Peninsula
di Yeon Sang-ho
Presentato nella giornata di chisura del Trieste Science+Fiction Festival 2020, Peninsula resta imbrigliato tra le spire della corsa al box office, perde per strada le zone d’ombra di Seoul Station ma anche il ritmo serrato e le intuizioni visive di Train to Busan. Oramai lontanissimo dalla crudeltà a basso budget di The King of Pigs, Yeon Sang-ho prova a pescare a piene mani da Carpenter e Miller ma si ritrova in una movimentata puntata di The Walking Dead.
Era meglio morire da piccoli
A quattro anni dall’inizio dell’apocalisse zombie raccontata da Train to Busan, la penisola coreana è completamente devastata e isolata dal resto del mondo. È una terra dimenticata da Dio e dagli uomini. Jung-seok, un ex militare che era miracolosamente riuscito a fuggire a Hong Kong, si imbatte in un delinquente americano che gli affida un allettante quanto pericolosissimo incarico. Dovrà recuperare un camion abbandonato nel centro di Seoul entro un limite di tempo stabilito e poi fuggire silenziosamente dal paese. Durante la missione, inaspettatamente, Jung-seok scoprirà un gruppo di sopravvissuti… [sinossi]
A distanza di quattro anni – quelli reali, non della trilogia zombesca – è necessario fare qualche passo indietro. Non tanto a Seoul Station, che nelle sale è uscito poco dopo Train to Busan, slittando così da primo capitolo a insolito prequel, ma all’oramai lontanissimo 2011, a The King of Pigs, a quell’animazione sporca e cattiva e dal budget evidentemente risicato. Cinema più di idee che di mezzi. Una poetica chiara, dura; un’estetica che indicava una delle possibili strade da percorrere per la crescente industria animata sudcoreana. Anni luce dal preconfezionato blockbuster Peninsula.
Bollinato senza un reale motivo da Cannes, passato alla Festa del Cinema di Roma e poi proposto nella giornata di chiusura di un ottimo e battagliero Trieste Science+Fiction Festival 2020, il nuovo film scritto e diretto da Yeon Sang-ho è una macchina da box office, ma è anche una resa incondizionata. Una resa alla logica spesso logora e logorante dei blockbuster, a un cinema che rinuncia in partenza alla caratterizzazione dei personaggi e che preferisce accatastare inseguimenti fracassoni e infiniti ralenti melodrammatici. Qualche cattivo e tanti buoni sentimenti, con sacrifici e riscatti già cristallizzati nei titoli di testa – viene a mancare persino l’imprevedibilità narrativa di Train to Busan, che dalla sua struttura lineare cercava di evadere a ogni snodo ferroviario.
Cercando di pescare a piene mani da 1997: Fuga da New York e Mad Max: Fury Road, nel tentativo di bissare e poi superare la spettacolarità di Train to Busan, Yeon Sang-ho finisce per impantanarsi negli stereotipi, inanellando villain tanto caricaturali quanto inutili. La stessa parabola del protagonista, un po’ fiacco rispetto a Gong Yoo e privo di una spalla come il roccioso e versatile Ma Dong-seok, è piuttosto debole: Peninsula si accontenta delle basilari premesse, di un comodo scenario post-apocalittico, per abbandonarsi a virtuosismi a quattro ruote e scatenare orde di zombi in computer grafica – la CGI non brilla, ma in fin dei conti è un dettaglio secondario.
Memori della lucidità carpenteriana di Seoul Station, del lento inabissarsi di The Fake e della cupa disperazione di The King of Pigs, non possiamo che rimpiangere il primo Yeon Sang-ho, ribadendo un concetto già espresso ai tempi del successo travolgente di Train to Busan: l’animazione ci sembra un veicolo assai più congeniale per lasciar deflagrare le numerose suggestioni orrorifiche del cineasta coreano. L’animazione e, ovviamente, un contesto produttivo più libero, indipendente e creativo.
Tra
macerie e inseguimenti, zombi scattanti e vittime sacrificali, Peninsula si trascina
stancamente verso l’epilogo o forse verso un quarto capitolo. Come in
una puntata di The Walking Dead,
i morti che camminano diventano mero sfondo, la brutalità dei vivi
appare ripetitiva e alcune immagini – su tutte, la vetrata sfondata
dall’orda – hanno il retrogusto di un macabro fanservice.
Il prossimo passo creativo\produttivo di Yeon Sang-ho è una serie
targata Netflix, Hellbound,
tratta da un suo webtoon e attesa per il 2021. Incrociamo per dita,
per Yeon e per il 2021.
Info
La scheda di Peninsula sul sito del Trieste S+F Festival.
Il trailer originale di Peninsula.
- Genere: action, horror, thriller
- Titolo originale: Peninsula
- Paese/Anno: Corea del Sud | 2020
- Regia: Yeon Sang-ho
- Sceneggiatura: Ryu Yong-jae, Yeon Sang-ho
- Fotografia: Lee Hyung-deok
- Montaggio: Yang Jin-mo
- Interpreti: Christopher Gordon, Daniel Joey Albright, Geoffrey Giuliano, Hwang Yeon-hee, Jang So-yeon, Kang Dong-won, Kim Do-yoon, Kim Kyu-Baek, Kim Min-jae, Koo Gyo-hwan, Kwon Hae-hyo, Lee Jung-hyun, Lee Re, Lee Ye-Won, Pierce Conran
- Colonna sonora: Mowg
- Produzione: Next Entertainment World, RedPeter Film
- Distribuzione: Tucker Film
- Durata: 116'