Volare

Sembra partire bene Volare, esordio alla regia di Margherita Buy, ma il fiato è corto e ben presto il film va ad arenarsi nelle secche del macchiettismo da fiction televisiva, nel momento in cui subentra il gruppo degli aviofobici, con tanto di critico cinematografico livoroso. Restano a suo favore gli esilaranti duetti fra Buy attrice e Anna Bonaiuto, ma non può bastare. Alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public.

Felice di stare quaggiù

La paura di volare, così irrazionale e umana, attanaglia AnnaBì, un’attrice di talento che potrebbe aspirare al successo internazionale se salisse su quel maledetto aereo per la Corea. Anche la sua vita privata è appesa a un aereo. Riuscirà a vincere la sua paura?.[sinossi]

Volare è l’esordio alla regia di Margherita Buy, presentato nella sezione Grand Public della 18esima Festa del Cinema di Roma. La protagonista è la stessa Buy nel ruolo di AnnaBì, come viene chiamata da colleghi e amici. Un’attrice in crisi a 360 gradi: separata, una figlia che sta per andare a studiare in un’università in California (a colpi di 60.000 dollari l’anno) e la carriera che sembra essersi arenata nel reiterarsi delle stagioni di una fiction televisiva che la vede protagonista nei panni di un ufficiale di polizia, mentre la grande occasione di girare un importante film d’essai in Corea rischia di andare in fumo: e tutto questo per via della sua insopprimibile paura di volare. All’inizio del film vediamo AnnaBì di spalle mentre sale sull’aereo che dovrebbe portarla a Seul, in un’inquadratura fortemente angolata dal basso che conferisce, assieme alla musica, il pathos di un thriller. Ma poco dopo aver guadagnato la sua poltrona ed essersi seduta, la donna fugge via urlando a squarciagola, in un misto fra comicità e disagio che sembra quasi il frutto, o comunque l’eco, della sua oramai abituale collaborazione con Nanni Moretti.

A seguire alcune scene tra le pareti domestiche in cui la donna, frustrata e indecisa, si confronta con la figlia, affettuosa ma impertinente, nonché con la sua agente machiavellica e senza scrupoli (una divertentissima Anna Bonaiuto): qui i dialoghi divertono e trovano il giusto ritmo e ben predispongono per il seguito. Che puntualmente, invece, delude ogni aspettativa. Nel momento in cui AnnaBì decide di iscriversi al gruppo di aiuto psicologico presso l’aeroporto Leonardo Da Vinci, un corso di due giorni rivolto a persone che come lei hanno paura di volare (per chi se lo chiedesse: sì, tali gruppi esistono davvero), il film vira maldestramente verso la banalità e il bozzettismo, perdendo ogni inventiva, in primis in termini di scrittura (lo script è opera dalla stessa regista e attrice, assieme a Doriana Leondeff e Antonio Leotti). Non più personaggi ma macchiette, ognuna con i suoi tic, sfruttati e reiterati senza efficacia: la verace donna romana di periferia dal grande cuore, fan accanita di AnnaBì (la solare Giulia Michelini); il napoletano in procinto di partire per il Messico per recuperare una vecchia fiamma; il fattore che finalmente ha deciso di provare una nuova esperienza; il critico cinematografico antipatico e livoroso che l’ha presa di mira (cosa fa, Buy, gioca d’anticipo?!), l’uomo arabo dal passato oscuro e la paura negli occhi che snocciola proverbi cinesi (ma perché?), e così via. E ovviamente il pilota e comandante e la sua ex che si “imbuca” al corso. Ce n’è per tutti i gusti, si direbbe. Invece è tutto drammaticamente insapore, come una fiction pomeridiana.

Qualcosina ad alzare un po’ l’asticella c’è, ma non di molto: la buona caratterizzazione del padre scorbutico di AnnaBì (Massimo De Francovich), sempre alle prese con le parole crociate e poco interessato a sorbirsi le lagnanze della figlia; o i colpi bassi e le frecciatine velenose tra la protagonista ed Elena Sofia Ricci (nei panni di se stessa), che però non hanno tutto questo gran smalto e si fermano un attimo prima di farsi coinvolgenti, come se il gioco e la complicità fra le due attrici rimanessero in buona parte inespressi. E di certo non giova l’inserimento del tutto anodino di una particolare sequenza dal tono drammatico-malinconico incaricata di guidare la protagonista allo scioglimento del suo nodo interiore.
Insomma, era forse lecito aspettarsi di meglio, data l’incontestabile bravura e versatilità di Margherita Buy attrice, i cui duetti con Anna Bonaiuto (spassosissima ogni volta che entra in scena) sono indubbiamente esilaranti e rimangono la cosa migliore di Volare. Un film che, nel suo complesso, conferma invece una volta di più la crisi della commedia italiana contemporanea, la sua incapacità di portare a segno una zampata che sia una, di scavare oltre maschere troppo comode e usurate e superfici fin troppo levigate ma opache. La paura di volare, metafora fin troppo ovvia della paura di vivere pienamente e liberamente la propria vita e i propri sogni, diventa così un boomerang che finisce per rivelare proprio questa incapacità di osare che appartiene a tanto, troppo cinema italiano, evidentemente felice di stare quaggiù.

Info
Volare, il sito ufficiale.

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