Paranormal Activity

Paranormal Activity

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Alla fin fine quello che agli occhi del regista dovrebbe esser la forza di Paranormal Activity, ovvero l’iperrealismo in bassa qualità del terrore, che ha avuto una certa fortuna, soprattutto con The Blair Witch Project e [Rec], ne manifesta invece la natura profondamente commerciale, studiata a tavolino, ciò nondimeno con alcune buone intuizioni.

I fantasmi sono buoni, i demoni no

Una giovane coppia decide di trasferirsi in una grande casa alla periferia della città. Una volta trasferitisi, cominciano a notare degli strani fenomeni, che si manifestano in particolar modo durante la notte. Spaventati e decisi a capire cosa realmente avviene nella loro casa, decidono di installare un impianto di video sorveglianza per registrare quello che accade mentre loro stanno dormendo… [sinossi]

Ci sono nell’horror delle linee di demarcazione talvolta nette e fondamentali, degli archetipi che costituiscono l’abc di ciò che è, o si ritiene soprannaturale, e che già per sé stessi senza nemmeno un intreccio complicato finiscono per affascinare. Succede ad esempio in Drag Me to Hell, in cui la semplicità della trama poco dissimile da molti altri film, fa da contraltare alla profondità della materia trattata, tale che non sarebbe male inventare una laurea in demonologia (applicata al cinema ovviamente) per poterla consegnare al buon Sam Raimi, visto come riesce a teorizzare e poi a mostrare vizi ed efferatezze delle entità maligne. Il paragone con Paranormal Activity calza a pennello in quanto le trame dei due film sono piuttosto simili. Ma tutto si può dire tranne che il giovanissimo regista Oren Peli, israeliano emigrato in America in cerca di fortuna, segua le orme dell’autore de La casa. Vada per lo stile che è diversissimo, e Peli trae ispirazione in modo evidente e dichiarato da The Blair Witch Project, e a tutto quel filone che ne deriva con tanto di telecamerina, supposizioni di storie realmente accadute, cassettina trovata in una bottiglia e lasciata ai posteri prima di sparire. Tuttavia la lezione di Raimi non è tanto nel come, nella messa in scena, anche perché un talento del genere non è sempre dietro l’angolo, semmai appunto nel modo di giocare sul già noto rendendolo appetibile.

Inizialmente Peli si dimostra non un pivello in materia; il solito esperto che si reca nella casa presunta infestata pronuncia subito con chiarezza: «state attenti ragazzi, qui non siamo in presenza di fantasmi, spiriti comunque dotati di umanità, bensì di esseri molto più ignoti e molto più pericolosi, ovvero di demoni». Oltretutto l’esperto ci fa sapere che non è la casa il problema poiché il demone è capace di seguire la propria preda in qualsiasi luogo essa sia. L’inquietudine che lancia questo monito, con quell’alone di ineluttabilità e incapacità di controllo umana che tanta parte ha nella letteratura e nel cinema horror, si trasferisce immediata in scena, perché sappiamo che nemmeno uscire dallo scarno spazio inquadrato, una camera da letto e un salotto, salverà la coppia dal male. Dunque le basi per incutere terrore vi sono, e con molta severità si aumentano i tasselli a mano a mano nel film.

Tuttavia lo strato teorico che accompagna questo inizio ben presto viene dimenticato per lasciar spazio alle suggestioni delle immagini (o di ciò che non si riesce a vedere) e dei suoni. Talvolta si dice che la storia oscuri lo stile, che impoverisca il racconto per immagini, ma in questo caso il problema sembra invece l’eccessivo affidamento al realismo del girato, condito anche da scricchiolii e sbattere di porte, ma meticolosamente fedele nel soffermarsi su ogni atto domestico. Anche perché Paranormal Activity soffre una certa ripetitività dividendosi sempre in due momenti distinti: il giorno dove si vive una vita di coppia più o meno normale e uscendo dal bagno si parla del demone e di come fermarlo (oltrechè riprenderlo dando testimonianza), e la notte dove, occhi e orecchie aguzzate, si manifesta il maligno davanti alla videocamera lasciata appositamente accesa. Uno schema che a lungo andare diventa stucchevole. Peccato perché ci sono singoli momenti in cui la paura si insinua davvero, soprattutto grazie all’uso del rumore quotidiano che si staglia nel silenzio notturno senza una ragione naturale. Tuttavia la storia non procede affatto se non a piccolissimi passi: una fotografia d’infanzia ritrovata, testimonianze su internet di esorcismi finiti male, una classicissima tavola ouija per le invocazioni, e in tanta voglia di realismo l’inverosimile atteggiamento del protagonista maschile, non impaurito bensì geloso che il demone voglia rubargli la fidanzata, ambedue a conti fatti in lotta per un possesso. Il finale che poi si attende con angoscia visto il progressivo aumento degli eventi impossibili è in qualche modo pacchiano, dando come la sensazione di una pietanza preparata con esasperante attenzione centellinando ogni grammo di ogni ingrediente, per poi infine versarci sopra un chilo di maionese.

Alla fin fine quello che agli occhi del regista dovrebbe esser la forza di Paranormal Activity (e da come si è sentito oltreoceano il botteghino gli sta dando ragione), ovvero l’iperrealismo in bassa qualità del terrore, che ha avuto una certa fortuna, soprattutto con The Blair Witch Project e [Rec], ne manifesta invece la natura profondamente commerciale, studiata a tavolino, ciò nondimeno con alcune buone intuizioni. Per inciso non si vuole emulare l’idea di chi ha creato un sottogenere, bensì direttamente i soldi stessi incassati da questi. Ed è fastidioso come si voglia sottolineare a ogni costo il budget risicato, come se ciò debba necessariamente risultare come elemento degno di un encomio. Di nuovo, d’accordo: Oren Peli non è, e probabilmente non raggiungerà mai, Sam Raimi, ma alcune buone lezioni vanno studiate a prescindere, poiché ad esempio La casa nel lontano 1981 costò quattro soldi ma sembrò girato con mezzi d’avanguardia (e in qualche modo lo erano). Che sia questa la vera genialità che andrebbe perseguita, e non viceversa?

Info
Il trailer di Paranormal Activity.

  • Paranormal-Activity-2007-Oren-Peli-01.jpg
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