Mixed by Erry

Mixed by Erry

di

Mixed by Erry fu il marchio con cui i tre fratelli Frattasio da Forcella divennero gli imperatori della contraffazione musicale nella seconda metà degli anni Ottanta. Sydney Sibilia conferma di essere affascinato dalle figure borderline che si muovono oltre i confini della legalità e sfodera una commedia noir dal ritmo sostenuto. Peccato solo per una struttura narrativa esile, nonostante la ridondanza espressiva.

Radio Free Forcella

Nella Napoli magica degli anni ’80, dove Maradona è una divinità, Enrico sogna di fare il deejay. I mixtape amatoriali che realizza per i suoi amici sono richiestissimi, ma non è facile per un ragazzo che viene dai bassi far conoscere le proprie capacità. Con l’aiuto dei fratelli, Peppe e Angelo, riesce a mettere in piedi un piccolo negozio di musica in cui vendere le sue compilation col marchio “Mixed by Erry”. Quello che parte come un gioco dai vicoli di Forcella si tramuta presto, e inaspettatamente, in un’avventura leggendaria e travolgente. “Mixed by Erry”, benché emblema del falso, diventa la prima “etichetta” in Italia, con una produzione che travalica i confini nazionali e trasforma una piccola impresa locale in un impero. Ma il loro successo non passa inosservato. [sinossi]

Mixed by Erry principia in medias res, con i tre fratelli Frattasio (Peppe, Angelo, ed Enrico) che nel 1991 mettono piede in carcere, accolti dagli osanna degli altri detenuti. Nel cuore della notte Enrico viene poi raggiunto in cella da un carcerato che dopo averlo rassicurato sul denaro non sequestrato dalla finanza e posizionato in un luogo sicuro gli chiede, essendo ospite della patrie galere da molti anni, come abbia fatto a mettere da parte così tanti miliardi di lire senza aver mai dovuto ammazzare neanche una persona. Giunto al quinto lungometraggio diretto in nove anni il salernitano Sydney Sibilia sembra aver oramai rodato un proprio personale approccio al racconto, sia per quel che concerne il fondo “tematico” sia per le modalità narrative messe in atto. La storia (vera, o per meglio dire ispirata alla realtà) di tre fratelli che nella Forcella degli anni Ottanta si inventarono un nuovo modo per fare affari fuori dalla legalità senza dover torcere un capello a chicchessia – vale a dire contraffacendo i vinili originali in vendita nei negozi di dischi – è l’ennesimo ritorno a un principio a quanto pare indissolubile nella mente di Sibilia, vale a dire la necessità di operare in un territorio illegale per potersi garantire la vita, operazione sempre più difficile in una nazione gretta come quella italiana. Così se i ricercatori universitari della trilogia Smetto quando voglio si reinventavano sintetizzatori e rivenditori di una droga innovativa e potentissima, e Giorgio Rosa, il protagonista de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, si inventava addirittura uno stato sovrano indipendente dalla penisola tricolore, ecco che i Frattasio si improvvisano plagiatori di discografie ufficiali non tanto per assicurarsi montagne di denaro – e questo è un punto su cui si tornerà più avanti, perché rappresenta uno dei passaggi più deboli del film – ma per il sogno inveterato di Enrico/Erry di diventare un dj, lui che sa riconoscere una canzone dopo pochissime note fin da bimbo eppure non ha potuto ambire ad altro se non un posto da garzone nel piccolo negozio di elettronica del quartiere. I tratti distintivi dei film finora diretti da Sibilia torna con prepotenza anche per quel che concerne la gestione narrativa, visto che alla stessa stregua di Pietro Zinni/Edoardo Leo e Giorgio Rosa/Elio Germano anche Enrico Frattasio/Luigi D’Oriano è il mediatore che si pone tra l’immagine e il suo senso. Il pubblico viene introdotto all’epopea dell’industria di contraffazione Mixed by Erry dalla voce stessa del protagonista. Il punto di vista di Sibilia non è mai equidistante ma si fa orgogliosamente partigiano. Così come la “banda dei ricercatori” e gli utopisti dediti all’esperanto, anche i Frattasio sono dei veri e propri eroi agli occhi di Sibilia.

