I morti non muoiono

I morti non muoiono

di

Nella sua scanzonata dimensione I morti non muoiono, il film di Jim Jarmusch che apre ufficialmente le danze del Festival di Cannes, vorrebbe essere un’allegoria dell’america trumpiana. Peccato che sia sul piano della parodia che soprattutto su quello politico (si veda alla voce Romero) il suo lavoro risulti stranamente sterile, e semplicistico fino a sfondare nel campo della banalità. Con un cast di tutte stelle un po’ sprecato.

Undead Man

A Centerville, una tranquilla cittadina della provincia statunitense, i morti escono dalle tombe, risvegliati dallo spostamento dell’asse terrestre per colpa dei cambiamenti climatici. Lo sceriffo e i suoi assistenti, insieme ad alcuni abitanti, tentano la strenua resistenza. [sinossi]

I morti non muoiono a Centerville, placida cittadina statunitense, “a very nice place” come indica una scritta. Non muoiono ma sono già morti, straziati a loro insaputa da un sistema socio-economico che strappo dopo strappo ha portato all’apice della nazione Donald Trump. Make America White Again recita la scritta sul cappellino che ostenta il villico sguaiato e scorbutico interpretato da Steve Buscemi, tanto per palesare anche ai meno attenti il riferimento politico: anche il discorso ascoltato via radio e televisione e teso a minimizzare l’impatto dei mutamenti climatici sulla vita quotidiana dopotutto fa risuonare nella mente ben più di un campanello. L’allegoria politica, qualora qualcuno fosse così ingenuo da non averla colta, viene ribadita in più di un passaggio di The Dead don’t Die (questo il titolo originale), tredicesimo lungometraggio di finzione portato a termine da Jim Jarmusch in quasi quarant’anni di carriera. E proprio nell’urgenza di sottolineare il motivo nobile alle spalle di questa commediola che scherza con l’horror senza mai prenderlo realmente sul serio si possono intravvedere le crepe di un’operazione cinematografica che lascia ben più di un dubbio.
Scelto da Thierry Frémaux per aprire ufficialmente la settantaduesima edizione del Festival di Cannes, I morti non muoiono appare ben presto come la creatura più opaca del regista di Akron, Ohio, un’avventura poco seria che assume i contorni della gita fuori porta, scampagnata autoriale priva di una reale urgenza espressiva. Jarmusch prende alcuni dei suoi punti fermi – e ci si tornerà fra poco sopra –, si arma di amici e fedeli sodali e si lancia in un divertissement che non ha altro scopo se non quello di ruotare attorno alla poetica del regista prima ancora che al genere scelto come stella polare.

Se di horror in effetti non c’è granché nel corso della narrazione, con i morti viventi riprodotti senza verve e quasi costretti al ruolo di ritornanti animati da un’insaziabile appetito di carne umana, a tornare a galla, a riemergere dalla tomba in cui forse qualcuno l’ha indebitamente recluso è proprio il cinema di Jarmusch. Fin dalla primissima inquadratura, che finge di guardare a La notte dei morti viventi per riprendere in realtà l’incipit di Daunbailò, I morti non muoiono svolge il compito di testimone vivente – lui sì – del “jarmuschiano”, se questa aggettivazione può acquisire un senso reale. Ecco dunque che Adam Driver e Bill Murray possono uscire per un momento dalla parte per disquisire della sceneggiatura, ed ecco che Tilda Swinton può far riecheggiare l’omaggio all’etica dei samurai racchiuso venti anni fa in Ghost Dog. Il tempo è passato, e Jarmusch sembra preoccuparsi soprattutto di questo: la sfilza di dive e divi che prende corpo sullo schermo (oltre ai nomi già citati viene naturale ricordare quantomeno Danny Glover, Chloë Sevigny, Tom Waits, Iggy Pop, Selena Gomez) svolge una funzione di fatto inerte, perché è lì solo per permettere a Jarmusch di riannodare i fili con se stesso. Da questo punto di vista il film acquisisce un valore intrinsecamente nostalgico che sarebbe perfino affascinante – nonostante le debolezze strutturali – se non venisse a sua volta smentito dalla ricerca duplice di parodiare il genere e schernire il modus vivendi all’americana.

