Blue Jasmine

Blue Jasmine

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Lasciati finalmente da parte i cliché da cartolina, Woody Allen con Blue Jasmine torna a puntare l’obiettivo sugli esseri umani e sulle dinamiche del vivere, realizzando un film dolente e doloroso che non cede mai al patetismo.

A fronte di un matrimonio appena fallito e di un patrimonio divorato da uno scandalo finanziario, Jasmine, elegante e mondana newyorkese, si vede costretta a dare una svolta alla sua vita: sceglie quindi di trasferirsi nel modesto appartamento della sorella Ginger a San Francisco… [sinossi]

Con Blue Jasmine Woody Allen rinfodera l’animus da turista che lo ha portato in giro per l’Europa sfornando progetti spesso non esattamente indimenticabili e torna dietro alla macchina da presa con un film finalmente più convincente: lo fa addentrandosi nelle fragilità di una donna psicologicamente instabile, dipendente dagli psicofarmaci e preda della sovrapposizione di ricordi, speranze e disillusioni, che insegue – sempre sull’orlo della crisi di nervi – il sogno di riscattarsi e di potersi rendere protagonista di un futuro migliore. Jasmine sta assistendo inerme al crollo di tutte le sue certezze: la sua vita è un fallimento continuo, il suo matrimonio è naufragato, suo marito – ricco uomo d’affari – è stato travolto da uno scandalo finanziario e lei ha perso tutti i suoi risparmi, trovandosi costretta ad abbandonare le lussuose abitudini newyorkesi.

Blue Jasmine è il racconto di una fuga: una fuga fisica, che porta la protagonista da una costa all’altra degli Stati Uniti per allontanarsi quanto più possibile dall’incubo del suo sogno di felicità che si sgretola, ma soprattutto una fuga emotiva dalla realtà, segnata dalla difficoltà di relazionarsi con il giudizio degli altri nell’urgenza di costruire un’immagine di sé edulcorata, che sottolinei l’apparire piuttosto che l’essere. Abbandonati finalmente i cliché da cartolina (il Golden Gate simbolo di San Francisco occhieggia sullo sfondo giusto per un’istante, in un’appropriata parentesi dal respiro più trasognante), Allen torna a puntare l’obiettivo sugli esseri umani e sulle dinamiche del vivere, dando vita a una commedia cupa che non cede al patetismo né a slanci più melensi e costruendo al contrario l’impalcatura di un serio travaglio psicologico all’interno di una cornice improntata su toni leggeri. Non mancano certamente elementi grotteschi, giusto sul filo del caricaturale, ma il regista newyorkese si dimostra capace di modulare con rinnovata maestria i diversi caratteri della storia. Così il lungo viaggio di Jasmine alla (ri)scoperta del mondo lontano dallo sfarzo mondano della Grande Mela – costellato dai ripetuti flashback che riportano la protagonista nel suo “ambiente naturale” – acquisisce i tratti di una vera e propria odissea dal ritmo incalzante, portata sullo schermo grazie a una struttura classica e ben rodata che valorizza una sceneggiatura finalmente lontana dagli standard delle ultime fatiche alleniane.
Un cast scelto con efficienza capillare impreziosisce la pellicola con interpretazioni decisamente calzanti, dalla brava Sally Hawkins nel ruolo della sorella Ginger ad Alec Baldwin, marito bugiardo e truffatore, passando per Peter Sarsgaard e Bobby Cannavale: a fare la differenza però è una Cate Blanchett in forma smagliante, capace di regalare alla sua Jasmine tutta la tridimensionalità di un personaggio tanto sgradevole quando ammaliante, nel quale nervosismo e fragilità si fondono con arroganza e snobismo, in una sorta di fusione nucleare dalle potenzialità devastanti che si consuma dietro alla maschera di una bellezza eterea e di un allure da signora altolocata.

A dispetto della cupezza, dell’amarezza e del sottile cinismo che caratterizza il progetto, Blue Jasmine avvolge i suoi personaggi in un abbraccio di benevolenza, anche a fronte di indoli e comportamenti discutibili: con ironia dolcemente malinconica, cullandosi nelle note di un evergreen del repertorio jazz, Allen osserva le traiettorie incidenti dell’opulenta borghesia e della classe lavoratrice più modesta, documentando – senza didascalismi o moralismi – la fascinazione per l’effimero, la fatica nel confrontarsi con le conseguenze delle proprie scelte e delle proprie azioni.
Un fortunato ritorno oltreoceano quello di Woody Allen, che però non sembra avere intenzione di accantonare il suo spirito da globetrotter, tanto da essere già sul set del suo nuovo film, Magic in the Moonlight, ambientato in Francia, già protagonista di quello che forse è il più riuscito fa i recenti progetti “europei”, Midnight in Paris: in questo caso non saranno però le mille luci scintillanti della Ville Lumière a fare da telaio alla storia, bensì le atmosfere calde e mediterranee del sud del Paese, e chissà se sarà più difficile stavolta evitare o smitizzare gli stereotipi da dépliant turistico.

Info
Il sito ufficiale di Blue Jasmine.
La pagina facebook di Blue Jasmine.
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