Settembre

Settembre

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Settembre segna l’esordio alla regia di Giulia Steigerwalt, a ventitré anni di distanza dalla sua prima apparizione sul grande schermo (in Come te nessuno mai di Gabriele Muccino) e dopo la consacrazione come sceneggiatrice. E Settembre in effetti appare in tutto e per tutto un film di scrittura, non privo di finezze ma troppo ancorato a uno schematismo narrativo che finisce per impedire al cinema di trovare il suo spazio.

These Days

Accade in un giorno di Settembre che tre personaggi si accorgano che la vita in cui si ritrovano non è quella che sognavano. Che la felicità è un’idea lontana. Ma forse ancora possibile. Al ritorno dalle vacanze estive Maria viene finalmente notata dal ragazzo che le piace, che attraverso Sergio, un compagno di scuola, le chiede se vuole andare a letto con lui. La proposta non è delle più romantiche, eppure Maria accetta subito, salvo andare presto nel panico. Sergio si offre di aiutarla, e insieme trascorrono un intero pomeriggio, scoprendosi per la prima volta complici. Intanto Francesca, la madre di Sergio, complice il risultato di una delicata visita medica, sta cambiando radicalmente la prospettiva sulla sua vita, avvicinandosi sempre di più alla sua amica Debora, con cui sta nascendo un rapporto nuovo e più autentico, che in passato non si era mai concessa. Lo confessa una sera al suo medico, Guglielmo, incontrato per caso in un bar, che da quando la moglie l’ha lasciato vive come bloccato in una bolla di apatia, in cui l’unico contatto reale sembra essere quello con Ana, una giovane prostituta che frequenta regolarmente, pragmatica e diretta, che nonostante le difficoltà della vita ha conservato la voglia di sognare. [sinossi]
Poi viene settembre
e non ho avuto il tempo
lo sento nel mio seme
il seme nero e lento
Afterhours, Plastilina

Settembre esce in sala, dopo essere stato presentato in anteprima al Bif&st di Bari, quando Giulia Steigerwalt ha da pochi giorni compiuto quarant’anni. Esordire quarantenni non è un’anomalia nel cinema italiano, ma rare sono state le occasioni in cui questo termine è apparso a dir poco impreciso: per quanto questa commedia corale sulle turbolenze del cuore – e sul significato da attribuire alla propria esistenza – sia la prima regia di Steigerwalt, non si può fare a meno di considerarlo il punto d’approdo di una carriera ventennale, iniziata quando ancora adolescente prese parte come attrice a Come te nessuno mai, nel ruolo dell’amica del protagonista Silvio Muccino, in realtà innamorata del ragazzo. Ventitré anni durante i quali Steigerwalt dapprima ha sperimentato la recitazione (da Paz! di Renato De Maria a Si può fare di Giulio Manfredonia), quindi si è spostata nel campo della scrittura, divenendo una sodale in fase di sceneggiatura di Simone Godano – con cui ha scritto Moglie e marito, Croce e delizia, e Marilyn ha gli occhi neri –, per poi arrivare per l’appunto ora al primo lavoro dietro la macchina da presa. Un percorso dunque composito, e che in qualche modo sembra riecheggiare proprio dalle pieghe di Settembre, che si pone fin da subito come una parziale “novità” rispetto allo schema consolidato della commedia sentimentale italiana. Steigerwalt infatti, che il film ovviamente lo scrive, pone le basi per un lavoro corale, che non si concentra né su una sola relazione né su un solo livello di crisi. Già, perché tutti i personaggi in scena, chi più chi meno, deve fronteggiare una propria personale crisi: c’è la crisi coniugale, vissuta da Francesca e Alberto; la crisi senile, con il ginecologo Guglielmo che vive oramai solitario dopo il divorzio dalla moglie, eccezion fatta per l’incontro ricorrente sempre con la stessa prostituta; la crisi d’identità che vive proprio la prostituta Ana, duplice perché collegata tanto alla sua professione quanto al suo essere in terra straniera; la crisi adolescenziale di chi, come Maria, deve confrontarsi con la perdita della verginità.

A Steigerwalt non manca l’intuizione, e si percepisce con forza l’affetto che nutre per i suoi personaggi. Li coccola con la videocamera, li segue con attenzione, partecipa con sincero sentimento alle loro disavventure. Sono sicuramente personaggi scritti, forse persino troppo. Perché questo appare come il punto di maggior debolezza di Settembre: l’eccessiva scrittura, così centrale da sovrastare l’immagine dei personaggi, e dunque la loro tridimensionalità scenica. Forse nel tentativo di costruire una struttura corale che potesse apparire priva di crepe Steigerwalt si affida in tutto e per tutto al meccanismo, e così il misto di commedia e dramma in cui si muove il film assume progressivamente i ritmi, le scansioni, perfino i punti di vista della serialità televisiva, allontanandosi dal cinema e dai suoi tempi. E se la parte che riguarda il mondo adolescenziale, con l’innamoramento (im)possibile tra Sergio e Maria possiede una grazia che riesce a sopportare bene l’onnipresenza della scrittura, i coniugi Francesca e Alberto – che sono poi i genitori di Sergio – vedono il loro rapporto stritolato dalle esigenze di sceneggiatura prima ancora che dal logorio di una grigia quotidianità. Forse rendendosi conto di questa dinamica meccanica quasi esasperata la regista non cerca sfoghi nella naturalezza della recitazione, o desiderando svolte imponderabili per i suoi protagonisti – tutto procede in modo sufficientemente canonico, ivi compreso l’utilizzo del “lieto fine” –, ma lascia che a occupare gli spazi vuoti sia la colonna sonora, pervasa di classici del rock da Bob Dylan a Lou Reed fino a Christa Päffgen in arte Nico.

Quel che ne viene fuori è una commedia dagli intenti apprezzabili, dotata di qualche finezza e sicuramente condotta con le migliori intenzioni – e non del tutto prona alle abitudini più logore della produzione italiana – ma che non riesce a elevarsi in modo compiuto a cinema, permanendo invece nel campo della fiction televisiva, pur con una recitazione molto più convincente della media. Una visione gentile, che può anche appassionare un pubblico che non ha troppe pretese ma che sceglie in modo troppo programmatico la via più facile, preferendo non complicarsi la vita e senza scavare dunque con brutalità nelle dinamiche psicologiche dei suoi personaggi. Leggiadro quanto basta, ma resta con ogni probabilità un’occasione in buona parte sprecata.

Info
Settembre, il trailer.

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