Countdown

Countdown

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Ennesimo racconto (come se se ne sentisse la necessità) che cerca di trovare il punto d’incontro tra maledizioni millenarie e nuove tecnologie di massa, il film di Justin Dec è un horror prevedibile, che non sa neanche trovare un proprio tono tra spavento e ironia, accontentandosi del classico salto sulla sedia che oramai può prendere alla sprovvista solo uno spettatore completamente impreparato. E il countdown rischia di essere solo quello che spinge il pubblico ad abbandonare la sala.

Scaricando la Morte

L’adolescente Courtney, a una festa, è spinta dagli amici a scaricare un’applicazione per il cellulare che si chiama Countdown, e indica il momento esatto in cui morirai. Visto che l’app afferma che alla sua morte mancano poche ore Courtney si suggestiona: una sensazione adeguata, visto che in effetti perirà proprio nel momento indicato. L’app viene scaricata qualche giorno dopo anche dalla neo-infermiera Quinn. La mattanza è appena agli inizi. [sinossi]

L’unica nota davvero positiva del film di Justin Dec, ennesimo horror completamente costruito su un accumulo privo di coerenza e di reale spavento di colpi a effetto, è che condivide il titolo con uno dei lavori più misteriosi e affascinanti dell’ultimo decennio, il thriller filosofico (e spassosissimo) Countdown, diretto dal thailandese Nattawut Poonpiriya e visto in Italia al Far East di Udine nel 2013. Questa omonimia potrebbe spingere nei prossimi mesi qualcuno a sbagliarsi e a trovarsi davanti agli occhi il film di Poonpiriya, brillante giovane cineasta del quale sarebbe d’uopo scoprire anche il successivo Bad Genius – sempre presentato in Friuli, ma nel 2018. Può sembrare una provocazione approcciare l’horror diretto da Dec, qui all’esordio nel lungometraggio, screditandolo nel parallelo con un titolo identico, ma la verità è che la storia dell’applicazione che ti indica quanto ti resta da vivere e mette in pratica la profezia è così demente da giustificare il sarcasmo. Semmai è interessante annotare come Countdown, ennesimo riciclo di personaggi e situazioni già visti in film per lo più grondanti mediocrità, sia arrivato sugli schermi statunitensi ottenendo ottimi incassi e portando a casa solo sul mercato interno oltre trenta milioni di dollari a fronte di una spesa produttiva di appena 6 milioni. Tanto per proporre un raffronto Midsommar di Ari Aster – con ogni probabilità il miglior horror occidentale del 2019 insieme a Noi di Jordan Peele – ha incassato a livello mondiale 41 milioni di dollari e ne è costato una decina. Il pubblico adolescente è spinto alla visione dal martirio di personaggi come loro? Può essere una risposta valida, così come il desiderio (in)sano di assistere a una mattanza in un contesto del tutto impossibile (diversamente, a ben vedere, dal film di Aster). Va anche sottolineato come il côté autoriale di Midsommar e Noi sia forse respingente per un pubblico che ha tutta intenzione di non dover prestare particolare attenzione a ciò che succede sullo schermo.

E che è davvero ai limiti dell’accettabile. C’è una app, scaricabile sul proprio cellulare, che si chiama Countdown. Una volta accettate le condizioni d’uso colui che l’ha scaricata visualizza il tempo che gli rimane da vivere, enunciato in anni, mesi, giorni, ore, minuti e perfino secondi. Un conto alla rovescia in piena regola. Sarebbe divertente, come scherzo, non fosse per un dettaglio di cui ci si può accorgere solo quand’è troppo tardi: l’applicazione si prende molto sul serio, quindi quando il computo del tempo arriva a zero la persona che ha scaricato la app muore. Molto semplice. Su questo schema, che sembra da un lato voler riprendere lo scult In 3 Tagen bist du tot (in Italia SMS – 3 giorni e 6 morto) del viennese Andreas Prochaska, e dall’altro dimostra di giocare però anche con il sovrannaturale come in Ringu e Final Destination, Justin Dec articola una narrazione che è incerta perfino sul tono da utilizzare, forse conscio della propria mancanza di brillantezza intellettuale: come altro giustificare altrimenti il risibile siparietto con il prete esorcista esaltato e nerd? O che senso dare al personaggio del tecnico digitale, che deve scoprire come modificare la app “imbrogliando” sul tempo a disposizione di ognuno?
Forse per dimostrarsi in grado di annusare bene l’aria che tira la sceneggiatura (firmata sempre dal regista) mette in scena anche un medico molestatore, e una stiracchiatissima storia d’amore interrazziale. Tutti argomenti troppo ponderosi per un film che non sa poi mai prendere le distanze dal famigerato jumpscare, unico veicolo di paura – si fa per dire – cui si affida. Ecco dunque l’attimo di stasi dell’azione e del sonoro proprio un attimo prima di qualcosa che deve avvenire, sconvolgendo la prassi. Almeno sulla carta. Un’idea predigerita dell’horror che si fa sempre più stancante, film dopo film, maledizione dopo maledizione. Non funziona quasi nulla in Countdown, e l’impressione è che il conto alla rovescia stia lì a suggerire per quanto tempo ancora sia necessario rimanere in sala.

Info
Il trailer di Countdown.

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