Scream VI

Scream VI segna il ritorno della furia omicida di Ghostface, per l’occasione in trasferta newyorchese. Alla regia si confermano Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett, che hanno ereditato la saga dopo la morte di Wes Craven: un sesto capitolo violento, che riporta al centro del discorso lo slasher-movie senza per questo dimenticare il côté teorico alla base del tutto. Un lavoro intelligente, divertente, e che a distanza di quasi trent’anni dal capostipite riesce ancora a inquietare.

Woodsboro State of Mind

Dopo essere sopravvissuti alla furia omicida di Ghostface che sconvolse Woodsboro per la terza volta, le sorelle Sam e Tara Carpenter, insieme ai gemelli Chad e Mindy Meeks, lasciano la cittadina per ricominciare una nuova vita a New York e lasciarsi il passato alle spalle. Tuttavia, anche nella grande città si ritroveranno ad avere a che fare con un nuovo Ghostface. [sinossi]

Tra i molti meriti da ascrivere a Kevin Williamson per quel che concerne la scrittura del primo Scream, nell’oramai lontano 1996, c’è anche quello di aver scelto di non accontentarsi della prassi, elaborando una trama che prevedeva due serial killer invece di uno: per un film costruito attorno alle “regole” del genere una decisione a dir poco iconoclasta. Questa soluzione narrativa, che colse di sorpresa un’intera falange di spettatori e contribuì a rendere lo splendido lavoro di Wes Craven un punto di ripartenza fondamentale per tutta la produzione orrorifica – non è così balzano leggerlo come titolo fondativo dell’horror del nuovo millennio, forse insieme all’altrettanto seminale The Blair Witch Project di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez –, ha anche permesso alla saga di violare un’altra regola, quella del babau in grado di tornare perfino dalla morte pur di non spezzare l’eterno incantesimo del remake. Contrariamente a Michael Myers, Jason Voorhees, e Freddy Krueger, villain che indossano una maschera o un particolare abbigliamento per placare la propria sete omicida (Krueger per di più è già morto all’epoca del primo Nightmare – Dal profondo della notte), Ghostface è una maschera, sic et simpliciter. Chiunque può indossarla, basta acquistarla in un negozio. Una simile intuizione ha fatto in modo che nessun capitolo di Scream, neanche quelli all’apparenza più loffi, scadessero mai nella totale illogicità. Sotto questo punto di vista è interessante mettere a paragone Scream VI con Venerdì 13 parte VIII – Incubo a Manhattan, diretto nel 1989 da Rob Hedden, da molti considerato il peggiore della serie. Entrambi infatti spostano l’azione dall’epicentro canonico (la cittadina californiana di Woodsboro per Scream, il campeggio Crystal Lake nel New Jersey per Venerdì 13) alla Grande Mela, la metropoli per eccellenza nell’immaginario cinematografico. A dire il vero non è certo la prima volta che Ghostface se ne va in trasferta a mietere vittime, come testimoniano Scream 2, ambientato in un college dell’Ohio, e Scream 3 in cui l’azione si svolge addirittura negli Studios di Hollywood. Ma Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett (che amano firmarsi come Radio Silence, casa di produzione fondata anche insieme a Chad Villella nel 2011), che tornano alla regia dopo il quinto capitolo cui mancava l’appendice numerica nel titolo – Scream, uscito poco più di un anno fa –, dimostrano di essere degni eredi di Williamson e Craven e non si fermano a giocare allo specchio con il secondo capitolo. Certo, c’è sempre di mezzo il college, ma il gioco non è mai quello del remake.

Si passa da requel a saga, e a spiegarlo è Mindy, la cinefila del gruppo (il dna è dopotutto quello dello zio Randy, che proprio nel secondo capitolo “originale” passava a miglior vita dopo essere stato sfilettato da Ghostface), quando dopo i primi omicidi appare chiaro a tutti che il killer con la maschera che rimanda all’Urlo di Munch sia tornato in attività. Ovviamente il gioco è sempre quello del whodunit, ma la scoperta dell’assassino con il passare dei film si è fatta sempre meno interessante, proprio perché Scream è una serie che ricorda al pubblico la banalità del male, la possibilità che chiunque possa tramutarsi in uno squartatore seriale. Una serie di film su un serial killer è già una sovrapposizione di senso abbastanza forte, senza che ci sia bisogno di sovraccaricare la narrazione. Così Bettinelli-Olpin e Gillett non si fanno particolari crucci nell’arrivare a una soluzione magari anche leggibile durante il film ma non “concatenata”, perché nell’Hollywood di oggi non esistono più storie da raccontare che non siano state già viste. Ecco dunque che Scream VI rivela il volto più violento e ferale dell’intera saga, lanciandosi in un profluvio di ammazzamenti che rimettono al centro del discorso lo slasher-movie, e dunque anche le attese del pubblico affezionato a un simile genere. “Chi se ne frega dei film”, la frase che pronuncia Ghostface di fronte a una delle sue vittime un secondo prima di fendere il colpo definitivo col suo coltello, è in qualche modo il vero scarto nei confronti dei precedenti capitoli: se è sempre stato il cinema il principale omicida dei cinque film finora portati a termine, Scream VI rivendica la centralità del killer come essere umano, e non depositario di una teoria. In questo senso le due morti che precedono addirittura i titoli di testa e già denotano la brillante messa in scena della coppia di registi (la prima in assoluto poi, divertendosi con il concetto di telefonata applicata a un appuntamento al buio, è davvero esilarante e agghiacciante a un tempo), sono esemplificative perché chi più è “citazionista” più viene esposto a rischi a dir poco mortali.

La dimensione orrorifica di Scream VI è il vero punto di forza del film, in grado di sfruttare la location metropolitana con intelligenza, immergendo i personaggi principali – ma anche gli spettatori – in una paranoia continua, incessante, dalla quale sembra impossibile trovare requie. Almeno tre sequenze poi si stagliano nella memoria: l’incontro per strada di Sam e Tara (le due sorelle già conosciute in Scream lo scorso anno tornano protagoniste) con Ghostface, con tanto di inseguimento che termina in un drugstore; le ragazze e i loro coinquilini che si ritrovano il killer direttamente dentro l’appartamento, senza sapere dove trovare scampo; la lunga sequenza in metropolitana con decine di persone mascherate da Ghostface – ovviamente il film si svolge a Halloween, scelta temporale non nuova per la saga –, ognuna delle quali potrebbe essere una potenziale minaccia. Tra una chiacchiera su Sidney Prescott (è viva e vegeta, dunque Neve Campbell potrebbe tornare negli eventuali prossimi capitoli, sempre che trovi l’accordo economico con Paramount), un ricordo dell’indimenticabile Linus interpretato da David Arquette, l’apparizione nella mente di Sam del fantasma di suo padre, quel Billy Loomis accreditabile come primo omicida della serie, Scream VI riesce a rimanere fedele a una saga che si protrae oramai quasi da un trentennio senza apparire come un pedissequo e stanco epigono, ma dimostrando che Ghostface è ancora in ottima forma, anche atletica. Dopotutto è difficile invecchiare quando chiunque può essere l’assassino.

Info
Il trailer di Scream VI.

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