Chelsea on the Rocks

Chelsea on the Rocks

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In una commistione caotica e a tratti perfino disturbante tra realtà e ricreazione della stessa, Chelsea on the Rocks di Abel Ferrara è comunque uno degli inni d’amore più appassionati che New York abbia ricevuto negli ultimi anni. In dvd grazie alla BIM.

Joni Mitchell e Leonard Cohen (tra gli altri) gli hanno dedicato una canzone, Lou Reed e Sterling Morrison ne scrissero un’altra da donare all’indimenticabile voce di Nico; vi hanno soggiornato, per periodi più o meno lunghi, artisti del calibro di Mark Twain, Bob Dylan, Patti Smith, Stanley Kubrick, Allen Ginsberg, Gregory Corso; lì la morte raggiunse Dylan Thomas, nel 1953; Arthur C. Clarke vi portò a termine la stesura di 2001: Odissea nello spazio; in uno dei suoi appartamenti fu trovata senza vita Nancy Spungen, compagna dell’ex Sex Pistols Sid Vicious… [sinossi]

Quelli appena riportati sono solo alcuni degli aneddoti che si potrebbero rintracciare andando a scandagliare gli archivi della memoria del Chelsea Hotel, la più celebre residenza di New York e, con ogni probabilità, di tutto il mondo. Nel corso dei quasi centotrenta anni di esistenza, tra la Seven e la Eight Avenue, nel cuore pulsante di Manhattan, il Chelsea ha visto passare nei suoi appartamenti una fauna a dir poco singolare, ospitando artisti, bohemien, e folli di ogni genere. Con un materiale umano (e architettonico) di questo rilievo, la mente sovraeccitata di un cineasta al di fuori di schemi e regole quale Abel Ferrara, non poteva che essere stimolata: avvalendosi in fase di scrittura del supporto di David Linter e Chris Zois (quest’ultimo già al lavoro con Ferrara sugli script di Blackout e New Rose Hotel), il cineasta italo-americano si avvicina dunque al documentario, approccio estetico con il quale non ha avuto modo di flirtare in troppe occasioni – in precedenza vi era stato l’episodio del breve Not Guilty: For Keith Richards, successivamente a Chelsea on the Rocks sarà poi la volta di Mulberry St. e Napoli Napoli Napoli.

È con ogni probabilità anche per questo motivo che Chelsea on the Rocks appare virtualmente sgrammaticato: la commistione tra realtà e ricreazione della stessa è caotica, perfino disturbante in alcune occasioni – si veda la lunga sequenza della ricostruzione (ideale) della morte di Nancy Spungen, con l’evidente patina di finzione che la sovrasta –, ma questo dato non deve essere interpretato solo nella sua accezione negativa. Come sarà poi anche in Napoli Napoli Napoli, è la ferrea volontà del regista a determinare la mancanza di omogeneità tra le parti in gioco: nella sua lettura dissacrata e a tratti nichilista dell’umanità, il caos mediatico (rintracciabile anche nel cambio di formato, che passa senza soluzione di continuità dal video alla pellicola super-8) diventa quasi un’esigenza, qualcosa di cui davvero non si può fare a meno.
E se le digressioni che vorrebbero ampliare lo sguardo del documentario, con i riferimenti alla storia statunitense più o meno recente (in particolar modo Ferrara torna con una certa frequenza sull’attentato dell’11 settembre 2001 che colpì le Twin Towers), risultano a conti fatti puramente accessorie, non si può negare a Chelsea on the Rocks di essere uno degli inni d’amore più appassionati che New York abbia ricevuto negli ultimi anni.

Tra quelli che riconoscono i suicidi che scelgono l’hotel per togliersi la vita dai tonfi provocati dalla loro caduta nel vuoto e coloro che sono pronti a sciorinare in un rapido elenco tutti gli spiriti con i quali sono entrati in contatto durante la loro permanenza al Chelsea, il documentario annovera volti noti e meno mettendo in mostra uno sguardo empatico e complice, mai giudicante. Non sconvolgerà l’esistenza di nessuno, Chelsea on the Rocks, ma sarebbe stato ingiusto renderlo invisibile agli spettatori italiani.
È dunque davvero meritoria la scelta della BIM di inserire il film di Ferrara tra “il meglio del cinema che non avete ancora visto” (per citare lo slogan di lancio della collana di cui fa parte): perché è un prodotto anomalo, in grado di conquistare sia il pubblico cinefilo che gli amanti dell’arte newyorchese degli ultimi cinquant’anni. Raccontando un luogo che sembra fuori dallo spazio e dal tempo, leggenda che si rinnova anno dopo anno, star dopo star, aneddoto dopo aneddoto. Peccato semmai non poter contare su alcun supporto ulteriore alla visione, visto che il dvd è completamente privo di contenuti extra: ma di fronte a un’opera completamente inedita nel nostro paese, forse è il caso di accontentarsi.

Info
Il trailer su Youtube di Chelsea on the Rocks.
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