Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro

Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro

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L’importanza della lettura e il potere della fantasia, il valore dell’amicizia, la forza dirompente della scrittura, il palese richiamo finale agli orrori del nazifascismo sono tutti argomenti ammirevoli ma abbandonati al loro destino, inseriti in maniera meccanica, fredda, ben poco coinvolgente e convincente. Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro ha il classico retrogusto dell’occasione ampiamente mancata. Peccato.

Like the dust in your hands

Mortimer Folchart e sua figlia Meggie condividono la stessa grande passione per i libri ed entrambi possiedono il dono unico e magico di dar vita ai personaggi leggendo ad alta voce le loro storie. Ma il loro incredibile dono è anche rischioso, perché ogni volta che danno vita ad uno dei personaggi dei libri che leggono, una persona reale scompare nelle sue pagine. Durante una delle loro visite in un negozio di libri di seconda mano, Mortimer sente delle voci che non aveva più sentito da molti anni e finalmente trova il libro che stava cercando da tanto tempo. Si tratta di Inkheart, un libro che contiene numerose illustrazioni di castelli medievali e di strane creature… [sinossi]
The call of the wind fades away in your dreams
People who once believed in you
Friends who trusted you
The source of life evaporates
Many emotions left behind
Your dust blown away by the wind
Many tears sown in your dreams
Like the dust in your hands
Tears Of Time – Crematory

Diretto da Iain Softley e interpretato da un cast che non può passare inosservato (Brendan Fraser, Helen Mirren, Andy Serkis, Paul Bettany, Jim Broadbent, Jennifer Connelly), Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro si aggiunge alla lista dei vari fantasy che hanno invaso il grande schermo grazie all’eccezionale traino della saga del maghetto Harry Potter e della trilogia tolkeniana de Il Signore degli Anelli. Trasposizione del romanzo Cuore d’inchiostro (2003) di Cornelia Funke, primo di una trilogia che comprende anche Veleno d’inchiostro (2005) e il recentissimo Alba d’inchiostro (2008), Inkheart appartiene purtroppo alla non breve schiera di fantasy che cavalcano l’onda commerciale senza particolari ispirazioni. Non siamo ai livelli del disastroso Eragon di Stefen Fangmeier, ma poco ci manca.

L’aspetto meno convincente di questo lungometraggio, poco aiutato da una sceneggiatura che avanza a singhiozzo e si incarta in un finale smaccatamente didascalico, è senza dubbio la messa in scena, assai piatta soprattutto nelle sequenze chiave. Si veda ad esempio la lunga sequenza della resa dei conti, tutta giocata su primi piani o inquadrature molto strette, scelta che soffoca l’azione e contrasta con l’apprezzabile sfoggio di effetti speciali – l’Ombra è indubbiamente ben realizzata e inquietante al punto giusto, ma tutto il pathos si perde nelle scelte registiche. Mancano insomma, oltre a qualche movimento di macchina in più, dei sacrosanti totali, inquadrature che avrebbero dato respiro all’azione e alla dimensione fantastica. Lo stesso limite che avevamo riscontrato, ahinoi, nel primo episodio del ciclo di Narnia. Budget sbilanciato da un cast ingombrante?

Il deficit di spettacolarità si somma in questa deludente trasposizione al taglio fortemente adolescenziale e allo stanco ripetersi di molti stereotipi del genere. Nonostante qualche spunto interessante (lo struggimento di Dita di Polvere, interpretato dal bravo Paul Bettany, non è sfruttato a dovere), Inkheart è un fantasy che non riesce guardare oltre la patina di magia, disperdendo qualsiasi riflessione metalinguistica e riducendo buona parte dei personaggi, principali e soprattutto secondari, a macchiette poco stimolanti. L’importanza della lettura e il potere della fantasia, il valore dell’amicizia, la forza dirompente della scrittura, il palese richiamo finale agli orrori del nazifascismo sono tutti argomenti ammirevoli ma abbandonati al loro destino, inseriti in maniera meccanica, fredda, ben poco coinvolgente e convincente. Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro ha il classico retrogusto dell’occasione ampiamente mancata. Peccato.

In fin dei conti, Inkheart ci (di)mostra ancora una volta come il genere fantasy, troppo spesso sottovalutato, non sia facile da gestire, anche da un punto di vista squisitamente visivo. Sono pochi infatti i registi veramente adatti alla trasposizione cinematografica di universi narrativi fantastici. A parte qualche nome scontato (Peter Jackson, Sam Raimi, Tim Burton, Terry Gilliam, Guillermo del Toro, Hayao Miyazaki), aggiungiamo alla sbrigativa lista Gabor Csupo (Un ponte per Terabithia), Chris Columbus (Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti) e Alfonso Cuarón (Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), attendendo speranzosi i vari The Secret of Moonacre, Percy Jackson and the Lightning Thief, The History of Love

PS: meglio recuperare, sul tema “libri magici e affini”, il bizzarro, spudoratamente ricattatorio, ipercolorato e commovente Paco and the Magical Book del giapponese Tetsuya Nakashima (Memories of Matsuko, Kamikaze Girls). Ovviamente inedito.
Info
Il trailer orginale di Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro.
Il trailer italiano di Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro.
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