Nulla di raro, per quel che concerne il noir gangsteristico, genere cui inevitabilmente guarda Mixed by Erry, con tanto di riferimento al mondo hongkonghese la cui industria proprio negli anni Ottanta diede una tinteggiatura a dir poco rilevante. Eppure l’impressione è che in qualche misura a Sibilia sia sufficiente il bozzetto, come se una volta inquadrato lo scenario non fosse necessario scavare in profondità scendendo al di sotto della superficie. Forse un modo per non doversi sporcare le mani con una materia meno “linda” di quanto si vorrebbe rappresentare, o forse per non turbare più di tanto il sogno di uno spettatore che deve accedere alla storia dei Frattasio senza porsi eccessivi interrogativi. Ecco perché il riferimento al denaro guadagnato nel corso degli anni stona, così come quella battuta che Enrico restituisce in risposta alla preoccupazione del dirigente di un’importante azienda milanese con cui i fratelli fanno ingenti affari e che ben sa che la finanza sta stringendo il cappio della propria indagine: quando l’uomo, interpretato da Fabrizio Gifuni, raggiunge Enrico nel suo bell’appartamento napoletano e gli suggerisce di chiudere tutti gli affari e godersi la montagna di soldi guadagnata, il giovane contraffattore con sguardo un po’ stupito ribatte “Ma pensi che l’abbiamo fatto per i soldi?”. Nel voler trovare il punto d’incontro tra romanzo di formazione, racconto di una rivendicazione sociale, e malaffare Mixed by Erry rischia di trovarsi nel mezzo, senza saper davvero quale strada percorrere. In questo modo il film non affronta mai la questione morale, nel senso che i tre personaggi non sembrano neanche davvero convinti di star facendo qualcosa di fuori dalla legalità, ma solo di guadagnarsi il pane, un po’ come loro padre che per mettere il piatto di pasta in tavola ogni giorno se ne va al mercato vicino alla stazione per vendere bottiglie di whisky che in realtà contengono tè. Così l’epicentro del discorso del gangster-movie, vale a dire la crisi che intercorre tra il protagonista cui il pubblico riversa le proprie simpatie e gli atti che esso compie, viene meno, e con lui anche qualsiasi possibilità di problematizzare – senza per questo appesantirlo – il film. Così facendo Mixed by Erry resta una semplice commedia dalle screziature “nere”, dove perfino quando entrano in ballo i mitra e le bombe non si ha mai la sensazione che possa accadere nulla di malevolo (e sì che una delle prime sequenze, con Enrico pestato a sangue e Angelo che lo vendica spaccando la testa di uno degli aggressori con una pietra raccolta da terra, faceva supporre tutt’altro tenore), e l’unica preoccupazione risiede nel capire quando i Frattasio verranno infine messi sotto scacco dalla polizia.

Nella sua dimensione puramente ironica, da commedia di costume, il film fa con onestà la sua parte, grazie soprattutto alla verve in fase di scrittura (Sibilia è accompagnato nella sceneggiatura da Armando Festa): le battute non mancano, e spesso colpiscono il bersaglio. Allo stesso tempo la frenesia registica di Sibilia, con il buon montaggio lavorato da Gianni Vezzosi, mettono a punto una confezione scintillante, con il pubblico che viene condotto nel racconto da un ritmo incessante, cui ovviamente tornano utili le canzoni che dovrebbero essere il trait d’union del film. Si potrebbe senza problemi accontentarsi, rivendicando l’urgenza di un ritorno del cinema a una dimensione popolare – ma sarà in grado Mixed by Erry di coinvolgere spettatori fuori da Napoli? Questa è la vera sfida per quel che concerne la distribuzione – persa oramai da troppo tempo, ed è un punto rilevante, sul quale vale la pena soffermarsi. Non c’è dubbio che a ciò che resta dell’industria cinematografica italiana manchi sempre più il cosiddetto “prodotto medio”, e la direzione intrapresa da Sibilia e Matteo Rovere – che produce con Groenlandia – non è in nessun modo da ridicolizzare o mettere all’indice. Dispiace semmai che non si sia voluto, senza snaturare l’impianto del film, osare di più invece di fermarsi a una cartolina d’epoca che non possiede forse la forza di incidere nell’immaginario (c’era davvero bisogno di rievocare lo scudetto napoletano del 1987 in una sequenza così abbozzata? Senza contare i non pochi “errori” storici, a partire dalla percezione del compact disc come novità a livello nazionale spostata ben più avanti di quanto non sia davvero avvenuto nella realtà), come testimonia il modo in cui viene messa in scena la trasferta sanremese del febbraio 1991 o la festa a casa del boss della camorra. Camorra che, prestito ingente di denaro a parte, sembra un mondo a sé stante, completamente staccato da un negozio che rivendeva musicassette tarocche fruttando decine di miliardi all’anno a tre fratelli che volevano solo fare i dj, e che Sibilia omaggia facendogli interpretare i magistrati del processo, in un’ironica autocondanna che è forse il momento più ispirato del film.

Info
Mixed by Erry, il trailer.

  • mixed-by-erry-2023-sydney-sibilia-01.jpg
  • mixed-by-erry-2023-sydney-sibilia-02.jpg

Articoli correlati

Array
  • In Sala

    Smetto quando voglio Ad honorem RecensioneSmetto quando voglio – Ad honorem

    di La trilogia diretta da Sydney Sibilia si chiude con Smetto quando voglio - Ad honorem: la scalcinata banda di ricercatori universitari capitanata da Edoardo Leo dovrà trovare il modo di evadere da Rebibbia per impedire una strage ordita da colui che ha sintetizzato il Sopox: Walter Mercurio.
  • Archivio

    Smetto quando voglio - Masterclass RecensioneSmetto quando voglio – Masterclass

    di Torna la banda dei ricercatori in Smetto quando voglio - Masterclass, e stavolta lavora per la polizia... Una commedia ben scritta e diretta con professionalità da Sydney Sibilia, per un prodotto che cerca di trovare nuove soluzioni alla produzione nazionale.
  • Archivio

    Smetto quando voglio RecensioneSmetto quando voglio

    di L'esordio alla regia di Sydney Sibilia è una divertente commedia sul precariato il cui spunto iniziale - ripreso dalla serie TV Breaking Bad - regge grazie a una scrittura inventiva e a un buon cast di attori.