Alita – Angelo della battaglia

Alita – Angelo della battaglia

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Alita – Angelo della battaglia è l’adattamento che Robert Rodriguez ha tratto dal celeberrimo manga di Yukito Kishiro. Visto che se ne parla da anni, e che alla sceneggiatura è accreditato un nome di primo piano come James Cameron, era lecito attendersi molto di più, invece a salvarsi sono solo alcune sequenze action e il character design costruito sulla protagonista, interpretata da Rosa Salazar. La montagna che partorisce il topolino? Forse no, ma la sensazione è quella…

Zalem, city in the sky

Il dottor Dyson Ito vive ad Iron City nel 2563, trecento anni dopo la “caduta”, e ripara cyborg nella propria clinica. In cerca di componenti perlustra la discarica, dove cadono i rifiuti dalla città sospesa in cielo di Zalem, e qui trova la parte centrale di una ragazza cyborg, che decide di innestare nel corpo, mai utilizzato, che aveva preparato per sua figlia Alita. La ragazza non ha memoria di sé, ma è un cyborg avanzatissimo, di una tecnologia perduta e progettata per la battaglia. [sinossi]

Negli ambienti hollywoodiani si parla di un adattamento del manga Alita l’angelo della battaglia dal 2000, quando la 20th Century Fox registrò a nome di James Cameron il dominio battleangelalita.com. Il regista statunitense stava ancora finendo di contare i dollari accumulati con Titanic, e la dritta sulla storia a fumetti di Yukito Kishiro gli venne dal collega messicano Guillermo del Toro, a sua volta in procinto di imbarcarsi in un’avventura ambiziosa, quella di rileggere la storia spagnola del Novecento – e il fascismo di Francisco Franco – con l’horror infantile La spina del diavolo. Sono trascorsi diciannove anni da allora, e in questo lasso di tempo Cameron ha diretto solo ed esclusivamente un lungometraggio, Avatar. Di Alita – Angelo della battaglia si erano effettivamente perse le tracce, nonostante ogni tanto rimbalzasse su qualche agenzia di stampa la notizia che il film sarebbe entrato in pre-produzione. Preso dalla sua nuova creatura fantascientifica, e dalle migliorie tecnologiche sempre da sperimentare, Cameron ha di fatto perso interesse nella storia della giovane androide a cui viene data nuova vita da un dottore straziato dalla perdita della figlioletta: gli anni si sono dunque succeduti gli uni agli altri senza che nulla di rilevante accadesse. Almeno fino a quando non è entrato in scena Robert Rodriguez, che nel 2015 è stato coinvolto nella lettura della sceneggiatura e delle annesse note di regia – prassi lavorativa per Cameron. Le riprese sono comunque iniziate solo nell’ottobre del 2016, e la distribuzione del film è slittata mese dopo mese, per arrivare dunque a San Valentino del 2019. Un vero e proprio calvario…

Anche a fronte di tutti questi dettagli, e dei rimandi storici che hanno accompagnato la gestazione del film, è difficile non provare un senso di sgomento al termine della visione. Per quanto fosse difficile aspettarsi, visti tutti i problemi sorti, un lavoro compiuto, Alita dà veramente l’impressione della classica montagna capace di partorire nulla più un topolino. Si resta a bocca aperta di fronte alla perfezione tecnica della computer grafica, a partire dall’interessante lavoro compiuto sulla protagonista, che ha alla base le fattezze di Rosa Salazar – trentaquattrenne al primo ruolo degno di interesse della sua non sterminata carriera attoriale –, e si segue volentieri il ritmo dei combattimenti, degli inseguimenti, dell’azione. Ma a parte questo? La sequenza del Motorball, per quanto ben strutturata, impallidisce se messa a paragone dell’analoga scena costruita da Steven Spielberg in Ready Player One: mentre Spielberg sa cogliere l’urgenza futurista del significato di tecnologia a Rodriguez resta tra le mani solo il divertimento puro e semplice, privato però della dimensione filosofica, e di conseguenza anche della capacità orgiastica dell’atto cinetico. La storia di Alita, tra l’altro, viene semplificata da un lato e dall’altro perfino ingarbugliata, disperdendo parte del potenziale dietro l’inseguimento di figure secondarie o nella monotonia di alcuni interpreti, a partire da un Mahershala Ali sempre uguale a se stesso. Come si può da un punto di vista di scrittura perdersi in “spiegoni” mascherati da dialoghi come quello tra il dottor Ido e l’ex moglie Chiren nel quale lo spettatore viene informato del lutto che li ha colpiti provocando la rottura del loro rapporto?

È come se gli anni trascorsi in attesa che il progetto potesse trasformarsi finalmente in realtà avessero sclerotizzato la scrittura e l’immaginario di James Cameron, che ha al contrario fatto della capacità di stupire sempre e comunque il suo principale biglietto da visita. Anche Rodriguez, che pure non firmava una regia dal non certo indimenticabile Sin City – Una donna per cui uccidere (anche in quel caso costretto a fare i conti con un immaginario altrui, quello di Frank Miller – per di più accreditato a sua volta alla regia), sembra a suo agio solo a tratti. Dopotutto la scanzonata capacità di maneggiare anche la violenza più efferata con corpose dosi di ironia qui è costretta a venir meno, sia perché il film vira verso il dramma a tinte cupe fin dall’incipit sia perché la violenza è quasi completamente elisa, eliminata dalla visione: si veda la morte e “scomposizione” fuori campo di Cherin, per esempio, che pure nell’OAV in due episodi che fece seguito al manga prodotto nel 1993 dalla Madhouse e diretto da Hiroshi Fukutomi aveva uno spazio ben più consono e strettamente drammatico.
Più di tutto Alita – Angelo della battaglia assume i contorni dell’occasione sprecata, perché anche senza una sceneggiatura rigorosamente apprezzabile c’erano i limiti per alzare l’asticella della riflessione sull’immaginario, sull’immateriale, sulla rivoluzione – o supposta tale – digitale. Tutti elementi che, è difficile ipotizzare il contrario, rientreranno nei previsti sequel di Avatar che invaderanno il mondo del cinema negli anni a venire. Chi vorrà potrà pur trovare spazio per divertisti, ma rispetto a questo action sci-fi con qualche svisata horror (troppo trattenuta) sembrava guardare molto più in là e più in profondità nel futuro il manga di Kishiro, pur vecchio oramai di quasi trent’anni. Qualcosa vorrà pur dire.

Info
Il trailer di Alita – Angelo della battaglia.
Il sito ufficiale di Alita – Angelo della battaglia.
Alita – Angelo della battaglia su facebook.
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