La scelta

La scelta

di

Con La scelta Michele Placido prende spunto da una commedia di Luigi Pirandello (L’innesto) per raccontare il dramma intimo di una coppia che vorrebbe avere figli, senza troppa fortuna. Fino a quando…

L’eredità

Laura e Giorgio si amano intensamente e sono desiderosi di un figlio che non arriva. Ma solo un grande amore può superare la dolorosa prova che devono affrontare. Una prova che impone una scelta. Da una parte, un uomo offeso nella sua morale, che cerca una soluzione al dilemma; dall’altra, una donna che sente la necessità di diventare madre. Quale scelta fare per essere ancora felici? [sinossi]

Non è semplice far percepire l’atmosfera che si respira in sala prima dell’inizio di un film di Michele Placido a chi non frequenta l’ambiente dei festival e delle anteprime stampa. C’è chi sghignazza fin dai titoli di testa, chi si premura che in sala non vi siano cast e regista, chi prega il vicino di posto di svegliarlo bruscamente qualora iniziasse a russare. Il grande interrogativo che serpeggia di bocca in bocca è “secondo te, sarà peggio di…” (aggiungere titolo della filmografia di Placido a caso).
I motivi che risiedono dietro un comportamento di questo tipo sono vari, e riflettono la realtà dei fatti sia per quanto riguarda la mediocrità registica di Placido, sia per quel che concerne la scarsa professionalità e la faciloneria dell’ambiente ‘critico’. Senza dubbio i rapporti tra il regista e attore pugliese e la stampa si sono incrinati in maniera forse irrimediabile con le proiezioni veneziane di Ovunque sei e Il grande sogno.

Partendo da questo punto la reazione di buona parte degli accreditati alla presentazione stampa de La scelta potrebbe apparire perfettamente prevedibile. Sguardi accigliati, bofonchiamenti, mesti scuotimenti di testa. Eppure si commetterebbe un grave errore di superbia accontentandosi di gettare in un cestino La scelta voltando lo sguardo altrove, neanche si trattasse di un rifiuto maleodorante. Il vero “problema”, con il cinema di Placido, è che non lo si può ridurre al silenzio minimizzandolo. Perché è ambizioso, a tratti saccente, mai prono.
Già che sia possibile parlare di un “cinema di Michele Placido” dovrebbe permettere di cogliere il centro della questione.
Al di là di tutti i difetti di cui sono ricolmi i suoi film da regista, Placido è un autore nel senso classico del termine: possiede una sua estetica riconoscibile, ha una poetica piuttosto coerente e sente l’urgenza di dire qualcosa ai suoi spettatori.
La scelta rappresenta un caso emblematico: senza preoccuparsi di un budget a disposizione meno lauto del solito, Placido prende di petto una commedia di Pirandello con l’intenzione di raccontare i vincoli di coppia nel Ventunesimo Secolo, l’onore del nome (e del seme), la reazione alla brutalità. La storia di Laura, direttrice di un coro di bambini a Bisceglie che dopo aver aspettato un figlio con il marito per anni rimane incinta in seguito a uno stupro, diventa nelle mani di Placido l’occasione per parlare di scelte dolorose, di donne (in)volontariamente sottomesse e di radici in via di smantellamento.

Vorrebbe forse essere un fiammeggiante melodramma d’amore e fiducia, La scelta, e di quando in quando ci riesce anche grazie all’elegante fotografia di Arnaldo Catinari, ma non riesce a evitare di scivolare malamente: gli inserti più prossimi al grottesco sono indigesti e trattati con mano insicura e svogliata, e alcune soluzioni visive (le automobili che sfrecciano a velocità duplicata per donare la sensazione del tempo che fugge) sono completamente fuori tono e tempo.
Ma è sul piano del discorso che La scelta fa emergere le note più dolenti. Celata dietro una cortina di femminismo in odore di improvvisazione (i corpi femminili invadono lo schermo da un punto di vista numerico, ma non acquistano quasi mai un senso ulteriore) si nasconde in realtà uno sguardo reazionario, quello già percepibile nella messa in scena della Anna Mouglalis di Romanzo criminale, della Morante/Aleramo di Un viaggio chiamato amore, della Trinca de Il grande sogno.
La donna è libera e funge da epicentro fino a quando il suo ruolo può essere ricondotto al volere maschile, violento o accomodante che sia. Là dove fugge via non può essere più compreso e accettato. Solo il ritorno nella “normalità” permette al percorso di compiersi.

Potrebbe svicolare da questa catalogazione il personaggio interpretato da Valeria Solarino, con la sua situazione familiare sui generis (convive con due uomini e ha due figlie), ma questo aspetto è tratteggiato con tale superficialità da non lasciare spazio a riflessioni ulteriori. È un film di scelte, quello di Placido, spesso inesatte o incompiute. E non gli basta assieparsi sotto il cappello pirandelliano o rincorrere composizioni di Rossini, Saint-Saëns e Mozart per mettersi al riparo dalle critiche…

Info
La scelta, il trailer.
Il sito ufficiale de La scelta.
  • la-scelta-2015-michele-placido-02.jpg
  • la-scelta-2015-michele-placido-01.jpg

Articoli correlati

Array
  • DVD

    Del perduto amore

    di In dvd per Mustang Entertainment e CG Del perduto amore, significativa testimonianza di un rinnovato metodo popolare italiano in via di definirsi negli anni Novanta. Protagonista Giovanna Mezzogiorno, al suo secondo film.
  • DVD

    Le amiche del cuore

    di In dvd per Mustang Entertainment e CG Home Video l'opera seconda di Michele Placido. Tentativo di rinascita del cinema popolare italiano a inizio anni Novanta, ma assai incompiuto e presago di future narrazioni televisive.
  • Archivio

    Il cecchino RecensioneIl cecchino

    di Placido tenta con Il cecchino l'esperimento in terra francese, lasciando da parte per una volta le ambizioni autoriali. Ne viene fuori un thriller robusto, anche se imperfetto.
  • Archivio

    Vallanzasca – Gli angeli del male

    di Il Vallanzasca di Michele Placido manca di compattezza narrativa, non centra il contesto storico e sembra sviluppato solo su un accumulo di sequenze disorganiche. E tra queste qualcosa di buono c'è, ma meno rispetto a Romanzo criminale.
  • Archivio

    Il grande sogno RecensioneIl grande sogno

    di Ribelli senza causa, ma innamorati, in un '68 defraudato di ogni ideologia, succede nella rilettura di Michele Placido, in competizione a Venezia 66.