Doppio amore
di François Ozon
Giochino ombelicale, ultra-citazionista, levigato e trash: Doppio amore di François Ozon, in concorso alla 70esima edizione del Festival di Cannes, è un thriller che si scardina da solo e che ammicca alla sua stessa auto-parodia.
Era proprio mio gemello
Chloé, una giovane donna, si innamora del suo psicoterapeuta Paul. Qualche mese più tardi, i due vanno a vivere insieme, ma lei presto scopre che il suo compagno le ha nascosto una parte della sua identità… [sinossi]
Il cinema di François Ozon è tutto basato su un’eleganza formale levigata e sulla costruzione di sequenze d’atmosfera, enigmatiche, suadenti e inizialmente molto promettenti. Ma è allo stesso tempo un cinema che lotta contro se stesso, che – tanto preoccupato di rifuggere la banalità – innesta così tante chiavi di lettura, così tanti ribaltamenti di senso da finire per eviscerare i suoi personaggi e i loro drammi, lasciandoli come corpi morti di fronte agli occhi dello spettatore. È un cinema che va al di là della semplice maniera e che si fa auto-parodia, costante e compiaciuto divertissement.
E se in alcuni casi il regista francese riesce a celare questa sua tendenza auto-distruttiva e masochista, come ad esempio – di recente – in Una nuova amica e in Frantz, stavolta con Doppio amore, presentato in concorso alla 70esima edizione del Festival di Cannes, è riuscito ad assommare tutto il peggio di sé.
Nella vicenda di Chloé che rimane impantanata in un rapporto doppio con due gemelli – e che ha sempre sognato a sua volta di avere una sorella – Ozon scopiazza di tutto e di più, passando ora da Inseparabili di Cronenberg (anche qui c’è la ginecologia), ora dal recentissimo Elle di Verhoeven (anche qui c’è un gatto che dovrebbe avere un ruolo importante), ora dal De Palma che rifà Hitchcock (ad esempio, Passion del 2012), ora ovviamente da Hitchcock stesso (animali impagliati, retaggi da La donna che visse due volte, e via dicendo), ora perfino da Polanski (un pizzico de L’inquilino del terzo piano e uno di Rosemary’s Baby), ora infine dal Welles di La signora di Shanghai (la celebre scena degli specchi con pistola). Da tutti però prende delle briciole, delle suggestioni visive, degli accenni di atmosfere, che non riesce mai a fare proprie, cui non riesce a trasferire la propria personalità. Anzi, forse questa volta, ancora più che in passato, Ozon dà l’impressione di aver studiato la storia del cinema ma di averla digerita male, troppo indeciso come sempre sulla direzione da prendere.
Chiaro, si può anche citare, ma almeno sarebbe il caso di provare a restituire un’emozione: invece Doppio amore dovrebbe essere un thriller e non riesce mai a inquietare, dovrebbe essere un erotico d’autore e appare completamente a-sensuale. Perché Ozon non empatizza con i suoi personaggi, li lascia agitarsi in scena, a volte anche allontanandosi da loro (come ad esempio in una delle scene di sesso), li tiene a distanza, perché quello che importa a lui è solo il gioco formale auto-referenziale, dagli insistiti split screen iniziali (anche belli visivamente), ai mille espedienti di raddoppiamento dell’immagine della protagonista attraverso gli specchi.
Doppio amore è anche un film che riesce nell’impresa – sempre per quel suo discorso di andare contro se stesso – di rovinare le buone idee: il lavoro di Chloé ad esempio, quello di sorvegliante in un museo, poteva aprire a sviluppi molto interessanti; e invece si arriva ben presto a capire che Ozon se n’è servito solo per darci in pasto un’altra trovata delle sue, tra l’altro anche estremamente trash, quella di fare un patchwork digitale tra il volto della protagonista, Marine Vacth, e alcune opere di arte contemporanea. E, a proposito di trash, non si può non citare anche lo stacco di montaggio tra la vagina e l’occhio, per un maldestro e solo apparentemente disinibito tentativo di épater le bourgeois. Perché il punto è che Doppio amore vuole far finta di scandalizzare, come vuole far finta di mettere in scena il tema del sosia, come ancora finge di fare dell’erotismo. Mentre è solo un giochino ombelicale.
Info
La scheda di Doppio amore sul sito del Festival di Cannes.
Il trailer italiano di Doppio amore.
- Genere: drammatico, erotico, thriller
- Titolo originale: L'amant double
- Paese/Anno: Francia | 2017
- Regia: François Ozon
- Sceneggiatura: François Ozon
- Fotografia: Manuel Dacosse
- Montaggio: Laure Gardette
- Interpreti: Dominique Reymond, Jacqueline Bisset, Jérémie Renier, Marine Vacth, Myriam Boyer
- Colonna sonora: Philippe Rombi
- Produzione: Mandarin Films
- Durata: 107'
- Data di uscita: 19/04/2018

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