Transcendence

Transcendence

di

Al suo debutto alla regia con Transcendence, Wally Pfister, uno dei migliori direttori della fotografia contemporanei, sfodera una sfrenata passione cinefila e cospicue dosi di riflessioni parafilosofiche, per un pamphlet sospeso tra il geniale e il demenziale.

Essere e non essere

Il dottor Will Caster (Johnny Depp) è il più importante ricercatore nel campo dell’intelligenza artificiale e lavora alla creazione di una macchina senziente che combini l’intelligenza collettiva di tutto ciò che è conosciuto con l’intera gamma delle emozioni umane. I suoi controversi esperimenti lo hanno reso famoso, ma lo hanno fatto diventare anche il bersaglio principale di un gruppo di terroristi contrari alla tecnologia, pronti a tutto pur di fermarlo… [sinossi]

“Una collisione fatale tra uomo e tecnologia”. Difficile immaginare una definizione più suggestiva per la nobile arte della direzione della fotografia, o per il cinema tout court. A pronunciare queste parole, sebbene facendo riferimento a concetti ben più aulici e complessi, è uno dei personaggi di Transcendence, debutto alla regia per Wally Pfister, abituale cinematographer di Christopher Nolan e premio Oscar per Inception. Rivisitazione cinefila e un po’ naïf del complesso sottogenere della fantascienza filosofica, Transcendence è un affresco post-apocalittico e post-informatico sulle dinamiche nefaste generate dalla genesi di una macchina senziente. Protagonista è una coppia di scienzati esperti in nanotecnologie, Will e Evelyn Caster (incarnati rispettivamente da Johnny Depp e Rebecca Hall), che portano avanti le loro ricerche nonostante l’ostilità di pericolosissimi terroristi neo-luddisti. Quando questi esagitati iniettano nell’organismo del Dott Caster del polonio, destinandolo a morte imminente, lo studioso, con l’ausilio della consorte, decide di uploadare il suo brillante cervello su un processore in modo da garantirsi vita eterna e, una volta collegato a internet, anche onniscenza e onnipresenza. Le conseguenze saranno nefaste, dal momento che da un passaggio di stato all’altro Caster non manterrà intatte tutte le sue qualità (specie quelle umane, of course) e così, tanto la moglie quanto i suoi più stretti collaboratori, saranno messi di fronte a scelte a dir poco difficili.

Gli spunti sono dunque altisonanti e forieri di rischiose evoluzioni para-filosofiche di vario genere, né è possibile d’altronde esimersi dall’individuare in Trascendence anche una riflessione sulla trasformazione che il cinema sta subendo in questi anni ingrati. Proprio come il protagonista di questa pellicola, girata tra l’altro in 35mm (la fotografia è di Jess Hall), anche la settima arte sta trasmigrando sempre più da una forma (la pellicola) a un’altra (il file digitale) e in questa “trasfigurazione” delle sue componenti empiriche, inevitabilmente qualcosa della sua essenza primigenia va perduto. È un po’ la storia del personaggio qui incarnato da Johnny Depp, il cui percorso serba nei suoi punti nodali un vago sentore vintage e passatista, tipico di un cinema sci-fi del passato (tra i tardi anni ’80 e i ’90), quando lo sviluppo tecnologico montante spingeva gli sceneggiatori a puntare su una difesa dell’umano, come ben esemplificavano il primo Terminator e derivati “di culto” come il trascurato Hardware. Ma i vari proclami esposti nel film risultano in fin dei conti alquanto ambigui e contraddittori, d’altronde un direttore della fotografia non può certo proclamarsi contrario, per ragioni di mestiere, all’evoluzione tecnologica.

