Dove eravamo rimasti

Dove eravamo rimasti

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Apre Locarno, con proiezione in pompa magna in piazza, il nuovo film di Jonathan Demme, Ricki and the Flash (Dove eravamo rimasti), un ritratto dell’America profonda, che ruota attorno a una grande Meryl Streep che incarna una mamma che suona l’hard rock. Buona confezione, grandi interpreti ma nulla di più.

Meryl Streep suona il rock

Meryl Streep interpreta una donna che insegue il sogno di diventare una rockstar; più tardi torna a casa con l’intenzione di rimediare ai propri errori… [sinossi]

Ricki Rendazzo ha una doppia vita. Di giorno cassiera nel reparto frutta e verdura di un supermarket, di sera si esibisce in un locale come leader, cantante e chitarrista, di una cover band. La sua stessa vita è segnata da una frattura. Prima di assumere un nome d’arte si chiamava Linda Brummell e conduceva una vita alto-borghese in una bellissima villa con piscina, con un facoltoso marito da cui poi si è separata. Il richiamo a quella vita, il senso di appartenenza alla famiglia, i rimpianti e rimorsi nei confronti della figlia sono tanti. Ma tra Linda Brummell e Ricki Rendazzo sceglierà di rimanere la seconda.
Una voce roca, un viso segnato dalla vita, una lunga treccia come una vecchia rockstar che vuole mantenere forzatamente un look da giovane, una donna dalle idee conservatrici, che ricorda con rimpianto il 2008 e l’elezione di Obama, per quanto ribelle, e che esorta il pubblico a inneggiare all’America, il paese più bello del mondo. Incarna con le sue canzoni e la sua vita lo spirito stesso degli USA. Lavora in una mall, un grande centro commerciale dove si svolge la vita sociale degli americani, dove tutto è merce, e conosce a memoria i codici dei prodotti, frutta e verdura, al cui reparto è addetta. Ha buttato via una vita più facile e agiata per la propria indipendenza. E il suo repertorio musicale, che spazia da Lady Gaga a Bruce Springsteen è la colonna sonora dell’America. Che passa anche per canzoni di un passato di contestazione in epoca Vietnam. Due di queste sono peraltro anche nel soundtrack di Full Metal Jacket, Wooly Bully e Paint It Black. La seconda, che nel film di Kubrick era sui titoli di coda, non è cantata da Ricki ma è extradiegetica: Demme sa condurre un gioco di rimandi tra diegetico ed extradiegetico. E le scene dei concerti rappresentano, soprattutto l’ultima, autentici momenti di catarsi, di liberazione degli istinti, lasciandosi indietro regole e convenzioni sociali. Dove eravamo rimasti (Ricki and the Flash) palpita di queste canzoni e ha lo spirito, pur non avendone la struttura, del musical, del film canzone.

L’America ritratta da Demme in Dove eravamo rimasti – film d’apertura della 68esima edizione del Festival di Locarno – è pervasa di bonarie tensioni sociali, l’omofobia e i diritti dei gay, divisa tra i nostalgici di Bush e gli obamiani. Un’America fotografata di caldi colori autunnali, nel tragitto dalla San Fernando Valley, dove vive Ricki, a Indianapolis, dove viveva Linda. Il viaggio è una sorta di ozuiano Viaggio a Tokyo, un viaggio interiore in un passato che rimane vivo, il ricongiungimento domestico, il riscoprire il valore saldo, e la tentazione, dell’entità famigliare.
Punto forte dell’opera è ovviamente la grande Meryl che, tanto per dimostrare che il metodo dell’Actor Studio non passa mai di moda, ha passato mesi di training per imparare a strimpellare come si deve. E i momenti di concerti sono in effetti vere esibizioni, senza nulla di simulato. E la Streep recita accanto a Mamie Gummer, sua figlia nel film come nella vita. Naturalmente grande la prova anche di Kevin Kline, che è l’ex-marito di Ricki. Nulla da eccepire sull’ottima fattura del film. Lontano è comunque il ritratto corrosivo dell’America e dei suoi fantasmi di un Douglas Sirk. Gli agnelli di Jonathan Demme rimangono tenuti sotto silenzio.

Info
La scheda di Dove eravamo rimasti sul sito del Festival di Locarno.
Il trailer di Dove eravamo rimasti su Youtube.
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