Mes provinciales

Mes provinciales

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Presentato nella sezione Panorama della Berlinale, Mes provinciales (A Paris Education nel titolo internazionale) è un romanzo di formazione di un gruppo di ragazzi studenti di cinema, dove le esperienze della vita si accompagnano a quelle della settima arte.

Il cinema salverà il mondo?

Etienne parte per Parigi per studiare cinema all’università. Conosce Mathias e Jean-Noël che condividono la sua passione cinefila. Durante l’anno di studi, vanno incontro a cambiamenti nell’amicizia e nell’amore come nelle loro battaglie artistiche… [sinossi]

Da Truffaut ragazzo che, attraverso Antoine Doinel, marina la scuola per andare al cinema fino a Woody Allen che litiga su Fellini con uno spocchioso docente facendo la fila. Ci siamo nutriti dei film sul cinema e sulla cinefilia, che abbiamo a nostra volta assimilato, che è diventata la nostra stessa ossessione, la puttana santa di Fassbinder. Mes provinciales – nel titolo francese diverso da quello internazionale A Paris Education –, il film di Jean-Paul Civeyrac presentato nella sezione Panorama della Berlinale, appartiene di diritto alla categoria dei film sul cinema e sulla cinefilia, nell’ambito dei quali si distingue per raffinatezza, sincerità e spontaneità.

Etienne sta facendo l’amore con la sua ragazza, in una scena di nudità tenera, scevra da qualsiasi morbosità che si ripeterà, con circolarità, nel film. Poco dopo si saluteranno alla stazione, il ragazzo si sta trasferendo a Parigi, dalla provincia francese, per frequentare un corso di cinema all’università. Cercheranno di tenersi in contatto ma già possiamo prevedere che la grande città rappresenterà per Etienne un centro di attrazioni, culturali, sentimentali, che ben presto occuperanno il suo cuore scalzando gli affetti della sua originaria heimat. A Parigi Etienne farà gruppo con Mathias e Jean-Noël, conoscerà diverse ragazze, condividendo con loro le esperienze di vita e di cinema. Viene subito da pensare, vista la storia e la location parigina gravida di magnetismo e rimembranze cinematografiche, a The Dreamers, a proposito della categoria filmica di cui sopra. Eppure i ragazzi di Civeyrac sono molto diversi da quelli sessantottini di Bertolucci, non ne condividono per esempio lo spirito anarcoide e l’anticonformismo sessuale dell’epoca, e le loro scoperte cinematografiche sono pure ben diverse da quelle altre, ancora in un certo verso pionieristiche da Cahiers e Langlois, sono proprie di una cinefilia e di una critica che ha fatto grandi passi avanti. Laddove i ragazzi di Bertolucci scoprivano Fuller, Ray e Browning, quelli di Civeyrac amano Barnet, Paradžanov, Tarkovskij e Khutsiev (da cui riprende una sua tipica, bellissima scena di pioggia), già hanno assimilato la rivalutazione del cinema di genere italiano, Lenzi, Lado, comprendono anche Non aprite quella porta, sanno confrontare Čechov con Naruse. E sono anche selettivi evitando le mode della critica superficiale odierna, dalle serie tv a Sorrentino. Sono ragazzi contemporanei quelli di Mes provinciales, Civeyrac lo sottolinea subito citando Macron, evitando così qualsiasi malinteso. Soprattutto Mes provinciales compie una scelta radicale rispetto a The Dreamers, quella di citare film e registi senza quasi, a parte due eccezioni, mostrare spezzoni, sequenze altrui, evitando saggiamente il cinema nel cinema. Da un lato non c’è bisogno, dall’altro i titoli snocciolati sono equiparati, come pura menzione, a quelli letterari che si aggiungono a rappresentare un atlante sentimentale, evidentemente quello di Civeyrac stesso, che passa anche per Pascal, Cime tempestose e le Lettere luterane di Pasolini.

Mes provinciales è un romanzo di formazione, un coming of age, un’educazione sentimentale, chiamiamolo come vogliamo, attraverso il cinema e il fare film. La maturazione dei ragazzi, nelle loro esperienze di vita, di amore ma anche di morte, è anche simboleggiata dal passaggio da una parte dove predominano i riferimenti a titoli e registi, a quelli in cui invece si apprende a fare cinema, si discute di montaggio, colore e bianco e nero. Il passaggio tra la passività dell’educazione e il diventare protagonisti della propria vita. E in fondo tornano, in altra forma, certi ragionamenti godardiani sul modo di mettere la macchina da presa come atto morale e atto politico. Ora Civeyrac realizza un Effetto notte, un film sul fare cinema, un’altra categoria ben nutrita, dove non si vedono, a parte una scena, i momenti delle riprese, evitando ancora tutti i giochini del caso. Ci sono confronti, discussioni sulle scelte di regia, che richiamano probabilmente le scelte stesse di Civeyrac. Si parla di un titolo provvisorio, e il film ha due diversi titoli per la distribuzione nazionale e per quella estera; si discute di colore e bianco e nero, e Mes provinciales è in bianco e nero, per ‘colorare’ gli ambienti parigini, il territorio da esplorare, con nuove fascinazioni. Fino ad arrivare a quello struggente finale, lo sguardo dalla finestra dei tetti parigini, con accompagnamento di Mahler. Si discute tra i personaggi sui film vivi e su quelli morti e non c’è dubbio che Mes provinciales appartenga ai primi.

Info
La scheda di Mes provinciales sul sito della Berlinale.
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