Mr. Nobody

Mr. Nobody

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La componente nostalgica, lo sguardo al passato, la condizione di completa e perenne insoddisfazione dell’essere umano verso la propria vita e il panorama che lo circonda, sono tematiche che si sono via via rafforzate nell’immaginario visivo di Van Dormael, arrivando a trovare la loro esasperazione (o sublimazione, dipende dai punti di vista) in Mr. Nobody.

Where is My Mind?

Nemo Nobody conduce un’esistenza ordinaria al fianco della moglie Elise e dei loro tre bambini fino al giorno in cui il suo universo collassa e lui si sveglia nel 2092. A 120 anni Mr. Nobody è l’uomo più anziano, ultimo immortale appartenente a una nuova razza in cui nessuno muore più. La cosa però non sembra preoccuparlo molto. Ciò che gli interessa realmente è scoprire se ha vissuto la vita giusta per lui, amato la donna che doveva amare e avere i bambini di cui avrebbe realmente dovuto essere padre… [sinossi]
Sandman, I’m so alone
Don’t have nobody to call my own
Please turn on your magic beam
Mr. Sandman, bring me a dream.
The Chordettes, Mr. Sandman (1954)

Tredici anni. Questo è il lasso di tempo che divide Mr. Nobody, terzo lavoro sulla lunga distanza del cineasta belga Jaco Van Dormael, dal precedente L’ottavo giorno: tredici anni in cui di Van Dormael si sono perse completamente le tracce, se si escludono una sua breve partecipazione come attore in Pourquoi se marier le jour de la fin du monde? di Harry Cleven, la produzione de La Face cachée di Bernard Campan e i ringraziamenti elargiti nei suoi confronti da Virginie Despentes e Coralie durante i titoli di coda di Baise-moi. Chissà se alla domanda “cosa ha fatto in tutti questi anni”, Van Dormael risponderebbe “sono andato a letto presto” alla stregua del Bob De Niro/Noodles in Once Upon a Time in America… quesito che lascia abbondantemente il tempo che trova, ma che in fin dei conti permette di ricondurre il discorso all’oggetto della disamina, vale a dire Mr. Nobody. Il perché è presto detto: questa fantasmagoria della mente che si riallaccia in maniera ideale all’elogio della memoria come arma unica e indistruttibile cui tanto cinema contemporaneo sembra strizzare l’occhio – senza avere, per lo meno nella maggior parte dei casi, l’arguzia e l’intelligenza di un Charlie Kaufman né l’angosciosa crudeltà del Christopher Nolan di Memento – è, stringi stringi, la quintessenza della freddura regalataci da Sergio Leone nel suo capolavoro del 1984. Come il vecchio gangster oppiomane interpretato da De Niro, anche il Jared Leto mattatore in Mr. Nobody è un uomo che ha preferito non vivere la propria vita, affidandola ai sogni e alle schegge di memoria, piuttosto che affrontarla di petto con il rischio di rimanerne inesorabilmente schiacciato.

Chiunque non si avvicini da neofita alla visione di Mr. Nobody non potrà non collegare l’uno con l’altro i tre lungometraggi che fino a questo momento formano la parte più consistente della filmografia di Van Dormael: pur con evidenti differenze qualitative, Toto le héros (1991, a tutt’oggi il suo capolavoro), L’ottavo giorno (1996) e Mr. Nobody, rappresentano tre diverse incursioni nel medesimo magma creativo. Lo spleen poetico del cineasta belga non sembra infatti essersi minimamente modificato in questi diciotto anni, anzi: la componente nostalgica, lo sguardo al passato, la condizione di completa e perenne insoddisfazione dell’essere umano verso la propria vita e il panorama che lo circonda, sono tematiche che si sono via via rafforzate nel suo immaginario visivo, arrivando a trovare la loro esasperazione (o sublimazione, dipende dai punti di vista) proprio in Mr. Nobody. Il silenzio decennale autoinflittosi da Van Dormael si è materializzato in una estrema, e a suo modo completamente inaspettata, detonazione visionaria; la forma in cui Mr. Nobody arriva di fronte agli spettatori trascina con sé una meraviglia spettacolare che non può non condurre a un istintivo sgranamento d’occhi il pubblico. Tra ralenti, salti di spazio e di tempo, incursioni nell’immaginario fantascientifico, pellicola ritoccata, immagini mandate avanti e indietro, montaggio vorticoso e all’apparenza illogico, ce n’è davvero di tutti i colori: Van Dormael dimostra per l’ennesima volta la capacità quasi tattile di mettere in scena le proprie opere senza doversi mai “accontentare” della prassi in cui solitamente si adagiano molti dei suoi colleghi. Il suo è un cinema libero (anche se qualche dubbio sulla sincerità di ciò che viene inquadrato permane, e più di una volta Mr. Nobody appare come un perfetto marchingegno studiato a tavolino e costruito in laboratorio) che non ha paura di sfiorare il ridicolo, e questo è un pregio che sembra davvero necessario riconoscergli: certo, Mr. Nobody non ha la capacità di reggere per l’intera durata della pellicola, e non rimarrà mai come un esempio di cinema perfetto e inattaccabile, ma questi sono discorsi accessori e che non riescono forse a cogliere l’essenza di questo autore bizzarro, mai allineato da un punto di vista formale quanto perfettamente adattabile ai cliché quando entra in ballo il contenuto.

Già, il contenuto, questo nemico mortale… laddove la meraviglia di quanto appare sullo schermo rapisce la retina e se la porta via, lo stesso non si può dire per quel che concerne la scrittura: Mr. Nobody è un film ridondante, in cui le reiterazioni appesantiscono il discorso e rallentano l’efficacia del meccanismo. Ma soprattutto è un film che nasconde dietro una messa in scena sfavillante una trama semplice, persino banale: cos’è che veramente vuole raccontare Jaco Van Dormael? E perché vuole raccontarlo? È giusto porsi queste domande, perché rappresentano con ogni probabilità la falla nel sistema partorito dal cineasta belga: non è forse una contraddizione allestire un’architettura di tale imponenza per costruire un edificio adibito a scopi tutt’altro che nobili? Nel suo desiderio di affabulazione, chiara conseguenza di un periodo sabbatico durato oltre ogni immaginazione, Van Dormael ha smarrito il senso della misura, e si è lasciato letteralmente prendere la mano dalla macchina da presa. La conseguenza è un film diseguale, affascinante quanto inconcluso, esaltante e fastidioso, commovente e falso, di fronte al quale è comunque impossibile rimanere indifferenti. Potere della suggestione visiva? Forse, ma c’è da crucciarsene?

Info
Il sito ufficiale di Mr. Nobody.
Il trailer originale di Mr. Nobody.
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