Finalmente domenica!
di François Truffaut
Ultimo film di François Truffaut, Finalmente domenica! si diverte a rivisitare con consapevolezza critica il noir e la screwball comedy dell’età classica americana alla luce di riflessioni intime sulla giovinezza, l’incombere dell’età e l’effimero della vita. Presentato in versione restaurata alla Festa del Cinema di Roma 2024 per la sezione Storia del Cinema.
Un giallo borghese
Il trafficone Massoulier viene ucciso durante una battuta di caccia all’anatra con una fucilata in pieno viso. Il principale sospettato è Julien Vercel, amico della vittima che al momento dell’omicidio si trovava a sua volta a caccia nelle vicinanze. Poco dopo, Vercel scopre che sua moglie Marie-Christine gli è stata più volte infedele, e anche la donna viene trovata assassinata. Vercel continua a rivendicare la propria innocenza, ma il commissario Santelli, incaricato delle indagini, è ormai convinto che sia lui il colpevole. Provvidenziale è l’intervento di Barbara, segretaria dell’agenzia immobiliare di Vercel bruscamente licenziata ma comunque decisa ad aiutare il sospettato a scoprire la verità. [sinossi]
François Truffaut muore il 21 ottobre 1984, a 52 anni. Il suo ultimo film diviene dunque Finalmente domenica! (1983), inopinata opera di congedo che inaspettatamente, bruscamente e in qualche modo violentemente viene a interrompere un’attività cinematografica ancora nel pieno della sua floridezza. Come ben noto, si tratta di un omaggio e rivisitazione del giallo/noir classico americano, tra anni Quaranta e Cinquanta, quando il genere vide uno dei suoi apici espressivi tramite una serie di maestri del cinema fra i quali spicca Alfred Hitchcock, uno dei numi tutelari della produzione di Truffaut, da questi anche tributato di un celeberrimo libro/intervista. Truffaut si è già confrontato più volte con il noir (Tirate sul pianista, 1960; La sposa in nero, 1967; La mia droga si chiama Julie, 1969; Mica scema la ragazza!, 1972) ispirandosi direttamente ai classici della letteratura di consumo proveniente dall’ambito statunitense. Non fa eccezione Finalmente domenica!, liberamente tratto da un romanzo di Charles Williams, ancora dedicato a morti misteriose e indagini febbrili. A ben vedere, il sentimento noir percorre la filmografia di Truffaut anche in occasioni non prettamente appartenenti al genere. L’ampia parte della produzione truffautiana dedicata al tema dell’amore si delinea spesso per una serie di racconti improntati a noir dei sentimenti, dove la nota inquieta si applica all’imperscrutabilità della più viscerale passione sentimentale – basti pensare alle atipiche dark lady di Adèle H. (1975) e La signora della porta accanto (1981). Amore e follia, un po’ come accade alla mutevole e imprendibile Catherine di Jules e Jim (1962). E d’altra parte, non si tramuta forse in un esplosivo noir pure l’ultimo segmento narrativo di La calda amante (1964)? In Finalmente domenica!, però, Truffaut cerca anche una vera e propria rievocazione dello stile e delle modalità espressive del noir americano classico, affidandosi al bianco e nero e adottando il passo narrativo, il montaggio, i movimenti di macchina, il commento musicale di un racconto nero d’altri tempi. L’omaggio a Hitchcock si rileva perlopiù nella fisionomia dei protagonisti. La segretaria Barbara, che si dedica anima e corpo alla scoperta della verità, è una nuova incarnazione dell’eroe piccolo e anonimo, tipicamente hitchcockiano, che casualmente si ritrova invischiato in un groviglio misterioso più grande di lui. Investigatrice improvvisata e coraggiosa, sbalzata fuori dalla sua conciliante macchina da scrivere per affrontare avventure e peripezie pericolose. La trama è opportunamente complessa, con mille svolte e colpi di scena che a mano a mano si assommano uno all’altro. Tuttavia, vi è anche un evidente secondo omaggio che rimane più sottotraccia ma comunque ben percepibile: la screwball comedy americana anni Trenta e Quaranta, dove l’intreccio va incontro a una pazza catena di eventi tenuti insieme da un diffuso gusto per l’assurdo e per il paradosso. In parte ciò è altrettanto ascrivibile alla costruzione del racconto, che spazia da un’angusta agenzia immobiliare per passare a Nizza, night club, sale cinematografiche, teatri e prostituzione di strada. C’è posto per tutto, dall’adulterio borghese al giro delle scommesse sui cavalli, a loschi locali notturni gestiti da temibili boss.