Trancendence contiene un po’ tutti i difetti di un’opera prima, a partire da questa indecisione di fondo sulla direzione da intraprendere, per proseguire con l’esplicita volontà di stupire il proprio spettatore, inserendo sia dal punto di vista della storia che da quello dell’immagine, tutto quanto di più stupefacente e stravagante gli autori (la sceneggiatura è opera di Jack Paglen) siano stati in grado di immaginare.
La pura e limpida metafora metacinematografica resta nella realtà dei fatti piuttosto vaga, quasi impercettibile, schiacciata sullo sfondo di un conglomerato opaco e confuso di spunti eterogenei.
Si disquisisce infatti di questioni perniciose come il dissidio insanabile tra il voler comprendere e il voler cambiare il mondo, essere o creare un Dio,se l’intelligenza e l’anima siano collegate tra loro e su quali siano le prove empiriche del possesso di una coscienza.
La digitalizzazione del nostro (anti)eroe segue poi delle tappe sospese tra il banale e il bislacco, che vanno da una prima fase in cui utilizza i suoi nuovi poteri per fare arrestare dei malviventi – un chiaro atto di propaganda per il nuovo despota liquido – seguono i miracoli (ciechi che iniziano a vedere, storpi che principiano a camminare) e infine la formazione di un vero e proprio esercito di adepti, nel pieno rispetto di un canovaccio “cristologico”.

Il neo-regista frulla un po’ tutto il cinema che ha visto e amato nel corso degli anni, c’è qualcosa di eXistenZ di Cronenberg (i terroristi, la realtà “altra”, iniezioni improprie), di L’uomo senza ombra di Verhoeven, de Il villaggio dei dannati (i bifolchi inebetiti) o di Operazione diabolica di Frankenheimer, mentre nella raffigurazione della natura riecheggiano le immagini ammalianti della versione di L’invasione degli ultracorpi firmata da Philip Kauffman nel 1978 (Terrore dallo spazio profondo è il titolo italiano), che si ammantava della superba fotografia di Michael Chapman, senza dubbio uno dei maestri prediletti da Pfister.

Esiste però un confine molto labile tra una storia intrigante ricca di riferimenti filosofici e la sua stessa parodia, e Pfister lo varca più volte, con l’alterigia vagamente spaccona del debuttante, che solo il condimento di una candida ingenuità sperimentatrice rende tutto sommato perdonabile. Dopo tante elucubrazioni cervellotiche e qualche colpo di scena dalle motivazioni rilanciate tutte alla mente oramai plagiata e assuefatta dello spettatore, diviene poi sempre più evidente quanto Transcendence sia principalmente una grande e tutto sommato classica storia d’amore, peccato però che la sua frase più romantica suoni come “Ti prego, uploadami!”.

Info
Il trailer italiano di Transcendence.
Transcendence sul sito della 01 Distribution.
Il sito ufficiale di Transcendence.
Transcendence su facebook.
  • transcendence-2014-wally-pfister-01.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-02.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-03.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-04.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-05.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-06.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-07.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-08.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-09.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-10.jpg
  • transcendence-2014-wally-pfister-11.jpg

Articoli correlati

Array
  • Archivio

    Il cavaliere oscuro - Il ritorno RecensioneIl cavaliere oscuro – Il ritorno

    di Sono trascorsi otto anni da quando Batman è svanito nella notte, trasformandosi da eroe a fuggitivo. Prendendosi la colpa della morte del procuratore Dent, il Cavaliere oscuro ha sacrificato tutto ciò per cui che lui e il Commissario Gordon avevano lavorato...
  • Archivio

    Inception RecensioneInception

    di La deflagrazione ultima e irrefrenabile dell'immateriale, l'apologia del cinema come macchinario teso all'accumulo di immaginario, prima ancora che alla sua spiegazione.
  • Archivio

    Il cavaliere oscuro RecensioneIl cavaliere oscuro

    di Un film che rappresenta uno dei connubi più riusciti negli ultimi anni tra spirito autoriale ed esigenze mainstream, capace di evitare compromessi sia con l'aspetto più direttamente introspettivo della vicenda che con quello spettacolare...