Zombieland – Doppio colpo

Zombieland – Doppio colpo

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A dieci anni dal capostipite Benvenuti a Zombieland, Ruben Fleischer dirige il sequel della commedia/horror postapocalittica diventata negli anni un piccolo cult del genere. Zombieland – Doppio colpo, però, non riesce completamente, e la formula denuncia tutta la sua stanchezza. Proiezione di chiusura al Trieste Science+Fiction Festival 2019 e da oggi in sala.

Bentornati a Zombieland

Dieci anni dopo il cult movie Benvenuti a Zombieland, questo nuovo film riunisce nuovamente il cast originale, il regista Ruben Fleischer e gli sceneggiatori, Tra violenza, distruzione e situazioni comiche, che si diffondono dalla Casa Bianca al resto del paese, i quattro protagonisti dovranno affrontare nuove forme di zombie, più evolute, e incontreranno altri umani sopravvissuti. Dovranno inoltre fronteggiare le crescenti difficoltà della loro irriverente quanto improvvisata famiglia. [sinossi]

A volte ritornano, i personaggi principali con il nome della città di provenienza, le trentadue regole per la sopravvivenza in un mondo postapocalittico, persino Bill Murray nel ruolo di se stesso in un gustoso cameo. Benvenuti a Zombieland, nel 2009, era stato un successo (buono, non stratosferico, circa 120 milioni di dollari al botteghino nel mondo a fronte di una spesa di 24) di pubblico costruito nel tempo, assurto in breve allo status di cult, capace di lanciare (i protagonisti Jesse Eisenberg e Emma Stone, il regista Ruben Fleischer) o rilanciare (Woody Harrelson) carriere, ponendosi come interessante riflessione metatutto sul ruolo dello zombie nell’iconografia orrorifica e sullo stato di un genere, la parodia, ai tempi in netta crisi. Cos’è cambiato in questi dieci anni? Sugli zombie sembra ormai essere stato detto e mostrato tutto (l’interminabile serie The Walking Dead ha molto contribuito, in positivo e, soprattutto, in negativo), Ruben Fleischer si è trovato coinvolto in progetti sbagliati (Gangster Squad) o con un buon potenziale non sfruttato a dovere (Venom), Emma Stone ha trionfato agli Oscar con La La Land, mentre gli altri coprotagonisti hanno vissuto il decennio tra pochi alti (The Social Network per Eisenberg, la prima stagione di True Detective e Tre manifesti e Ebbing, Missouri per Harrelson) e molti bassi. Zombieland – Doppio colpo, ancora sceneggiato da Rhett Reese e Paul Wernick, prova a tenere tutto insieme: il tempo che passa, l’abitudine all’apocalisse, il bisogno di cercare nuove strade e di adattare i comportamenti ad una contemporaneità difficile da replicare nella finzione. Ci riesce? Solo a tratti, concentrandosi su situazioni e battute più che su plot narrativo e sviluppo dei personaggi.

Le icone americane sono al loro posto nell’immaginario (sempre meno) collettivo, ma i loro simulacri sono rosi e consunti dal tempo: la Casa Bianca può diventare la propria casa, ma Graceland non esiste più, e tutta l’oggettistica e i memorabilia legati a “King” Presley sono spostati di poche centinaia di metri, all’Hound Dog Motel gestito da una fan sfegatata, interpretata dalla rediviva (ecco, l’umorismo è un po’ questo) Rosario Dawson. Bisogna pur (soprav)vivere, ed ecco che i problemi esistenziali di sempre fanno capolino: stabilizzare una relazione, maturare, crescere. Attorno alla voglia d’indipendenza della Little Rock di Abigail Breslin si organizza la narrazione, e ci sono ancora hippie con cui fuggire, istanze pacifiste anche quando sembrano non avere più senso alcuno, padri che non hanno intenzione di permettere agli eredi di camminare con le proprie gambe. Del resto, cos’è un mondo infestato se non l’estremizzazione del bisogno di “lasciare il nido” di ogni adolescente, americano e non? E cos’altro rappresenta la Babylon dell’ultima parte, neocomunità fricchettona posta sulla sommità di un grattacielo, se non l’ultima possibilità di attuare il sogno Sixties di pace e fratellanza? Come Easy Rider insegna, le strade d’America, per un esponente della controcultura, non erano di certo meno pericolose prima dell’apocalisse …
Attorno a questo nucleo tematico, che fa da architrave alla narrazione, bisogna poi dispiegare una parodia, e qui il film spara le sue carte migliori. La differenziazione tra zombie (gli Homer, lenti e stupidi, gli Hawking, ingegnosi, i Ninja, che attaccano in maniera inaspettata, i Bolt, velocissimi e i T-800, forti e letali), i “doppi” dei protagonisti che ne ricalcano dinamiche psicologiche e comportamentali (gustosi cameo di Owen Wilson e Thomas Middleditch), tutta la mistica dell’automobile legata al personaggio di Tallahassee/Harrelson, momenti divertenti che ammiccano al pubblico fidelizzato ma senza respingere il nuovo, che assiste, praticamente, ad una ripresentazione dei personaggi per tutto il primo atto. Una volta compreso il meccanismo, però, ci si trova di fronte ad una mera riproposizione, secondo i canoni sempre validi, non solo per gli slasher, dei sequel enumerati in Scream 2. Più fantasia nelle uccisioni, più nemici in campo, e una sensazione d’inessenzialità del tutto davvero fastidiosa, seppur solo a tratti.

Mettere su casa / rifiutare una casa, siamo sempre lì, con Tallahassee, cappello da cowboy perennemente calato sulla testa, che DEVE rimettersi in strada, che non accetta la sedentarietà e la pace. Perfettamente a suo agio negli ambienti della Casa Bianca, a Washington, inebriato di una grandeur decadente ma ancora ben presente nella sua mente, non può star lì a legittimare il sogno hippie, non è nelle sue corde, non è nella sua CULTURA. Può solo proteggere con le armi, dimostrare (forse) la loro essenzialità, per poi andare altrove, chisciottianamente in cerca d’avventura. Il cuore del film è nel suo personaggio, e nella Nevada di Rosario Dawson che lo attenderà, ancora una volta, consolandosi nell’attesa, senza struggimenti. Quelli li si può lasciare ai giovani, a chi cerca stabilità affettiva e/o un mondo migliore. Se Fleischer e i suoi sceneggiatori avessero insistito di più su questi aspetti, parleremmo più entusiasticamente del risultato. Ci siamo divertiti, non possiamo negarlo, ma, dopo dieci anni di riscritture e scelta del copione “giusto” per il ritorno, era più che lecito aspettarsi qualcosa di più.

Info
Il trailer di Zombieland – Doppio colpo.

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