Die Hard – Un buon giorno per morire

Die Hard – Un buon giorno per morire

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È tempo di togliere dalla naftalina anche il ruvido poliziotto newyorkese John McClane con Die Hard – Un buon giorno per morire di John Moore, quinto capitolo della fortunata saga iniziata nel 1988.

Ancora tu!

John McClane (Bruce Willis) si reca in Russia per tirare fuori il figlio dalla prigione, ma le autorità locali si dimostrano poco disponibili al dialogo. Durante il soggiorno a Mosca, scopre che dietro l’arresto del figlio si nasconde un piano terroristico… [sinossi]

Croce e delizia dell’industria hollywoodiana e dei suoi spettatori sparsi nel globo, il sequel sta acquisendo in questi ultimi tempi un plusvalore smaccatamente affettivo. Non più concentrata soltanto sullo sfruttamento economico immediato di successi mordi e fuggi, Hollywood si avvia a saccheggiare il nostro immaginario più o meno infantile (dipende dalla generazione d’appartenenza) lasciando riemergere dal buio della sala figure fantasmatiche, magari un tempo irrise perché portatrici di un’ideologia cialtrona, ora oggetto di un’irresistibile nostalgia condivisa. E così, mentre sono in fase di preparazine gli episodi VII, VIII e IX della saga di Star Wars (il primo sarà diretto da J.J. Abrams), è in arrivo il secondo Star Trek (diretto sempre da Abrams), tornerà Mad Max e sono già tornati in sala Sylvester Stallone (I mercenari 1 e 2) e Arnold Schwarzenegger (The Last Stand – L’ultima sfida), è tempo di togliere dalla naftalina anche il ruvido poliziotto newyorkese John McClane per il quinto capitolo della fortunata saga di Die Hard. Sbirro in canottiera e fondina della pistola bene in vista, con stampato sul volto il sorriso sornione di Bruce Willis, McClane ha sollazzato gli spettatori anni ’80, ’90 e 2000, sgominando gang di terroristi di ogni provenienza, salvando la moglie, la figlia e il mondo intero dalle loro losche intenzioni. In Die Hard – Un buon giorno per morire, questo il titolo del nuovo episodio del franchise, il nostro eroe si reca a Mosca, dove tra echi di una guerra fredda mai sopita, incomprensioni culturali e linguistiche, inseguimenti e esplosioni, dovrà accorrere in aiuto del figlio Jack, impegnato in una missione di spionaggio della CIA.

A incentivare poi l’operazione vintage concorre un MacGuffin d’annata: un misterioso file contenente le prove per incastrare un potente affarista e politico russo, finito nelle mani di un altrettanto pericoloso detenuto che ha il volto del divo teutonico Sebastian Koch (Le vite degli altri). Fracassone e nostalgico, Die Hard – Un buon giorno per morire intrattiene in principio con gustose scene d’azione, tra le quali si segnala un ben orchestrato inseguimento automobilistico condito dai ribaltamenti di ogni mezzo di locomozione presente, specie se ingombrante e rumoroso. Ma mentre l’azione si sposta nella inquietante location del sito nucleare di Chernobil – utilizzato anch’esso in quanto retaggio di una memoria “very eighties” – diviene sempre più chiaro che l’action stesso è un MacGuffin usato come grimaldello per esplorare conflitti familiari irrisolti, ben indirizzati verso un recupero del legame affettivo padre-figlio. E così tra un “ti voglio bene figliolo” e “sono fiero di te, figliolo” si scioglie al calor bruciante dell’uranio arricchito ogni struttura di genere, per scivolare in un poco allettante melò familiare. Si sente poi la mancanza dell’usuale humour tagliente di McClane, qui limitato all’immancabile “yippie ki-yay” e alla battuta-tormentone “Io sono in vacanza”, utile a ribadire il suo status di turista in un film che non gli presta forse sufficiente attenzione, concedendo troppo spazio all’imberbe pergolo. Come se non bastasse poi anche il personaggio di Sebastian Koch ha una figlia e pertanto il raddoppiamento di proclami affettivi, volta faccia e situazioni da buddy movie è assicurato. La regia condotta da John Moore (Max Payne) sospinge la saga verso un b-movie di onesta fattura e nulla più, un prodotto di intrattenimento che non riesce a rinnovare il franchise né a rispolverare antichi entusiasmi più o meno adolescenziali in chi in precedenza l’ha amato. E dunque anziché annunciare festosi “Bentornato McClane” viene da dire soltanto e con un po’ di rammarico “Ancora tu?”.

Info
Il trailer di Die Hard – Un buon giorno per morire.
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