (Mina) è un doppio, un riflesso imperfetto di un’altra se stessa, lo è anche il film, lo è anche e soprattutto Ishana. Identiche ma anche altre, entrambe in cerca di un equilibrio e di una via di uscita. Quindi, paradossalmente, The Watchers – Loro ti guardano è perfetto nella sua imperfezione. È una cicatrice sulla fronte. Due poetiche identiche, quasi identiche. L’eterno ritorno nel bosco del cinema horror, tra strade sbagliate e vittime sacrificali, ci mette di fronte a un punto di non ritorno che è fine e inizio. Dopo essersi rifugiata nel covo, forse Ishana Night Shyamalan ha superato quel punto. Lo capiremo presto.

Info
Il trailer di The Watchers – Loro ti guardano.

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