The Exorcism of Emily Rose
di Scott Derrickson
Ispirato alla tragica storia della tedesca Anneliese Michel, deceduta a metà degli anni Settanta dopo un atroce calvario, The Exorcism of Emily Rose è un singolare – ed equilibrato – incrocio tra horror e genere giudiziario. Reduce dalla regia dello straight-to-video Hellraiser 5: Inferno (2000) e autore del soggetto de La terra dell’abbondanza (2004) di Wim Wenders, Derrickson condisce la sua solida e diligente messa in scena con un paio di guizzi argentiani e sfrutta a dovere l’ottimo cast.
De exorcismis et supplicationibus quibusdam
Reduce da un caso vittorioso e controverso, l’avvocatessa Erin Bruner è chiamata a difendere padre Moore, un sacerdote accusato di aver causato la morte della studentessa diciannovenne Emily Rose. La famiglia della sensibile e devota ragazza, per i medici affetta da epilessia e psicosi, si era rivolta a padre Moore per essere liberata dal demonio… [sinossi]
Non è cambiato il cinema di Scott Derrickson, regista/sceneggiatore/produttore legato soprattutto all’horror (Sinister, Hellraiser 5: Inferno, Liberaci dal male) e ad altre declinazioni del fantastico (il deludente Ultimatum alla Terra, il blockbuster Doctor Strange). Solido, affidabile, a proprio agio con effetti speciali e slanci visionari. Un perfetto esempio di regista hollywoodiano di successo, in grado di far fruttare il piccolo budget di una produzione indipendente come Sinister o di non farsi sopraffare dalla mastodontica produzione di un cinecomic marveliano. Non a caso, lo attendono vari progetti: Bermuda Triangle, il sequel di Labyrinth, When Gravity Fails e Two Eyes Staring. Fantasy, fantascienza, horror e nomi altisonanti. Dal punto di vista produttivo, lo schema è lo stesso dai tempi di The Exorcism of Emily Rose, quando Derrickson mescolava genere giudiziario e horror (alto e basso, serie A e serie B), servendosi dei volti e della notorietà di Laura Linney e Tom Wilkinson, di una sceneggiatura fin troppo accorta e di qualche guizzo cromatico che riecheggiava con bello stile Argento e l’irripetibile Suspiria.
Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2005, come Fragile – A Ghost Story di Jaume Balagueró e The Descent di Neil Marshall, The Exorcism of Emily Rose aveva una carta a sorpresa da giocare. Lanciata verso una carriera che sembrava promettere (molto) di più, l’allora venticinquenne Jennifer Carpenter era argilla nelle mani di Derrickson, pronta per essere plasmata in terrificanti pose plastiche, prima da indemoniata, poi da santa. Una sorta di scream queen del trascendente, riconducibile anche per i lineamenti gradevolmente marcati alla divina Jamie Lee Curtis – da Carpenter a Carpenter il passo (non) è stato breve e l’attrice di Louisville sembra oramai aver perso il treno giusto.
Derrickson utilizza il personaggio di Emily e la performance della Carpenter come grimaldello per il sovrannaturale, sospingendoci con molta cautela verso una rilettura fideistica dei tragici fatti di Klingenberg am Main – in questo senso, è interessante e quasi obbligatoria la visione di Requiem (2006) di Hans-Christian Schmid. Se da un punto di vista spettatoriale il grimaldello Rose/Carpenter riesce a sparigliare le carte sul piano etico e morale, la performance attoriale è invece perfettamente incanalata nella minuziosa messa in scena di Derrickson, regista che declina con piglio asettico horror, fantasy e fantastico – si veda l’efficace Sinister, altro horror che tiene in un cassetto le possibili derive grandguignolesche, perfetto esempio delle scelte produttive ed estetiche della Blumhouse.
La medietas di The Exorcism of Emily Rose, a suo modo pregio e al contempo difetto, o quantomeno limite,è la chiave che Derrickson ha usato per aprire le porte di Hollywood, è la velocità di crociera dei suoi film, nella scrittura e nella messa in scena. Uno stile di regia che però non è, per dirla come Cukor, «un’assenza di stile»1. Lo è solo apparentemente. In fin dei conti, volendo trovare tra i personaggi di The Exorcism of Emily Rose una sorta di alter ego del regista, più che Erin Bruner/Laura Linney, padre Moore/Tom Wilkinson o Emily/Carpenter, saremmo tentati di indicare Ethan Thomas/Campbell Scott, procuratore credente chiamato a smontare difesa e fede di padre Moore. Non è dissimile l’approccio di Derrickson, teso a incanalare il sovrannaturale lungo i binari di un cinema che non vuole (forse non può) deragliare. Nel bene e nel male.
Note
1 Giaime Alonge, Giulia Carluccio, Il cinema americano classico, Editori Laterza, Bari 2006.
Info
Il trailer originale di The Exorcism of Emily Rose.
The Exorcism of Emily Rose sul canale Film su YouTube.
- Genere: drammatico, giudiziario, horror, thriller
- Titolo originale: The Exorcism of Emily Rose
- Paese/Anno: USA | 2005
- Regia: Scott Derrickson
- Sceneggiatura: Paul Harris Boardman, Scott Derrickson
- Fotografia: Tom Stern
- Montaggio: Jeff Betancourt
- Interpreti: Aaron Douglas, Ally Warren, Andrew Wheeler, Arlene Belcastro, Bobby Stewart, Campbell Scott, Chelah Horsdal, Clay St. Thomas, Colm Feore, Cory Lee, Darrin Maharaj, David Berner, Duncan Fraser, George Gordon, Henry Czerny, Iris Graham, Jeff Johnson, Jennifer Carpenter, Joanna Piros, John Innes, Joshua Close, JR Bourne, Julian Christopher, Katie Keating, Kenneth Welsh, Laura Linney, Liduina Vanderspek, Lorena Gale, Marilyn Norry, Marsha Regis, Mary Beth Hurt, Mary Black, Michael Jonsson, Ryan McDonald, Shohreh Aghdashloo, Steve Archer, Taylor Hill, Terence Kelly, Tom Wilkinson
- Colonna sonora: Christopher Young
- Produzione: Firm Films, Lakeshore Entertainment, Screen Gems
- Distribuzione: Sony Pictures
- Durata: 119'