Figli delle stelle

Figli delle stelle

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Seppur con qualche godibile momento da vera commedia, Figli delle stelle ci è sembrato un film molto trattenuto, che avrebbe in sostanza potuto (e dovuto, a nostro avviso) grattare di più la superficie delle cose.

Pronipoti di Sua Maestà il denaro

La vicenda di un portuale di Marghera, un precario cronico, un ricercatore universitario un pò stagionato, un’incerta giornalista tv ed un uomo appena uscito di galera che, delusi dalla loro vita ed in preda alla passione antipolitica, decidono di rapire un ministro e di chiedere un riscatto, per risarcire la famiglia di un uomo morto in un incidente sul lavoro, ritrovandosi così in una esilarante fuga tra le splendide valli della Valle d’Aosta... [sinossi]
Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare
rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare
siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro.
– Franco Battiato, Bandiera bianca (1981)

Non si può certo imputare a Lucio Pellegrini quello che Franco Battiato imputava a Alan Sorrenti all’alba degli anni Ottanta, eppure non è solo per assonanza che ci vengono incontro le parole di quella canzone. Non sappiamo insomma se sia stato davvero Sua Maestà il denaro a far riavvicinare Pellegrini al cinema, come fu per Sorrenti (che da incallito sperimentatore arrivò infine al successo con Figli delle stelle, brano ultra-pop divenuto un vero e proprio tormentone), e aldilà di tutto nemmeno ci interessa più di tanto, anzi. Quello che sicuramente conta di più è un dato, semplice e inequivocabile: Figli delle stelle, seppur con qualche godibile momento da vera commedia, è sembrato un film molto trattenuto, che avrebbe in sostanza potuto (e dovuto, a nostro avviso) grattare di più la superficie delle cose. E dopo il buon Ora o mai più, terza pellicola di Pellegrini dopo il dittico con Luca (Bizzari) & Paolo (Kessisoglu) ovvero E allora mambo! e Tandem, passano praticamente più di sette anni conditi da tanta televisione e ci verrebbe da dire che il ritorno al cinema sa molto di annacquato. E no, non è questa la solita bastonata che la critica concede a chi pasteggia tra cinema e televisione, quanto a nostro parete la logica conseguenza di una significativa (e criminale) riduzione del potenziale che la pellicola portava con sé. 

Ma andiamo al dunque. La storia è quella di una banda di (dis)onesti che decide per una serie di motivi (per vendetta contro lo Stato che con riesce a tutelare i lavoratori; per questioni meramente economiche, ma sempre per buoni fini: vedi il figlio di uno dei rapinatori che vive in una catapecchia, vedi la madre di uno dei rapinatori che ha un tumore…) di rapire un Ministro e di chiedere il conseguente riscatto. Finiranno con il rapire un sottosegretario, peraltro anche salvabile diciamo così, e da qui cominceranno le ovvie e immaginabili peripezie dei nostri personaggi. Personaggi, diciamo subito, ben interpretati perché ciò che non manca al cinema italiano sono gli attori. Favino è una realtà ormai, e c’è ben poco da dire quando non calca troppo la mano recitativa, Battiston è un grande attore come ha già ampiamente dimostrato soprattutto ne La passione, la stessa Claudia Pandolfi in questi ruoli a metà tra nevrastenia e abietta moralità ci sguazza (e bene). Quindi non è lì il problema, il problema è in chi scrive, come abbiamo già avuto modo di dire anche per tanto altro cinema tricolore. Chiariamo, qualora non si fosse capito, che Figli delle stelle non è un film detestabile o da detestare, sono ben altri i film che fanno del male all’industria cinematografica italiana, anche e soprattutto dal punto di vista produttivo-economico – dove vanno a finire i 30 milioni di euro dei vari Natale a…? Vengono reinvestiti? E dove, di grazia? Una volta si diceva che era il cinema popolare a tenere su il cinema italiano, anche quello di qualità, è stato insomma grazie al cinema pecoreccio, alle commedie e ai film di genere di tutte le serie possibili e immaginabili (a, b, c, c1, c2, c3 fino alla zeta) che il cinema italiano è stato su. Ma ora ditemi quali nuovi e fulgidi talenti ha fatto esordire il buon De Laurentiis?

Dicevamo dunque che non è il caso di calcare troppo la mano su quest’ultima opera di Pellegrini, ma rimane comunque il fatto che parlare di occasione sprecata ci sembra doveroso. Innanzitutto per una scena, che a nostro avviso dà valore all’intero film e che costituisce un’invidiabile ed efficace cartina tornasole su certi comportamenti tipici dell’homo italicus. Traslando, e probabilmente ispirandosi, al celebre episodio dell’uscita dell’Hotel Raphael di Craxi in piena Mani Pulite (era il 29 aprile 1993 quando ci fu la famosa scena delle monetine), Pellegrini e i suoi due sceneggiatori (Francesco Cenni e Michele Pellegrini) sono riusciti a restituire una metafora eccezionale sulla capacità tutta italiana di schierarsi con grande nonchalance dalla parte dei vincitori. Si tratta di un momento verso il finale del film, non vorremmo dire molto ma siamo costretti a farlo quindi attenzione a queste due righe di spoiler, quando il sottosegretario viene liberato e quegli stessi paesani aostani che avevano collaborato al sequestro e guadagnato una discreta pagnotta si precipitano ad applaudire il politico, come dire, che liberazione! 

Con arguzia e senza calcare troppo la mano, Pellegrini è riuscito in questa breve scena a sintetizzare una delle tare più evidenti dell’italiano tipico di tutti i tempi, sia chiaro. Sarebbe stato sicuramente più interessante se questo gioco lo avesse applicato a tutta la pellicola, è allora che si sarebbe potuto parlare di commedia all’italiana (che la si scomoda sempre in questi casi): il fatto è, invece, che Pellegrini è sì partito da un dato reale (il disagio diffuso del Paese) ma sul quale ha innestato semplicemente un gioco grottesco e caricaturale che si è distaccato via via dall’attualità e dalla cronaca. Dunque tutta quella carica eversiva che il film in nuce possedeva si è disciolta, acquietandosi e (auto)limitandosi tra quattro stanche risate e poco più. E a un certo punto fa pure capolino la noia…

Info
Il trailer di Figli delle stelle.

  • Figli-delle-stelle-2020-Lucio-Pellegrini-03.jpg
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