Good Morning Aman

Good Morning Aman

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In concorso alla Settimana della Critica di Venezia 2009, Good Morning Aman è un bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro, con il suo carico di tensioni e di emozioni come solo lo Spike Lee (ovviamente con le giuste distanze) incazzato di Fa’ la cosa giusta o Jungle Fever sa fare.

Aman, ventenne somalo cresciuto a Roma, lavora presso un rivenditore di auto usate. La notte, poiché soffre di insonnia, cammina senza meta per le strade dell’Esquilino, tra la stazione Termini e piazza Vittorio. Una sera, introdottosi di nascosto sul terrazzo condominiale di un palazzo, fa la conoscenza di Teodoro, un ex pugile quarantenne dal passato oscuro. Tra i due nasce un’amicizia che via via si trasforma in un legame dai contorni fortemente ambigui. Teodoro si serve del ragazzo, ma a sua volta Aman intravede nel rapporto con l’uomo la possibilità di un riscatto sociale… [sinossi]

Senza alcun dubbio uno dei film migliori tra quelli battenti bandiera tricolore presentati all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Good Morning Aman di Claudio Noce, in concorso alla Settimana della Critica, non lascia con l’amaro in bocca una platea storicamente poco benevola come quella che affolla il Lido. L’opera prima del regista romano, che torna al Festival due anni dopo aver presentato nella sezione Corto Cortissimo il meraviglioso Adil e Yusuf, sorta di mini plot che anticipa molte delle tematiche sviluppate da Noce nella sua pellicola di esordio, ci trascina nella Roma multi-etnica di quartieri come Piazza Vittorio e il Corviale per raccontare la storia di un’amicizia difficile fra un diciannovenne italiano di origine somale e un pugile fallito sull’orlo della disperazione.

Aman sogna di fuggire in Canada per emulare il suo compatriota rapper K’naan, mentre Teodoro passa le giornate barricato in casa a fissare un quadro e ad ascoltare le canzoni di Adamo con un vecchio giradischi. I due si incontrano su una delle tante terrazze della Capitale in una notte come tante e finiscono con l’intrecciare i frammenti distorti delle loro solitudini. Il rapporto di amicizia si fa via via ossessivo e morboso, trasformando l’uno nel salvagente dell’altro fino all’ineluttabile.

Noce mette in campo tutte le sue indubbie capacità tecnico-registiche, risultato di una proficua gavetta nel campo delle cosiddette forme brevi (dal cortometraggio allo spot, passando per videoclip), per portare sullo schermo una vicenda dalle molte implicazioni socio-culturali, rischiosa e problematica se non trattata con la giusta misura. Come già accaduto nei suoi lavori precedenti (da Gas ad Aria ecc) il regista non ha paura di sporcarsi le mani per raccontare storie di vita vissuta tra un vicolo e l’altro in zone spesso dimenticate da Dio e dalle Istituzioni. Per Good Morning Aman sceglie di scendere ancora una volta per strada, mischiando personaggi, situazioni e macchina da presa. A differenza del suo giovane protagonista somalo, il regista non guarda mai il quartiere e le persone dall’alto verso il basso, passando da un tetto all’altro, ma penetra nel tessuto urbanistico, scandaglia persone e anime restituendogli volto e dignità. Si confonde con la folla dalla notte al giorno e il suo sguardo non restituisce solo le luci dei fari delle macchine ferme a un semaforo o le insegne luminose dei negozi, ma si fa largo dal di dentro. Quella che restituisce non è la Roma per bene, ma una cloaca indistinta di etnie che il regista descrive alla perfezione catturando voci e incrociando sguardi. Qui si può morire ogni giorno, ci si può fare male in qualsiasi istante, perché gli equilibri sono sottili e instabili. È un’atmosfera che pesa come un macigno e che si respira costantemente dal primo all’ultimo fotogramma di una pellicola aggressiva e allo stesso tempo delicata. Tra una lacrima e un grido soffocato, nello script solido e coerente c’è spazio anche per sorrisi e tenerezze. E in questo macrocosmo metropolitano, il buon Claudio si sa muovere e sa far muovere i suoi personaggi, anime abbandonate a se stesse in un mare di diffidenze, contrasti e ideologie. Good Morning Aman è un bomba a orologeria pronta a esplodere da un momento all’altro, con il suo carico di tensioni e di emozioni come solo lo Spike Lee (ovviamente con le giuste distanze) incazzato di Fa’ la cosa giusta o Jungle Fever sa fare.

Il regista capitolino non prende mai le distanze da ciò che descrive, ma crede sempre nella storia che sta raccontando, lo si vede dallo spessore dei suoi personaggi (un bravissimo Mastandrea nel ruolo di Teodoro che sembra un mix ben riuscito dei personaggi da lui interpretati in L’odore della notte di Caligari e Sole negli occhi di Porporati), dalla concatenazione delle dinamiche narrative, dall’interazione tra lo script e il modo in cui questo viene trasposto a livello visivo. Ed è forse proprio quest’ultimo l’elemento che non convince appieno, stona un tantino perché la regia di Noce spesso si fa un po’ troppo invasiva, eccessivamente enfatica, studiata a tavolino per cercare la bellezza estetica del movimento (guarda l’elaborato piano-sequenza in steadicam con tanto di falsa soggettiva da manuale di regia nell’appartamento di Teodoro, oppure i dolly leccati sui tetti nelle sequenze notturne). Raramente tiene la macchina da presa ferma, ma quando lo fa tocca i punti più elevati a livello drammaturgico. Alterna macchina a mano sporca che pedina i personaggi a evoluzioni visive pulite e scorrevoli, creando così una moltitudine di sguardi che distoglie l’attenzione dalla storia e non consente di individuare uno stile registico preciso. È come se il regista si sia invaghito sia dello stile di Garrone in Gomorra (sporco e semi-documentaristico) e sia di quello delle pellicole di Sorrentino (leccato e pulito nella sua chirurgica linearità), tanto da non riuscire a rinunciare all’uno a scapito dell’altro.

Info
Il trailer di Good Morning Aman.

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