La grande avventura del piccolo principe Valiant

La grande avventura del piccolo principe Valiant

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Riproposto su grande schermo in occasione del corposo omaggio Ricordi struggenti – Il cinema di Isao Takahata del Future Film Festival 2018, La grande avventura del piccolo principe Valiant è una delle pellicole spartiacque della storia dell’animazione nipponica, vera e propria opera seminale di quello che sarà quasi due decenni dopo lo Studio Ghibli. Esordio alla regia di Takahata, con animazioni dei veterani Yasuji Mori e Yasuo Ōtsuka e di un giovane Hayao Miyazaki, il film intreccia un sorprendente dinamismo, evidenti istanze politiche e un’estetica così rinnovata da essere fin troppo temeraria, mal digerita dal pubblico e dai vertici della Tōei Dōga. Un disastro. Un capolavoro. Un Ghibli ante litteram.

Il segreto della spada del sole

Hols vive con suo padre e Koro, un piccolo orso, in un relitto arenato su una remota spiaggia della Norvegia. Un giorno viene attaccato da un branco di lupi al soldo del malefico Grunwald. Quando tutto sembra perduto, appare un gigantesco uomo di pietra che mette in fuga i lupi. Hols aiuta il gigante estraendogli dalla spalla una spada. L’uomo di pietra racconta a Hols la leggenda secondo cui colui che forgerà quella lama grezza diverrà il Principe del Sole… [sinossi]
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Basterebbe l’incipit. Quasi un film nel film, dinamico, esaltante e a suo modo autoconclusivo come la sequenza d’apertura de I predatori dell’arca perduta. Giovane, alla sua prima regia per il grande schermo, caricato del peso delle aspettative (e dei rumoreggiamenti) dei vertici della Tōei e delle speranze di un coeso e talentuoso gruppo di lavoro, Isao Takahata comincia coi fuochi d’artificio, con una sequenza che sembra cancellare con un colpo di spugna i passi accorti di Taiji Yabushita, Sanae Yamamoto & Co., che dal 1958 de La leggenda del serpente bianco al 1967 di The Madcap Island avevano creato un impero solido e un po’ troppo conservatore. Ma siamo nel 1968, Takahata e Miyazaki hanno già in mente il futuro e La grande avventura del piccolo principe Valiant (Taiyō no Ōji – Hols no Daibōken) non poteva che iniziare così, con una (pre)potenza cinematografica spiazzante, abbacinante, modernissima.

Azione. La macchina da presa virtuale non è mai doma, tutto accade in un istante: l’entrata in scena di un lupo (in dettaglio), di un’ascia, di quello che evidentemente è l’eroe (altro dettaglio, le gambe), dell’intero branco. I lupi non sono i paciosi e rassicuranti animali pennellati dal character design di Yasuji Mori (un maestro, il maestro), questa volta sono cattivi, rabbiosi, pericolosi, spigolosi. La sequenza è violenta, brutale per essere un anime degli anni Sessanta destinato al grande pubblico. Hols corre, salta, scappa, mena fendenti. È un turbinio di denti affilati, di famelici occhi grigi, di rumori animaleschi. Gli stessi occhi del piccolo eroe non sono certo bonari, come le sue traiettorie e quelle della sua ascia. Anche le note di Michio Mamiya (Goshu il violoncellista, Una tomba per le lucciole, Tenguri, the Boy of the Plains) si fanno taglienti, ansiogene. Poi arriva lui, il gigante di roccia Mog… Ecco, basterebbe questa sequenza, con quel dinamismo tutto otsukiano che ritroveremo ben presto nelle serie televisive pre-ghibliane (Lupin III, Conan il ragazzo del futuro) e nel lungometraggio Il castello di Cagliostro, con i colori e le linee che diventeranno uno dei marchi di fabbrica del World Masterpiece Theater e poi dello Studio Ghibli, con Hols e Mog che danno il via agli eroi miyazakiani/ghibliani e al suo gigantismo, per consegnare La grande avventura del piccolo principe Valiant alla storia del cinema e dell’animazione.