Su questo doppio proscenio I morti non muoiono fallisce la sua sfida, sempre che sia stata davvero lanciata. Il lato strettamente comico della vicenda esaurisce le idee in breve tempo, girando sempre attorno alle medesime situazioni e soluzioni e dimostrando una scarsità d’ispirazione rara per Jarmusch. Ma peggio ancora va con la riflessione sociale e politica: ha davvero senso ridurre tutto, nel 2019, su una critica all’affezione degli statunitensi verso gli oggetti materiali (e anche verso il feticismo cinematografico)? A questo si può ridurre l’analisi del capitalismo e delle sue colpe? I morti non muoiono sembra una versione poco divertente di Shaun of the Dead da un lato e una barbarica semplificazione di Zombi di Romero dall’altra. Resta nel mezzo, a sua volta decapitato, creatura acefala e senza direzione. Dopotutto Jim Jarmusch un non-morto lo aveva già raccontato, nel personaggio di William Blake che in Dead Man procede con un proiettile in corpo nell’infinita notte del selvaggio west. Altri tempi.

Info
Il trailer de I morti non muoiono.
La scheda de I morti non muoiono sul sito del Festival di Cannes 2019.
  • I-morti-non-muoiono-2019-the-dead-dont-die-Jim-Jarmusch-01.jpeg
  • I-morti-non-muoiono-2019-the-dead-dont-die-Jim-Jarmusch-02.jpeg
  • I-morti-non-muoiono-2019-Jim-Jarmusch-03.jpg
  • I-morti-non-muoiono-2019-Jim-Jarmusch-04.jpg
  • I-morti-non-muoiono-2019-Jim-Jarmusch-05.jpg
  • I-morti-non-muoiono-2019-Jim-Jarmusch-06.jpg
  • I-morti-non-muoiono-2019-the-dead-dont-die-Jim-Jarmusch-10.jpeg
  • I-morti-non-muoiono-2019-the-dead-dont-die-Jim-Jarmusch-11.jpeg

Articoli correlati

Array
  • Festival

    Cannes 2019Cannes 2019

    Apre bene il Festival di Cannes 2019, con un titolo a suo modo perfettamente trasversale: autorialità, genere, grandi star. The Dead Don't Die, aka I morti non muoiono, è una coperta decisamente lunga, lancia il festival, dovrebbe accontentare tutti...
  • Cannes 2019

    Festival di Cannes 2019Festival di Cannes 2019 – Presentazione

    Morti che camminano. Si apre così il Festival di Cannes 2019, giunto alla settantaduesima edizione con la solita coda di polemiche, compresa la petizione contro il premio alla carriera ad Alain Delon. In fin dei conti, è la natura stessa del festival ad alimentare contrasti, la sua dimensione smisurata, il suo essere contenitore fagocitante, regno del tutto e del niente.
  • Festival

    Cannes 2019 - Minuto per minuto dalla CroisetteCannes 2019 – Minuto per minuto

    Quinlan approda sulla Croisette e arriva il momento del tradizionale appuntamento del minuto per minuto. Dalla selezione ufficiale alla Quinzaine des réalisateurs e alla Semaine de la critique, ecco a voi il Festival di Cannes 2019!
  • Festival

    Cannes svela la selezione ufficiale della 72ª edizioneCannes svela la selezione ufficiale

    Cannes, per voce del suo delegato generale Thierry Frémaux, ha annunciato i titoli che andranno a comporre la settantaduesima edizione del festival: da Jarmusch a Ken Loach, dai fratelli Dardenne a Malick e Porumboiu. Ma sarebbe sciocco e riduttivo fermarsi a soliti noti.
  • Cult

    Dead Man

    di Il capolavoro di Jim Jarmusch, un western lisergico in pieno deliquio pre-morte, guidato da un Johnny Depp all'apice della sua carriera.
  • In sala

    Gimme Danger

    di Jim Jarmusch gira un documentario sull'amico Iggy Pop e gli Stooges. Peccato che Gimme Danger, a parte la verve del cantante, non abbia molto di interessante da offrire allo spettatore.
  • In sala

    Paterson

    di Jim Jarmusch porta in scena una volta di più la sua poetica, in cui lirismo e terracea quotidianità si fondono. Stavolta racconta la storia di Paterson, un autista di bus (e poeta) a Paterson, nel New Jersey...
  • Archivio

    Solo gli amanti sopravvivono RecensioneSolo gli amanti sopravvivono

    di Dopo l'accoglienza piuttosto fredda al Festival di Cannes e la presentazione al Torino Film Festival esce in sala l'ultimo gioiello partorito dal genio creativo di Jim Jarmusch. Una riflessione sull'amore, sull'immortalità e sull'arte. Imperdibile.
  • Archivio

    Broken Flowers RecensioneBroken Flowers

    di La poetica di Jim Jarmusch tocca con Broken Flowers una delle sue maggiori vette artistiche, grazie anche alla straordinaria interpretazione di Bill Murray.