Sinister 2

Sinister 2

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In Sinister 2 torna il perfido Baghuul, demone babilonese che attira a sé i bambini spingendoli a sterminare la propria famiglia, per un sequel di cui nessuno sentiva la necessità.

Il super-8 che uccide

Courtney, per scampare a un marito violento, porta via con sé i suoi due figli Dylan e Zach. Si trasferiscono in una casetta rurale nella quale Dylan inizia ad essere spaventato da inquietanti visioni. Al contempo, il vice sceriffo già apparso nel primo film, continua a trovare indizi sulle investigazioni dello scrittore Ellison Oswalt. I vari indizi che trova lo conducono nella casa rurale di Courtney e dovrà avvertirla, prima che Dylan venga catturato da Bughuul, il demone babilonese antagonista di tutti e due i film, che si ciba delle anime dei bambini… [sinossi]

Uno strano scherzo del destino è quello che porta in sala Sinister 2, superfluo sequel del bel film diretto da Scott Derrickson, proprio nei giorni in cui il mondo del cinema piange la scomparsa di Wes Craven. Tra i maestri dell’horror contemporaneo, Craven è quello che più di tutti si è interrogato sull’orrore che scaturisce dall’incubo, e dalla visione ricreata (nel deliquio onirico come nel cinema); la saga di Freddy Kruger inaugurata con Nightmare on Elm Street e la tetralogia di Scream, ovviamente, ma anche a ben vedere la riflessione sul voodoo impressa ne Il serpente e l’arcobaleno, e perfino Sotto shock.
Indaga le potenzialità terrorizzanti del cinema anche Sinister, il film che confermò nel 2012 Derrickson come una delle voci più interessanti dell’horror odierno (suoi anche The Exorcism of Emily Rose e il meno convincente Liberaci dal male); quando i bambini, vittime predilette del demone babilonese Baghuul, finiscono nelle fauci del mostro, questo li spinge a sterminare la propria famiglia, armati di vari oggetti (dagli utensili ai metodi di esecuzione più classici) ma soprattutto di un’indispensabile cinepresa super-8. Il medium attraverso cui i giovani protagonisti di Super-8 di J.J. Abrams scoprivano l’impossibile, quasi soprannaturale – l’alieno – e con cui Alina Marazzi intrecciava un’impossibile dialogo con la madre morta suicida in Un’ora sola ti vorrei, diventa nel film di Derrickson l’arma micidiale di un mostro soprannaturale, nascosto nelle pieghe del tempo e negli anfratti bui delle case dell’America rurale, dove il demoniaco sembra annidarsi per la morfologia stessa del territorio.

Se Sinister colpiva il bersaglio con precisione, trascinando lo spettatore in un angosciante incubo dal quale non sembrava possibile trovare una via di fuga, sia nella realtà che nel sogno – e i due livelli si sovrapponevano con notevole cura –, il suo sequel, firmato dall’irlandese Ciaran Foy, al suo esordio hollywoodiano dopo Citadel (2012), smarrisce le coordinate fin dalle primissime sequenze.
Se tentare di rintracciare logica in un horror è operazione sempre discutibile, e che porta in un buon numero di casi a galla incongruenze di vario tipo, Sinister 2 si sovraffolla non tanto di demoni e di fantasmi, quanto di strafalcioni e digressioni inessenziali al limite del grottesco. Adagiato su una sceneggiatura priva di mordente, il filo rosso che dovrebbe menare le danze del film è utilizzato da Foy per cercare di limitare il più possibile i danni; la sequenza di “seduzione”, nella quale i personaggi di James Ransone e Shannyn Sossamon (lontani i tempi di Road to Nowhere di Monte Hellman, lontanissimi quelli de Le regole dell’attrazione di Roger Avary) dovrebbero trovare l’uno nell’altra l’anima gemella, trascende l’orrore per piombare diritta nel campo del comico involontario.
Anche i due bambini protagonisti, fratelli/coltelli in fuga da un padre violento e manipolatore ma affascinati da un demone senza occhi e senza bocca, sono tratteggiati senza la minima finezza intellettuale.
Si potrebbe, a conti fatti, anche soprassedere su questo profluvio di illogicità, se solo Foy fosse in grado di garantire un minimo di tensione narrativa. Muovendosi invece nel solco mai particolarmente florido dell’horror contemporaneo, dominato dal rapporto causa-effetto tra deflagrazione sonora e sobbalzo sulla poltrona, Foy firma un film privo di anima, pura o maledetta che sia. Privo di profondità teorica – che in qualche modo il prototipo abbozzava, pur non concentrandovi particolarmente l’attenzione – Sinister 2 è anche sprovvisto degli strumenti più rozzi per spaventare. Non si empatizza con i personaggi, e dunque ben poco interessa del loro destino. Non possiede fascino la leggenda, e quindi non si presta una grande attenzione all’indagine – del tutto spaesata – del protagonista. L’unica soluzione a tutto ciò è sbadigliare, o al limite provare a ridicolizzare quel che avviene sulla scena. Esercizio, e questo è ancor più deprimente, fin troppo facile.

Info
Il trailer di Sinister 2.
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