L’isola dei cani

L’isola dei cani

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Titolo d’apertura della Berlinale 2018, selezionato in concorso, L’isola dei cani (Isle of Dogs) rilancia una delle suggestioni di Fantastic Mr. Fox: l’animazione in stop motion come terreno ideale per il cinema e la poetica di Wes Anderson. E per i suoi personaggi. Un divertente, distopico, avventuroso e commovente omaggio ad Akira Kurosawa e alla Rankin/Bass Productions.

野良犬

Giappone, 2037. In seguito a una virulenta influenza canina, tutti i quadrupedi abbaianti, domestici e randagi, vengono messi in quarantena su un’isola di rifiuti. Cinque cani – Chief, Rex, Boss, Duke, e King – stufi della loro difficile esistenza incontrano un ragazzino, Atari Kobayashi, che ha coraggiosamente raggiunto l’isola per ritrovare il suo cane Spots. Atari viene aiutato dai cinque cani, che decideranno di proteggerlo dalle autorità giapponesi che lo vogliono riportare indietro… [sinossi]

La miracolosa passione di Wes Anderson per l’animazione. Stop motion, budget elevati, sontuosi cast di doppiatori, totale libertà creativa, elevatissima visibilità e distribuzione capillare. Insomma, un argine allo strapotere e all’omologazione dell’animazione in computer grafica a stelle e strisce. Non il solo, per fortuna: la fulminea scalata della Laika (Kubo e la spada magica, Boxtrolls – Le scatole magiche, ParaNorman, Coraline e la porta magica), qualche scintillio di Tim Burton (La sposa cadavere, Frankenweenie) e la cara vecchia Aardman (Wallace & Gromit – La maledizione del coniglio mannaro, Pirati! Briganti da strapazzo) continuano a mostrare le potenzialità del passo uno, di una tecnica che richiede tempo e maniacale precisione, ma che in cambio restituisce un’irriproducibile alchimia tra personaggi e scenari. Piccoli e reali, tridimensionali per natura, attori ideali per la profondità di campo. Come le volpi di Fantastic Mr. Fox, come i cani de L’isola dei cani (Isle of Dogs).

Titolo d’apertura della Berlinale 2018, selezionato in concorso, L’isola dei cani rilancia una delle suggestioni di Fantastic Mr. Fox: l’animazione in stop motion come terreno ideale per il cinema e la poetica di Wes Anderson. E per i suoi personaggi. Come non notare, ad esempio, l’estrema vitalità delle volpi e dei cani delle due pellicole in stop motion? Vitalità che non viene incasellata o soffocata dalla geometrica messa in scena, ma che è anzi enfatizzata dai movimenti limitati, dalla direttrici schematiche, da una costruzione dell’inquadratura come sempre pittorica, prossima ai tableaux vivants. I primi e primissimi piani, programmaticamente statici e contrapposti alle esplosioni ed implosioni delle furibonde baruffe, risolte con sagaci soluzioni cartoonesche, creano cortocircuiti emotivi, veicolando di pari passo commedia e dramma. Un meccanismo visivo/narrativo che contraddistingue evidentemente anche la messa in scena live action andersoniana, ma che se nel cinema dal vivo rischia di ingabbiare i suoi attori, nell’animazione libera il potenziale espressivo dei suoi (piccoli) personaggi.

La messa in scena andersoniana si rivela alquanto funzionale per una tecnica come la stop motion. In tal senso, le scelte estetiche di Anderson riportano alla mente il concetto originale di animazione limitata, quantomeno nella declinazione delle prime produzioni di Hanna-Barbera o nella reinterpretazione della Filmation di Lou Scheimer. Il lavoro di sottrazione (del movimento) di Anderson è ovviamente frutto della sua consueta messa in scena, ma nel campo del passo uno si traduce con un notevole risparmio di pose. Stile e geometrie che si sposano perfettamente con il contesto narrativo (il Giappone) e con la miriade di riferimenti cinematografici e pittorici: Anderson ha più volte dichiarato la sua fonte d’ispirazione, Akira Kurosawa, e ha costellato L’isola dei cani di omaggi, citazioni, ironiche riletture – irresistibili le versioni canine dei paesaggi di Hokusai, in primis il celeberrimo e immancabile La grande onda di Kanagawa.

L’altra fonte d’ispirazione ampiamente dichiarata è la Rankin/Bass Productions, casa di produzione a stelle e strisce fondata negli anni Sessanta da Arthur Rankin e Jules Bass e defunta nel 2001, molto attiva tra piccolo e grande schermo. Della ricca filmografia, che spaziava dal live action all’animazione tradizionale e al passo uno, si ricordano soprattutto le produzioni in stop motion, in particolar modo gli holiday specials. Se li ricorda molto bene anche Anderson, che della Rankin/Bass plasma e rimodella alcune caratteristiche del character design, aggiorna la ridotta fluidità dei movimenti, inserisce a più riprese anche l’animazione tradizionale. La distanza tra titoli come The Easter Bunny Is Comin’ to Town (1975) o The Life and Adventures of Santa Claus (1985) e L’isola dei cani è ovviamente abissale, ma riferimenti e omaggio alla Rankin/Bass sono evidenti e anche commoventi.

Una delle parole chiave di Isle of Dogs è commozione. Puntualmente ironico, percorso da dialoghi calibratissimi e densissimi, come era Fantastic Mr. Fox (il campo lungo, il pugno chiuso…), L’isola dei cani è un’avventura di cani e ragazzini. Sfiora a più riprese il tragico The Plague Dogs, ma arretra sempre al momento giusto, suggerendo possibili derive drammatiche, evocando gli occhi umidi, questa benedetta commozione. Sentimento che scaturisce anche grazie alle geometrie della messa in scena, dal contrasto tra il meticoloso controllo e le pulsanti eruzioni – ancora un campo lungo, con il randagio che si tiene distante, ma mai realmente lontano. Un percorso di formazione e di (ri)scoperta, di speranze ritrovate, di fedeltà e sacrificio. Insomma, cani e ragazzini, praticamente calamite.
Ma c’è di più. C’è la storia del Giappone, delle proteste studentesche, delle derive destrorse e autoritarie. Ci sono l’incomunicabilità e il suo superamento; la distanza linguistica, la traduzione e l’adattamento. Le sfumature. L’isola dei cani evoca campi di sterminio, corpi meccanici, mutazioni. Come Fantastic Mr. Fox, è un po’ sovversivo e un po’ rivoluzionario. Una favola che indossa diversi costumi. Un’avventura di cani e ragazzini, da soli contro il mondo.

Info
Il trailer originale de L’isola dei cani.
La scheda de L’isola dei cani sul sito della Berlinale.
La pagina facebook de L’isola dei cani.
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