Una storia (dell’animazione) che verrà. All’interno de La grande avventura del piccolo principe Valiant troviamo infatti Hols, che per caratteristiche fisiche, morali ed estetiche è il capofila degli eroi giovani miyazakiani: con alcuni aggiustamenti grafici, Hols sarà Conan (Conan il ragazzo del futuro), sarà Pazu (Il castello nel cielo), sarà Ashitaka (Principessa Mononoke). Discorso non dissimile per Hilda, eroina stratificata e complessa, combattuta tra luce e oscurità: una figura femminile fondamentale per quella che sarà l’epoca delle donne negli anime – ancora una volta Miyazaki, che a Takahata ha sempre rubato un po’ la scena, per via del successo e per un punto di partenza che li ha uniti e al contempo divisi: Isao Takahata è un regista, Hayao Miyazaki un animatore che è diventato regista. Alla fedeltà al tratto grafico e alla immediata riconoscibilità di Miyazaki corrisponderà una maggiore libertà estetica di Takahata, quella voglia (e possibilità) di sperimentare che lo porterà a I miei vicini Yamada e a La storia della principessa splendente.

Nel corso degli anni e delle opere per il piccolo e grande schermo ritroveremo l’ideale della comunità, del piccolo villaggio, dello spirito di collaborazione (da Conan a Pom Poko, da Mononoke a The Story of Yanagawa’s Canals), l’afflato etico e politico che era la base creativa e produttiva de La grande avventura del piccolo principe Valiant. Ritroveremo gli esseri giganti, declinati in varie forme; lo spirito ecologista e pacifista; quello sguardo sulla realtà e sulla sua rilettura fantastica; la centralità della storia, qui pensata per un pubblico più maturo, per studenti alla prese coi movimenti di protesta; la maniacale cura dei dettagli, dei colori, dei fondali – più maniacale per Miyazaki, che è appunto animatore, ma che Takahata non hai mai sottostimato, arrivando alla sintesi estrema del perfezionismo (si vedano le modalità produttive e i costi de I miei vicini Yamada).

«Costato alla fine 130 milioni di yen, con un bagaglio di oltre 58 mila disegni, Taiyō no Ōji – Horosu no Daibōken esce finalmente nei cinema il 21 luglio 1968. Quello stesso pubblico che doveva scoprire in esso la presunta modernità del lungometraggio di animazione nipponico è spaesato e confuso; dopo una decina di giorni di permanenza nelle sale, il film viene ritirato. Come se un’improvvisa glaciazione fosse calata sullo studio, persone e incarichi tornano a u’apparente normalità. I principali animatori di Hols, guidati da Ōtsuka e Mori, vengono messi al lavoro sul film successivo, Il gatto con gli stivali (Nagagutsu o haita neko, 1969), diretto da Hiroshi Ikeda, oggi dirigente di spicco dell’azienda. Takahata, che doveva prenderne le redini, è retrocesso invece all’antico ruolo di assistente regista nelle serie televisive, da Lo specchietto magico (Himitsu no Akkochan, 1969) ai vari GeGeGe no Kitarō. Un vero e proprio castigo, che tuttavia lascerà un segno».1

La frattura de La grande avventura del piccolo principe Valiant lascerà effettivamente il segno. Basta guardarsi indietro, riattraversare i tumultuosi anni Sessanta e Settanta e poi i sempre più gloriosi decenni successivi, per comprendere l’importanza capitale di questa pellicola, di questa avventura artistica e produttiva. Un punto d’incontro tra il cinema dei maestri – riecheggia tra le montagne innevate e il gelido villain Grunwald l’intramontabile La regina delle nevi (1957) di Lev Atamanov – e la futura utopia dello Studio Ghibli, fatta di artisti ma anche di quelle modalità produttive e creative che nel 1968 erano naufragate sugli scogli dei vertici aziendali e del box office.

In un certo senso, c’è proprio tutto ne La grande avventura del piccolo principe Valiant, dalla spada arturiana alle concessioni disneyane (l’orsetto), dalle lotte sindacali allo spettro della guerra del Vietnam, dall’intreccio tra cultura orientale e occidentale (dagli ainu all’Europa settentrionale) ai prodromi estetici e contenutistici di Nausicaä della Valle del vento e Pom Poko. Un film Ghibli, con decenni di anticipo. Ad averlo capito nel 1968…

Note
1 Mario A. Rumor, Un cuore grande così – Il cinema di animazione di Isao Takahata, Weird Book, Roma 2018, p. 145.
Info
La scheda de La grande avventura del piccolo principe Valiant sul sito del Future.
La scheda de La grande avventura del piccolo principe Valiant su AnimeNewsNetwork.
Il trailer originale de La grande avventura del piccolo principe Valiant.
La grande avventura del piccolo principe Valiant in versione originale sottotitolata su VVVVID.
 
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