Ancor più intimamente screwball sono la rapidità e la brillantezza dei dialoghi, e alcune trovate nonsense che strappano qualche risata a scena aperta. Appena giunta all’hotel di Nizza, Barbara si toglie l’impermeabile e sotto è ancora vestita con il costume di scena dello spettacolo teatrale alla quale sta partecipando, così come più volte Fanny Ardant e Jean-Louis Trintignant si esprimono con gestualità e parole in sincrono. Ancora: nel pieno di un interrogatorio alla gendarmeria interviene un rifugiato albanese che chiede asilo politico, mentre ricorrenti occasioni comiche sono riservate all’attempata Paula, cassiera di un cinema costretta di forza a prendere dei calmanti, gestrice di un night-club e infine vittima di un omicidio che si risolve in una morte abbastanza ridicola nella sua enfasi. Non ultimo, tutti danno la caccia a Vercel e a nessuno viene in mente di andare a cercarlo nella sua agenzia immobiliare, il luogo più banale dove l’uomo effettivamente si nasconde. In tal senso, Finalmente domenica! conduce un doppio discorso sul cinema americano dei bei tempi andati, riportandone in vita due dei generi più canonici della sua età classica. In realtà, l’ironia contribuisce a sua volta anche all’idea di una rivisitazione critica e consapevole del noir di cui l’elemento grottesco costituisce soltanto una delle componenti. Vi è una parentesi narrativa che enfatizza ed esplicita più di ogni altra tale rilettura alla luce di una ben rodata coscienza critica; quella fuga di Barbara e Vercel a osservare di notte la città che si apre davanti a loro, quando Vercel riflette sull’astrattezza della morte così come viene narrata al cinema. Nei consueti meccanismi della narrazione gialla la morte perde il proprio peso specifico, ridotta a mera funzione per giustificare e innescare il racconto di un’indagine. La morte invece è dolore, è crepuscolo, è scoramento.
A fronte di una generale confezione brillante e travolgente nei suoi ritmi, Finalmente domenica! si apre in realtà a ricorrenti riflessioni sul decadimento dell’esistenza, sull’effimero della vita. Non è una suggestione a posteriori, provocata dalla successiva scomparsa rapida e brutale di Truffaut. Nel film sono rintracciabili infatti frequenti riflessioni sul contrasto fra giovinezza e vecchiaia, e Truffaut utilizza spesso tale venatura per paradossi e qui pro quo. Vercel constata con fastidio che il commissario Santelli rimarca più volte di essere più giovane di lui, mentre la nuova biondissima candidata segretaria imbastisce con Barbara un confronto fisico anche basato sull’età. Pure sulle tavole del teatro amatoriale Barbara è rapidamente sostituita da un’interprete più giovane. Infine, l’assassino rivela di aver ucciso per troppo amore delle donne, un amore dal quale è impossibile liberarsi. «Les femmes sont magiques, M. Lablache. Alors, je suis devenu magicien»; in Effetto notte (1973) l’Alphonse di Jean-Pierre Léaud chiede ripetutamente ai suoi compagni di set se le donne sono maghe. A questa domanda si dà in Finalmente domenica! una robusta risposta affermativa, enfatizzando l’attrazione imperitura per l’universo femminile che Truffaut ribadisce anche dall’alto della raggiunta età matura. È un cinema di donne, molto di frequente, quello di Truffaut, di grandi personaggi femminili. La Barbara di Finalmente domenica! è più umile, meno vistosa, ma comunque ribalda e ardimentosa, fiera e piena di coraggio. E Vercel guarda le gambe femminili che passano sul marciapiede di fronte a una finestra ribassata, evocando immediate reminiscenze di L’uomo che amava le donne (1977). Finalmente domenica! non è propriamente un film senile né di congedo. Al momento delle riprese Truffaut non sapeva di dover morire di lì a due anni, e anche quest’opera è percorsa da grande vitalità. Si tratta semmai di un film che dà espressione, per vie traslate e raffreddate, all’acquisita consapevolezza di esser giunti all’età anagrafica della piena maturità. Non è più pensabile ancorarsi pateticamente alla giovinezza. La giovinezza passa e se ne va, lasciando semmai qualche flebile risentimento e nostalgia, e un crepuscolare sorriso di fronte allo spettacolo della vita – quelle gambe di donna che passeggiano, ignare di essere spiate…
