Mani nude
di Mauro Mancini
Impastato di umori fumettari e di melodramma, ben piantato nell’orizzonte dei generi narrativi più popolari, Mani nude di Mauro Mancini sconta qualche incertezza e incoerenza di sceneggiatura, a fronte però di apprezzabili capacità e coraggio nel percorrere strade dimenticate dal cinema italiano. Buone prove attoriali di Francesco Gheghi e Alessandro Gassmann. Alla Festa del Cinema di Roma 2024 per la sezione Grand Public.
Homo homini lupus
Ricco e viziato, il ventenne Davide Bergamaschi viene rapito durante una serata in discoteca. Tenuto prigioniero in una sorta di nave-scuola, il ragazzo scopre di essere nelle mani di un’organizzazione criminale che gestisce un giro di violentissimi combattimenti corpo a corpo. Vince chi sopravvive; uno dei due contendenti è destinato a morire. Affidato al duro allenamento dello spietato Minuto, ex-lottatore passato a occuparsi della formazione delle nuove leve, sulle prime Davide scalpita e cerca di fuggire, ma a poco a poco viene rieducato alla violenza inanellando una vittoria dopo l’altra con il nome di battaglia di Batiza. [sinossi]
Grande assente ormai da decenni nella produzione italiana, sia pure con una gloriosissima tradizione ricacciata nel passato, il cinema di genere sembra riscuotere nelle ultime stagioni qualche timido e nuovo interesse negli orizzonti del nostro panorama nazionale. In particolare, il culto per gli anime giapponesi aveva irrobustito l’ispirazione per un film di grande successo come Lo chiamavano Jeeg Robot (Gabriele Mainetti, 2015). Ci si augura adesso che lo stesso interesse, magari in buona parte fra il pubblico dei ventenni, sia suscitato da un prodotto come Mani nude, opera seconda in lungometraggio di Mauro Mancini ispirata all’omonimo romanzo di Paola Barbato, che in un frullato di modelli sembra tener presenti di nuovo alcune suggestioni nipponiche. Basterebbe informare in qualche modo il pubblico che l’azione, lo spirito fumettaro, l’intrigo, pure i combattimenti narrati non hanno niente da invidiare agli omologhi prodotti stranieri. Chi ha amato, per dire, i film realizzati o soltanto prodotti da Luc Besson, potrà trovare anche qui pane per i suoi denti. Mani nude affronta infatti la vicenda di un losco giro criminale in cui vengono organizzati incontri clandestini di lotta libera a suon di pugni e calci, che si concludono soltanto con la morte di uno dei due combattenti. Il giro è ovviamente apparentato con un sistema di scommesse, e soprattutto pare anche organizzato per alte e imprendibili sfere sociali, che talvolta si fanno organizzare un incontro come spettacolo privato in sontuosi palazzi. Sorta di nuovi gladiatori gettati nell’arena come schiavi, i lottatori finiscono nel giro spesso per debiti e tenuti sotto ricatto. Oppure, come nel caso del giovane protagonista Davide, vittime di rapimento, tenuti prigionieri in una sorta di nave-scuola e successivamente costretti ad allenarsi e combattere. Ma il caso di Davide è in realtà eccezionale, poiché dietro al suo sequestro – scopriremo poi – vi sono motivazioni più sostanziali di vendetta.
