La bataille de Solférino
di Justine Triet
Un debordante esempio di vitalità arriva dal cinema francese con un film isterico, spiazzante, sopra le righe e politico al di là della politica: La bataille de Solférino, in concorso al TFF.
Il 6 maggio 2012 è il giorno del ballottaggio fra i due candidati alla presidenza della Francia, Hollande e Sarkozy. In rue Solférino, sede del partito socialista, c’è anche Laetitia che, per coprire la diretta dell’evento ha lasciato le due figlie a un babysitter, raccomandandogli di non affidarle al padre delle bambine, nel caso questi si presentasse. Ovviamente niente va come previsto, e nella folla che invade le strade di Parigi si consuma lo scontro tra Laetitia e l’ex compagno. [sinossi]
Chi parla di crisi del cinema francese o di sua presunta flessione creativa forse non ha visto né sentito parlare di La bataille de Solférino – in concorso a Torino 31 -, esordio al lungometraggio della trentacinquenne Justine Triet che ha realizzato un film travolgente e spiazzante, iper-attivo e frenetico, nel pieno della tradizione della commedia sentimentale d’oltralpe, ma con in più anche una geniale chiave di aggiornamento.
Lo scarto, l’innesto, lo spiazzamento deriva dall’intuizione di aver ambientato una buona parte del film il 6 maggio del 2012, quando tutta la Francia era in attesa di sapere chi avrebbe vinto tra Hollande e Sarkozy. In corrispondenza della parte centrale del film e, per così dire, del suo cuore, la Triet sposta tutti i suoi personaggi a rue Solférino, sede parigina del Partito Socialista, dove gli attori si mischiano ai militanti. La scusa – il mcguffin – viene dal ruolo affidato alla magnifica protagonista, Laetitia Dosch, che segue l’evento in quanto giornalista. Ma, nel frattempo, a casa, il nuovo babysitter delle sue due bambine deve difendersi dagli assalti dell’ex-marito di lei che vuole a tutti i costi vedere le figlie…
Da questo canovaccio si scatena una ronde sentimentale e “battagliera”, violenta e perturbante che, da Beaumarchais a Rivette e Rohmer, caratterizza lo spirito e il corpo della migliore tradizione teatrale e cinematografica francese, nel solco della commedia dell’arte.
E si parla non a caso di canovaccio e di commedia dell’arte perché è la dimensione del caos organizzato, dell’improvvisazione indirizzata, della mise en situation, che rappresenta il nucleo pulsante di La bataille de Solférino, laddove per l’appunto l’attesa del risultato elettorale e la folla che gremisce la strada creano una serie di situazioni, gestite dagli attori secondo il loro personaggio (dai litigi tra i protagonisti che provocano la reazione di qualche curioso, a qualche scontro di piazza a fine giornata, a diverbi tra opposti sostenitori, ecc.).
Non siamo però dalle parti della candid camera, tutt’altro. Quanto accade in rue Solférino è l’epifenomeno che racchiude il senso di tutta l’operazione: la frenesia, l’attesa, il senso di fragilità dei rapporti umani, la possibilità del ribaltamento improvviso di uno stato d’animo e di una condizione (la vittoria o meno di Hollande, il terrore che da un momento all’altro il comportamento del papà delle due bambine possa sfociare in un atto violento).
In questo miracoloso equilibrio ai bordi del cratere del vulcano hanno, ovviamente, un ruolo fondamentale tutti gli attori, con una particolare menzione, oltre che per Laetitia Dosch, per Vincent Macaigne (interprete in questa edizione del TFF anche di 2 automnes 3 hivers), il più frenetico e il più imprevedibile tra i personaggi, l’autentico elemento perturbante in scena, cui è affidata tra l’altro l’espressione che sembra racchiudere il senso ultimo del film: “una spirale di angoscia”. La spirale, in effetti, è una figura che, oltre ad essere citata, appare graficamente sia sui titoli di testa che di coda e con cui si vuole rendere l’idea di un “attorcigliarsi” su se stessi in discussioni che non portano a nulla, in conflitti ripetuti e senza direzione, in una sorta di ronde odierna per l’appunto, ancor più frenetica che in passato.
Con La bataille de Solférino si rivela un ennesimo nuovo talento per il cinema francese, insieme al corredo di un gruppo di attori che puntano decisamente a divenire i nuovi corpi del cinema d’autore d’oltralpe. È questo un segno di vitalità, di ricambio, di volontà di sperimentare e rischiare che ci fa sentire qui in Italia sempre più indietro.
INFO
La pagina de La bataille de Solférino sul sito della casa di produzione Ecce Films.
- Genere: drammatico
- Paese/Anno: Francia | 2013
- Regia: Justine Triet
- Sceneggiatura: Justine Triet
- Fotografia: Tom Harari
- Montaggio: Damien Maestraggi
- Interpreti: Arthur Harari, Emilie Brisavoine, Jeane Arra-Bellanger, Laetitia Dosch, Liv Harari, Marc-Antoine Vaugeois, Vincent Macaigne, Virgil Vernier
- Produzione: Centre National de la Cinématographie, Cinémage 7, Cine@, Ecce Films
- Durata: 94'
