All Is Lost – Tutto è perduto

All Is Lost – Tutto è perduto

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L’opera seconda di Chandor, All Is Lost – Tutto è perduto, è un’avventura intensa, realistica, senza sbavature narrative, senza invadenti parentesi melodrammatiche: solo una barca, il mare infuriato e Robert Redford. In sala dal 6 febbraio 2014, distribuito da Universal Pictures.

La retorica del naufragio

Un uomo sta solcando le acque dell’Oceano Indiano. È solo a bordo del suo yacht da dodici metri. In seguito alla collisione con un container abbandonato tra le acque, le attrezzature di bordo risultano fuori uso, lasciandolo abbandonato a sé stesso. Il sopraggiungere di una terribile tempesta metterà a repentaglio la sua vita e a dura prova le sue capacità di navigazione. Affidandosi alle mappe e ad anni di esperienza al timone, dovrà combattere contro gli elementi della natura per salvare la pelle e ritrovare la rotta… [sinossi]

Presentato in anteprima al Festival di Cannes e riproposto dal Torino Film Festival 2013 nella sezione Festa Mobile, All Is Lost – Tutto è perduto di J.C. Chandor mette in scena con piglio spettacolare e con certosina attenzione per i dettagli l’eterno confronto tra l’uomo e la natura, quella disperata lotta per la sopravvivenza che negli ultimi mesi è stata più volte portata sul grande schermo. Un fil rouge lega infatti All Is Lost ai vari Gravity di Alfonso Cuarón, Whitewash di Emanuel Hoss-Desmarais, Vita di Pi di Ang Lee, senza dimenticare 127 ore di Danny Boyle e The Grey di Joe Carnahan, in un intreccio di generi, scenari e ambizioni autoriali. A distinguere All Is Lost è però l’asciuttezza narrativa, la quasi assoluta focalizzazione sull’hic et nunc, senza sbavature interpersonali, melodrammi familiari che emergono all’improvviso o flashback che spiegano e contestualizzano il personaggio.

L’eroe, incarnato da un Robert Redford in forma invidiabile, è tenace, preparato e, soprattutto, combatte una battaglia solitaria e silenziosa. Il nostro uomo non parla, non tentenna, ma agisce. Per questa sorta di variante de Il vecchio e il mare, Chandor sceglie di mettere in scena uno scontro basilare: alla bellezza e alla forza devastante dell’oceano si possono contrapporre solamente l’esperienza nautica, l’abilità, l’ingegno e qualcosa che galleggi. Ed ecco, allora, che l’inizio e la fine dell’avventura coincidono perfettamente con la durata dell’azione: prima del fortuito scontro col container sembra non esistere niente, non ci sono legami da raccontare, ricordi che valgano più di una falla da aggiustare o di una gustosa scatola di fagioli.
All Is Lost è la cronaca di una strenua resistenza, è lo spettacolare resoconto di come restare a galla, di come rimediare un po’ di acqua e cibo, di come far fruttare gli strumenti di bordo. Un film sull’impossibilità di una vittoria contro un avversario immenso e incontrollabile e sulla possibilità della sopravvivenza, nonostante tutto; sull’importanza del saper fare, della conoscenza teorica e pratica. In questo senso, l’eroe non poteva che essere anziano, figlio di un sistema culturale oramai lontano. E non poteva essere che Robert Redford, con le sue rughe, con la sua presenza scenica, col suo rinomato impegno per la salvaguardia dell’ambiente.

J.C. Chandor allunga la falcata dopo l’esordio con Margin Call, lavorando di sottrazione e sfuggendo alla retorica del naufragio, alle traiettorie esistenziali, a derive melvilliane. All Is Lost è un Cast Away defogliato, ridotto all’osso, sagacemente privato di qualsiasi cornice narrativa. Alle parole Chandor preferisce il fragore del mare in tempesta o lo scricchiolio del timone, drammatizzando col montaggio, con le soggettive, con qualche suggestiva immersione. Una barca, il mare, un naufragio.

Info
Il sito ufficiale di All Is Lost.
La pagina facebook di All Is Lost.
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