Assassinio sul Nilo
di Kenneth Branagh
Kenneth Branagh ritorna alla letteratura di Agatha Christie e dopo Assassinio sull’Orient-Express traduce in immagini anche Assassinio sul Nilo, già trasposto al cinema da John Guillermin nel 1978. Il tentativo è quello di approfondire la psicologia e il “sentimento” di Hercule Poirot, e di far sì che il romanzo rosa di Christie (a modo suo, ovviamente) parli alla contemporaneità. Il risultato non è certo indimenticabile, ma mostra una sua solidità.
Amore e morte ad Abu Simbel
Hercule Poirot, il detective più famoso del mondo, viene ingaggiato dalla ricchissima Linnet Ridgeway e dal suo sposino spiantato Simon Doyle durante il loro viaggio di nozze in Egitto per proteggere la coppia dall’insistenza inquietante e ossessiva di Jacqueline de Bellefort, ex fidanzata di Doyle nonché grande amica – prima dello ‘scippo’ amoroso – di Linnet. Ad Abu Simbel un masso staccatosi dal tempio maggiore per poco non ruzzola sulla testa dei due sposi, e la notte stessa la donna viene uccisa con un colpo di pistola alla tempia, mentre sta dormendo. Chi sarà l’assassino? [sinossi]
Kenneth Branagh torna sul luogo del delitto – è proprio il caso di dirlo – e dopo aver trasposto in immagini Assassinio sull’Orient-Express si affida nuovamente alle pagine di Agatha Christie e alle avventure di Hercule Poirot e firma Assassinio sul Nilo, tra i parti più celebri della grande letterata britannica (già visto al cinema nel 1978 per mano di John Guillermin). Un secondo tentativo con i romanzi gialli per eccellenza più che logico, visto che a livello mondiale Assassinio sull’Orient-Express tra il 2017 e il 2018 guadagnò oltre trecentocinquanta milioni di dollari: un risultato che con ogni probabilità non potrà essere confermato dalla storia ambientata in Egitto, anche per via della situazione sanitaria che in parte del mondo, inclusa l’Italia, sta producendo danni ingenti al settore cinematografico in particolar modo per quel che concerne la visione in sala. Ed è un peccato, perché in realtà è proprio la riscrittura per il grande schermo di Poirot sul Nilo a ipotizzare un senso per l’intera operazione di riscoperta dei romanzo di Christie. Quasi stesse lavorando a una sorta di “canone narrativo”, di universo parallelo, Branagh approfitta della sortita nella terra dei faraoni per tentare di approfondire la psicologia di Poirot, infallibile investigatore belga in grado di risolvere il più intricato dei casi. Operando una scelta che farà storcere i baffi (mustacchi?) a buona parte dei cultori della scrittrice, Branagh riscrive la storia del suo personaggio, al punto da farlo prender parte, in qualità di soldato ma già di eroe e risolutore, anche alla Prima Guerra Mondiale: è lì, tra le trincee belghe, che inizia il film, ed è lì che come spesso accade in particolar modo quando si trova a gestire situazioni “epiche”, che l’ambizione di Branagh prende il sopravvento, soffocando il resto. A metà tra echi shakespeariani e retaggi dello Stanley Kubrick di Orizzonti di gloria, Branagh nell’incipit sembra posseduto e disallineato rispetto al senso di ciò che dovrebbe mettere in scena.
Fortunatamente tale prosopopea e ipertrofia narrativa e visiva va progressivamente scemando con il prosieguo dell’azione e l’avvicinarsi del Nilo. In pratica quando Branagh abbandona la propria creazione personale – le prime sequenze sono tutte farina del suo sacco – e si raccorda con il testo originale. Questo non significa che il regista di Belfast (che arriverà in sala tra un paio di settimane, dopo l’anteprima italiana dello scorso autunno alla Festa di Roma, e lo farà con un buon numero di candidature all’Oscar sul groppone) non si prenda libertà, perché in realtà molte e di peso sono le modifiche rispetto al romanzo, tutte o quasi dettate dalla volontà di Branagh di rendere il racconto il più possibile contemporaneo. Ecco dunque il formarsi di coppie omosessuali, o l’intrecciarsi di relazioni sentimentali fra persone di etnie diverse: nulla che appesantisca in alcun modo la narrazione, o spinga il mood espressivo in direzioni dissimili da quelle esplorate nel romanzo. Dopotutto ci sono anche alcune bizzarre modifiche “geografiche”, con il primo attentato alla vita di Linnet Ridgeway e Simon Doyle che si sposta da Luxor, dov’è ambientato nel romanzo, ad Abu Simbel, ben quattrocentocinquanta chilometri più a sud. Ma la vera differenza la si rintraccia nella costruzione della folta schiera di personaggi: per Agatha Christie si trovano tutti, o quasi tutti, casualmente assieme sull’imbarcazione, mentre nel film di Branagh si tratta degli ospiti dei neo-sposi, che li seguono nel viaggio di nozze.
Se tale modifica può apparire secondaria, in realtà non è così: mentre per Christie tutti possono avere un motivo per uccidere un altro essere umano al di là del rapporto personale che intercorre tra i due, Branagh lega il concetto di omicidio alla frequentazione, all’affetto, all’amore. In questo cogliendo uno degli aspetti chiave del romanzo, vale a dire il fatto che si tratti di una storia “rosa” che la scrittrice tinteggia con crudeltà e sapienza di “giallo”. Nella seconda metà del film Branagh abbandona le velleità autoriali e si lascia guidare dalla storia, e dagli affetti che ne sono alla base, dimostrando una solidità espressiva che permette scorrevolezza, pur mancando di reale ispirazione. E, abbandonando i birignao, Branagh sembra comprendere meglio persino il personaggio di Poirot, che torna a interpretare, donandogli spessore umano. Difficile che in futuro qualcuno serberà memoria di Assassinio sul Nilo, ma si tratta di un intrattenimento puro, e come tale funziona. Ci sarebbe semmai da arricciare il naso per il dettaglio in cui Poirot lancia un’accetta contro l’assassino che sta inseguendo per la barca, e che smentisce il disprezzo per il ricorso alla violenza sottolineato con così grande forza da Christie da far sì che sia proprio il senso di colpa dell’investigatore, oramai anziano in Sipario, per aver ucciso un colpevole a portare l’uomo al collasso cardiocircolatorio e alla morte. Ma il diavolo, si sa, sta proprio nei dettagli.
Info
Il trailer di Assassinio sul Nilo.
- Genere: drammatico, giallo, thriller
- Titolo originale: Death on the Nile
- Paese/Anno: USA | 2022
- Regia: Kenneth Branagh
- Sceneggiatura: Michael Green
- Fotografia: Haris Zambarloukos
- Montaggio: Úna Ní Dhonghaíle
- Interpreti: Ali Fazal, Annette Bening, Armie Hammer, Dawn French, Emma Mackey, Gal Gadot, Jennifer Saunders, Kenneth Branagh, Letitia Wright, Rose Leslie, Russell Brand, Sophie Okonedo, Susannah Fielding, Tom Bateman
- Colonna sonora: Patrick Doyle
- Produzione: Kinberg Genre, Mark Gordon Pictures, Scott Free Productions, TSG Entertainment
- Distribuzione: 20th Century Fox
- Durata: 127'
- Data di uscita: 10/02/2022