Davanti agli occhi

Davanti agli occhi

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Il meccanismo narrativo di Davanti agli occhi, a differenza di pellicole come The Others e The Orphanage, che mantenevano vivi dubbio e tensione, si inceppa nella scelta di ripetere e via via allungare la sequenza cardine del film. Il côté mistery è poi appesantito da uno sguardo moralizzatore piuttosto indigesto.

(Tra)Uma Thurman

Briar Hill, Connecticut. Diana e Maureen sono amiche inseparabili e insieme fanno tutte le cose tipiche degli adolescenti: saltare la scuola, fantasticare sui ragazzi, fare il bagno di nascosto nella piscina dei vicini, fumare spinelli. Diana è passionale e trasgressiva, Maureen timida e seria. Ma una mattina di primavera la vita di questa tranquilla cittadina è spezzata da un terribile evento. Le due ragazze sono dentro il bagno della loro scuola. Da lì sentono strani rumori, urla, spari all’improvviso la porta si apre, spalancata da Michael. Lo studente imbraccia una mitraglietta, punta la canna contro le due ragazze. Diana e Maureen capiscono che stanno per morire. Ma Michael offre una scelta, in un gioco atroce e crudele: chiede a Diana e Maureen che siano loro stesse a indicare chi, delle due, deve morire. L’altra si salverà… [sinossi]

Non che ci sia particolare nostalgia da parte di chi scrive nel segnalare il ritorno di Uma Thurman: per non farcela dimenticare l’hanno persino inserita nelle pubblicità nostrane insieme a un uomo di un altro mondo, ovvero Ibrahimovic. È però vero che l’operazione di Vadim Perelman, finora conosciuto per La casa di sabbia e nebbia, sembra proprio attaccarsi con le unghie e i denti alla star. Si ha l’impressione che si faccia tutto in funzione della guerriera di Kill Bill, mettendole innanzitutto la responsabilità di far comprendere da ogni suo gesto, ogni stranezza dello sguardo, il mistero della trama, la zona oscura che il film lascia nascosta fino alla fine. Per chi scrive poi non sono mancati momenti in cui sperava che Uma si levasse di dosso quell’aria così da madre di famigliola americana bene, così castigata e con uno sguardo estremamente basito, e tirasse fuori una katana o al massimo rispondesse male a qualcuno. E invece niente di tutto ciò avviene.

Si ha l’impressione, vedendo Davanti agli occhi, che proprio il titolo sia il maggiore indizio di come interpretare ciò che accade sullo schermo. Perelman vuole forzare lo sguardo usando ripetizioni e salti della trama dicendoti però che la verità è evidente. Se il tempo è il motore maggiore del film, inteso nel suo scorrere rispetto a un’amicizia adolescenziale, come cambiamento dei personaggi (e delle attrici) a vent’anni di distanza, e nella sua assenza o vacuità (c’è un trauma, sorta di eterno ritorno di un dato evento), il regista però lo prende a pretesto anche rispetto allo spettatore: ti informo subito che è successo qualcosa di terribile nel passato di una donna, qualcosa che ha a che fare con uno studente pazzo che spara in una scuola senza motivi ben visibili (tanto per cambiare), ma ti faccio tornare al presente-futuro pochi secondi prima che lo studente decida chi uccidere tra le due amiche. Con questo ricatto si va avanti per tutto il film, ma non solo: la scena dello studente che deve decidere viene ripetuta interamente per almeno quattro volte (dopo un po’ perdi il conto) aggiungendo ogni volta dieci secondi in più. Tanto che all’ennesima ripetuta qualche spettatore, almeno fino dove aveva già visto, cominciava a chiacchierare del più e del meno, o del film stesso passando già al dibattito.

Si vorrebbe rammentare a questo strafottente ma legnoso regista nella sua scoperta strategia che difficilmente una sorpresa regge se si fa capire continuamente che vi sarà una sorpresa, o forse la sorpresissima come in questo caso: film come The Others o Il sesto senso o The Orphanage, che in qualche modo lasciano sempre il dubbio sull’autenticità o meno della presenza di un dato personaggio (è vivo, è morto, è immaginato, è sognato o quant’altro) che possono per analogia assomigliare alla costruzione di trama di Davanti agli occhi, comunque riuscivano a lasciare indizi e allo stesso tempo a inquietare lo spettatore su ciò che avviene al momento, invece qui – come se non bastasse – non regge nemmeno l’apparato dei personaggi. È un’amicizia che ha un che di moralmente abietto e morboso, poiché la ragazza più cattolica fa venire i sensi di colpa alla più disinibita delle due, ma Perelman è tutto dalla parte della ragazza casta e quindi cercherà in tutti i modi di evidenziare arrivando fino al misticismo la caducità e la debolezza delle gioie della carne, e del corpo stesso inteso come sua entità fisica. Davvero un’azione moralizzatrice con tanto di aborto spontaneo e pregna di sentimentalismo, che almeno per chi scrive non fa altro che allontanare dal film, e a quel punto anche la scoperta della verità è tutta intesa sotto questa spinta cattolicizzante, e allora è davvero troppo quello che è davanti agli occhi.

Info
Il trailer di Davanti agli occhi.

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