De Oliveira: sfiorare l’eternità
Per la sua 26esima edizione il FID di Marsiglia ospiterà una retrospettiva dedicata a Manoel de Oliveira, divisa per percorsi tematico-simbolici, da Douro, Faina Fluvial a Visita, ou Memorias e Confissões. Dal 30 giugno al 6 luglio.
Manoel de Oliveira: frôler l’éternité. È questo il titolo della retrospettiva che la 26esima edizione del FID di Marsiglia dedicherà a de Oliveira dal 30 giugno al 6 luglio prossimi. E il cineasta portoghese, scomparso lo scorso 2 aprile a 106 anni, ha davvero sfiorato l’eternità, non solo quella biografica ma anche quella cinematografica, avendo esordito all’epoca del muto con Douro, Faina Fluvial (1931) ed avendo attraversato tutte le stagioni del cinema finora conosciute, compresa l’attuale deriva digitale.
Il FID affronta la sua lunghissima carriera scegliendo di mettere in programma 25 titoli e organizzandoli per sotto-sezioni ragionate e tematiche.
Il primo programma – “Corso di storia” – prevede la proiezione di No, o la folle gloria del comando (1990) come punto di partenza per la riflessione che de Oliveira ha compiuto intorno al suo paese nel corso dei decenni, una nazione – il Portogallo – segnata da (in)gloriose sconfitte. E in questo percorso, oltre a O velho do Restelo non poteva mancare O Quinto Impeiro, incentrato sulla disfatta di re Sebastiano.
Con il secondo programma – “La parola in azione” – si va ad identificare, ospitando film come Acto da Primavera (1963) e Amor de Perdição (1978), il verbo, la parola, quale materia stessa dell’immagine deoliveiriana, il corpo su cui costruire il senso del filmare (e forse qui manca almeno Parola e utopia).
Il terzo programma – “Il presagio de La caccia” – parte proprio dal folgorante cortometraggio La caccia (1963) per contestualizzarlo quale icastico exemplum intorno alla fatalità del destino, tema che avrà ulteriori declinazioni in Benilde o la vergine madre (1975), Francisca (1981, che poteva benissimo rientrare anche nel secondo programma), La valle del peccato (1993) e I cannibali (1988).
“Filmare l’attore prima del personaggio” è il titolo del quarto programma impostato sull’idea che de Oliveira prima del personaggio filmi l’attore stesso, il corpo in scena, l’essere attore. I film in questione sono O passado e o presente (1971), Mon cas (1986), O Dia do Desespeo (1992) e il frammento Rencontre unique da Chacun son cinéma (2007), quest’ultimo con protagonista Michel Piccoli.
L’ultimo dei cinque programmi – “Fiume d’infanzia” – è incentrato sulla città di Porto cui il maestro portoghese ha dedicato sia il suo primo film, Douro, Faina Fluvial per l’appunto, sia alcuni capitoli fondamentali della sua filmografia tra cui Porto della mia infanzia (2001) e lo stesso Visita, ou Memorias e Confissões (1981), suo film-testamento realizzato addirittura più di trent’anni fa e mostrato, secondo le volontà di de Oliveira, solo dopo la sua morte alla scorsa edizione del Festival di Cannes. E in questo quinto spazio non poteva mancare poi Ritorno a casa (2001) che, pur ambientato in un contesto francese, riflette proprio sul tema della ricerca della propria origine esistenziale.
Sicuramente vi è qualcosa di arbitrario in questa suddivisione, rigorosamente e forse giustamente anti-cronologica, eppure vi è da dire che il FID tenta così di fornire una sorta di mappatura di una filmografia come quella di de Oliveira, la cui ricchezza inestinguibile è ancora tutta da studiare.