L’allenamento a cui Davide viene sottoposto è mirato a trasformarlo a poco a poco in una bestia da combattimento, assetata di sangue e priva di qualsiasi sentimento umano. Il suo allenatore, l’austero Minuto (decisamente apprezzabile la prova di Alessandro Gassmann), ripete più volte al ragazzo, in realtà, che la violenza è già dentro di lui, che è già una bestia. E in effetti nel passato del ragazzo vi è un episodio atroce che certo lo delinea come privo di qualsiasi scrupolo. Per tutta la sua prima metà, se si fa la tara a qualche goffa distorsione visiva utilizzata all’esordio e subito abbandonata, Mani nude evoca un angoscioso universo concentrazionario, collocato in una dimensione sospesa e tagliata fuori dal mondo, che sembra mischiare in un piacevolissimo gioco estetizzante, ridisegnato secondo un nuovo progetto comunque molto distante dai modelli, la Tana delle Tigri e la Divina Scuola di Hokuto, echi bessoniani e, ça va sans dire, Fight Club (David Fincher, 1999).A tratti la violenza narrata conserva la stessa potenza grafica dei nobili riferimenti evocati, ed è rispettata e valorizzata la dimensione di fumetto in forma di cinema corroborata da una buona scrittura e ideazione. La dimensione narrativa resta così intensamente sospesa e distante dal reale che si può pure addurre, nel progetto di Mancini, qualche tentativo di allegoria di grana grossa intorno alle dinamiche di una società ormai universale fatta di lupi pronti a sbranarsi a vicenda, tutta fondata sull’idea dello scambio e del ricatto – già ventenne egoista e arrogante, Davide viene allenato a difendersi da un mondo spietato, in cui si può emergere soltanto sopprimendo idealmente qualcun altro a suon di botte, se non fisiche, quantomeno metaforiche. Allo stesso modo, si possono rintracciare echi di una riflessione intorno al gusto sanguinario dell’odierna società dello spettacolo, sempre più proiettata ad assecondare un pubblico vittima del sensazionalismo come quello delle arene dell’Antica Roma. A un pubblico del genere si possono offrire soltanto vittime sacrificali ridotte in schiavitù, qualsiasi ne sia la forma.
I problemi emergono per lo più nella seconda parte del racconto. Vi è infatti un inaspettato switch narrativo comunque da accogliere con favore; l’effetto-sorpresa funziona e l’improvviso ritorno a una grigia realtà quotidiana fa da perfetto contraltare alla furibonda prima metà narrativa. Certo, la richiesta di credulità presentata al pubblico è altissima e gli interrogativi di logica iniziano ad affollarsi minuto dopo minuto, ma alla fine siamo pur sempre nella dimensione del fumetto e si finisce per accettare un po’ tutto – l’organizzazione criminale, incarnata da un mefistofelico Renato Carpentieri, arriva ovunque, tutto sa e tutto comprende, pure della vita pregressa di Davide, ma nel mondo dei fumetti accade questo e anche di più. Semmai la posta si alza con lo svelamento del dramma avvenuto nel passato (peraltro ampiamente intuibile fin dalle prime battute), che davvero dà luogo a troppi quesiti senza risposta e a qualche incoerenza narrativa. Eppure, attingendo a piene mani all’universo dei generi popolari, Mancini amalgama con sapienza gli umori fumettari con una sopraggiunta vena di melodramma che finisce per conquistare – lo sgretolamento del Minuto di Alessandro Gassmann, uomo dal volto di pietra che, perso in dolorose memorie, lascia crollare a terra la roccia innalzata intorno alla propria intima dimensione emotiva. Un decisivo contributo viene poi dal commento musicale di Dardust, che cresce alla distanza e che sia pure a tratti sovrabbondante nobilita in più momenti la vicenda e le figure narrate. All’ultimo, il finale. In molti si è rimasti un po’ sorpresi e spiazzati. In un certo senso è l’unico finale possibile, il più lineare e coerente rispetto all’idea del combattimento destinato a concludersi soltanto con la morte di uno degli avversari. Ma al di là di questo, viene pure da chiedersi se Mani nude si chiuderà davvero qui o se già si prefigurano sequel, trilogie, traduzioni in forma seriale o quant’altro. La forza del progetto lo meriterebbe. Alle imperfezioni di scrittura si può correre ai ripari. E un particolare plauso, infine, al protagonista Francesco Gheghi, ottimo volto giovane del nostro cinema che in pochi anni sta componendo una filmografia decisamente interessante – soprattutto le prove date nei recenti Piove (Paolo Strippoli, 2022) e Familia (Francesco Costabile, 2024). Gheghi non ha bisogno di combattere a mani nude per imporsi. Si sta imponendo a poco a poco con la semplice forza del talento.
Info
Il trailer di Mani nude.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Mani nude
- Paese/Anno: Italia | 2024
- Regia: Mauro Mancini
- Sceneggiatura: Davide Lisino, Mauro Mancini
- Fotografia: Sandro Chessa
- Montaggio: Gianluca Scarpa
- Interpreti: Alessandro Gassmann, Fotinì Peluso, Francesco Gheghi, Giordana Marengo, Paolo Madonna, Renato Carpentieri
- Colonna sonora: Dardust
- Produzione: Eagle Original Content, Movimento Film, Pepito Produzioni, Rai Cinema
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Durata: 124'
- Data di uscita: 27/03/2025