Tommaso
di Abel Ferrara
Confessione intima e racconto senza remore del suo essere artista italo-americano a Roma, Tommaso di Abel Ferrara è il percorso umano e urbano di un individuo in cerca di una possibile adesione ai propri “ruoli”: regista, padre, marito, uomo. Fuori concorso a Cannes 2019.
Confessioni di un artista di merda
Tommaso è un artista italo-americano che vive a Roma insieme alla moglie europea Kiki e alla figlia Didi. [sinossi]
Non è poi così sacrilego né irriverente parafrasare il titolo del celebre romanzo di Philip K. Dick “Confessioni di un artista di merda” per definire Tommaso, il nuovo lavoro di Abel Ferrara. Presentato fuori concorso a Cannes 2019, dove sembra dialogare direttamente con il sin troppo osannato Dolor y gloria di Pedro Almòdovar, il film è infatti una sorta di diario intimo dell’autore, che senza remore si mette a nudo mentre ricerca una possibile modalità di adesione ai propri “ruoli”: neo-padre, marito, ex-alcolista, ex-tossico dipendente, artista italoamericano a Roma.
Pur mettendo in scena la sua reale compagna di vita Christina Chirachi e la loro figlioletta Anna (nel film: Didi), Ferrara sceglie per il film un suo impeccabile alter ego: Willem Dafoe. La prossimità tra i due è d’altronde già collaudata, dai 4 film realizzati insieme (New Rose Hotel, Go-go Tales, 4.44 L’ultimo giorno sulla terra, Pasolini) e dal fatto che sono entrambi esuli statunitensi sul suolo italico e praticamente vicini di casa sul capitolino colle Oppio.
Tra i più alacri esploratori del cattolicesimo sul grande schermo, Ferrara non dimentica poi certo che il suo attore è stato il protagonista de L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese e fa buon uso di questo dato filmografico per creare un gustoso, ulteriore corto circuito tra cinema e realtà. In tal senso Ferrara intraprende in Tommaso un percorso cristologico totale, autoriflessivo e autoironico (ma non per questo meno vero), che prevede un “calvario”, una “passione” e una “resurrezione”, il tutto senza dimenticare la comprensione delle umane debolezze, a partire dalle proprie.
Funziona alla perfezione dunque quella sequenza onirica in cui Tommaso/Ferrara si ritrova a colloquio con Luciano Sovena, attuale presidente della Roma Lazio Film Commission e da sempre importante figura di potere del nostro cinema, che qui incarna una sorta di Ponzio Pilato o, meglio, di inquisitore di dostoevskiana memoria, con la sostanziale differenza però, che qui il Cristo/Tommaso/Dafoe anziché tacere come avveniva ne I fratelli Karamazov, si dedica con pazienza alla conversione del suo torturatore/produttore.
La fotografia digitale virata sul magenta, opera di Peter Zeitlinger (abituale collaboratore di Werner Herzog) ritrae inoltre una Roma in piena estate densa di conflitti eppure umanissima, con uno sguardo complice, denso di sentimento e partecipazione.
Centrali sono poi, naturalmente, le riflessioni personali e teoriche che l’autore mira a trascrivere sullo schermo e che vertono ora sul versante professionale, ora su quello umano, più di sovente su entrambi, senza esclusione di continuità. Dal momento che Ferrara/Tommaso è un ex-alcolista ed ex-tossico ora alle prese con il ruolo di padre di una bambina treenne, la questione del possesso, del controllo e dell’abbandono, alla vita, alle sconfitte, alle imperfezioni è fondamentale e fa il paio qui con un problema di ego. Su questo versante il film inscena una strenua lotta, anche molto fisica contro l’ “ego”, il vero nemico da mettere da parte se si vuole raggiungere invece il proprio “io”. Un “io” che è necessariamente molteplice e frammentato nei vari suoli che la società e la vita impongono.
A tratti, e considerando anche il fatto che Tommaso con le sue quasi due ore di durata è uno dei film più lunghi dell’autore, si percepisce una certa intermittenza e meccanicità del racconto, con quel reiterato alternare sedute del rehab, lezioni di recitazione e di italiano, momenti familiari domestici, brevi lacerti del film che Tommaso ha in lavorazione. Eppure da questo mosaico composito si ha la netta impressione di penetrare senza troppi scossoni nella vita dell’autore, nella sua strenua ricerca di un posto nel mondo e di un “io” umano e sociale che inevitabilmente non è mai “dato” una volta per tutte, ma sempre, necessariamente, in continuo divenire. Per cui, nel percorso, può capitare anche di dire “Non ci capisco niente”, e va bene così.
Info
La scheda di Tommaso sul sito del Festival di Cannes.
- Genere: drammatico
- Titolo originale: Tommaso
- Paese/Anno: Italia | 2019
- Regia: Abel Ferrara
- Sceneggiatura: Abel Ferrara
- Fotografia: Peter Zeitlinger
- Montaggio: Fabio Nunziata
- Interpreti: Anna Ferrara, Christina Chiriac, Willem Dafoe
- Produzione: Simila(r), Washington Square Films
- Durata: 115'
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