Finalmente domenica! è anche eminentemente truffautiano nel suo sprofondare nel contesto borghese, mettendo di nuovo al centro del racconto il tema dell’adulterio, in tutto pertinente all’etica della classe medio-alta. È di nuovo un racconto di provincia, ambientato a Mureaux, piccola cittadina del Sud della Francia ricreata per le location a Hyères in Costa Azzurra. Il contesto è dunque piccolo, afoso e pettegolo (come in Chabrol, come, a suo tempo, in Clouzot), e il mistero giallo interviene a rompere l’omertosa quiete della buona borghesia. Con notazione molto pungente Truffaut lascia scaturire il mistero da un’omissione di Vercel che rischia indirettamente di provocarne l’incarcerazione. All’amico avvocato Vercel non se la sente di dire che la moglie Marie-Christine è già rientrata da Nizza e che i due hanno discusso di divorzio. Perché quell’omissione? Per pudore, per vergogna, perché ammettere con qualcun altro che in casa si parla di divorzio significa accettarne la consistenza di concreta e reale possibilità. Come Vercel afferma, l’idea del divorzio lo disgusta. L’ipocrisia borghese, a conti fatti, rischia di destinare Vercel verso un’ingiusta accusa. Così, un apparente divertissement confezionato per celebrare i lontani fasti della classicità americana rivela una natura più complessa, più prismatica, intimamente legata alla riconoscibilissima ispirazione del suo autore. Per ammissione dello stesso Truffaut, Finalmente domenica! nasce da un’inquadratura di La signora della porta accanto, il cui finale vede la Mathilde di Fanny Ardant passeggiare inquieta di notte avvolta in un’impermeabile, una dark lady portatrice di morte. Da quel momento Truffaut iniziò a pensare di girare un noir con Fanny Ardant come protagonista. La Ardant continua a indossare per lunghi tratti il suo impermeabile anche in Finalmente domenica!, e Barbara è in qualche modo la risposta solare alle brune irrequietezze di Mathilde. Il film si conclude con un lieto matrimonio e con una lunga inquadratura di piedi di bambini che giocano con il coperchio di un obbiettivo fotografico. È l’ultima inquadratura del cinema di Truffaut, un ennesimo inno all’infanzia e soprattutto al cinema (il copri-obbiettivo) come entusiasmante gioco infantile. E Finalmente domenica! si staglia a ribadire quanto quell’amore animasse Truffaut, da fruitore ad autore, da profondo conoscitore del cinema a studioso del linguaggio tramite la stessa realizzazione dei suoi film.
Info
Il trailer di Finalmente domenica!.
- Genere: commedia, noir, sentimentale
- Titolo originale: Vivement dimanche!
- Paese/Anno: Francia | 1983
- Regia: François Truffaut
- Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Aurel, Suzanne Schiffman
- Fotografia: Néstor Almendros
- Montaggio: Martine Barraqué
- Interpreti: Alain Gambin, Anik Belaubre, Caroline Sihol, Castel Casti, Dany Castaing, Eva Truffaut, Fanny Ardant, Georges Koulouris, Hilton McConnico, Isabel Benet, Jacques Vidal, Jean-Louis Richard, Jean-Louis Trintignant, Jean-Pierre Kalfon, Jean-Pierre Kohut-Svelko, Josiane Couëdel, Martine Barraqué, Michel Aubossu, Michel Grisolia, Nicole Félix, Pascale Pellegrin, Pauline Aubret, Philippe Laudenbach, Philippe Morier-Genoud, Roland Thénot, Xavier Saint-Macary, Yann Dedet
- Colonna sonora: Georges Delerue
- Produzione: Films A2, Les Films du Carrosse, Soprofilms
- Durata: 111'