Gli idoli delle donne

Gli idoli delle donne sono Lillo & Greg, tra i pochi comici italiani a muoversi ancora in direzione del nonsense e del calembour. Qui, pur con alti e bassi nella riuscita delle gag, dimostrano tutte le loro peculiarità, accompagnati da amici e colleghi (Corrado Guzzanti, Marco Marzocca, Valerio Lundini) e sorretti in fase di regia da Eros Puglielli.

Radio Coatta Classica

Filippo è il gigolò più avvenente e desiderato in circolazione. Non spicca per intelligenza e acume, anzi, ma è incredibilmente sexy. Peccato però che a causa di un incidente Filippo debba sottoporsi a una plastica che gli stravolge i connotati facendolo risvegliare con un viso e un corpo completamente diversi, diversamente belli… Disperato e sempre meno richiesto, il nuovo Filippo si rivolge all’unica persona in grado di insegnargli a soddisfare le donne puntando sulla sensualità e la dialettica piuttosto che sul corpo: Max, il più grande e ambito gigolò di sempre, ritiratosi misteriosamente dal giro. Nonostante il training con Max, Filippo continua a perdere clienti. Un giorno però, per un oscuro motivo, una giovane e bella colombiana di nome Juanita decide di avvalersi delle prestazioni di Filippo. Peccato che Juanita sia figlia di una coppia di pericolosissimi narcotrafficanti: Joaquim e Maria. I guai per Filippo e Max sono appena iniziati… [sinossi]

Galeotta fu Radio Coatta Classica e chi la inventò… Può l’ascolto “borgataro” di Aram Il’ič Chačaturjan, Antonín Dvořák, e Aleksandr Nikolaevič Skrjabin essere foriero di un vero e proprio cambio di vita, e di prospettive? In qualche misura, una misura al limitar del folle, parte da qui Gli idoli delle donne, nuova commedia che Lillo e Greg (al secolo Pasquale Petrolo e Claudio Gregori) scrivono, interpretano e dirigono – si erano già impegnati nella messa in scena con D.N.A. – Decisamente non adatatti –, stavolta coadiuvati da Eros Puglielli: il film inizia infatti mentre è on air il programma radiofonico condotto da dj Spinetta, che con cipiglio da monnezza (con tanto di ricciolone d’ordinanza: sotto la parrucca si cela Greg) spara ai suoi fedelissimi ascoltatori i brani di compositori neoclassici, tra poemi sinfonici e sistemi musicali atonali. Tra i cultori del programma c’è anche un tassista, che ha appena caricato come cliente Filippo, il gigolò più richiesto di tutta Roma, votato per l’ennesima volta “gigolò dell’anno”: l’autista, troppo preso dall’imponenza degli ottoni e dalla cura dei fraseggi, perde di vista la strada e si sfracella all’interno di una galleria. L’uomo più avvenente, che aveva il solo limite di proferire solo ed esclusivamente banalità, dopo mesi d’ospedale e un difficile intervento di mastoplastica facciale, si riscopre Lillo, con in più il limite di proferire solo ed esclusivamente banalità. Che fare, dunque, per non perdere l’affezionata clientela femminile? Esiste un guru della seduzione da contattare in una sperduta isola dell’oceano… È sempre un piacere, nel mediocre sistema delle commedie italiane contemporanee, imbattersi nell’ingegno di Lillo e Greg, tra i pochi comici nazionalpopolari ad avere ancora voglia di giocare con il calembour, lambendo i limiti del politicamente corretto, scherzando con le parole e costruendo una galleria surreale di situazioni che prendono spunto dai canovacci classici della boutade e della commedia dell’arte. Una commedia che pur senza perdere di vista l’importanza della parola, e del dialogo, è ancora fortemente concentrata sul corpo, sulle dinamiche fisiche, sui difetti e le mancanze.

Il principio teorico da cui prende vita Gli idoli delle donne è ovviamente lo scambio di persona, che viene però declinato in chiave fantastica – è lo stesso essere umano a cambiare in maniera così dirompente da non potersi classificare nel modo in cui era a lui congeniale – pur fornendo una spiegazione in tutto e per tutto logica e pertinente (l’intervento chirurgico e una non meglio specificata reazione al cortisone che ha prodotto un gonfiore diffuso in tutto il corpo). Se di solito il suddetto scambio assume una valenza di mutazione sessuale – uomo/donna o donna/uomo –, anagrafica – magari tra madre e figlia o tra padre e figlio –, o etnica – è il caso de L’uomo caffelatte di Melvin Van Peebles, che la Cineteca di Bologna ha fatto riuscire in sala la scorsa settimana a oltre cinquant’anni dalla sua realizzazione –, in questo caso si tratta solo di un “ridimensionamento” del protagonista agli occhi del mondo esterno: l’aitante Francesco Arca si trasforma nell’assai più goffo Lillo, che pure già lo doppiava quand’era un adone. Perché ciò che non viene mai meno, paiono suggerire i due comici, è l’indole, e dunque anche la poca scaltrezza del personaggio, abituato a esprimersi solo per frasi fatte, luoghi comuni, e banalità assortite. Nel registro comico di Lillo e Greg (a sua volta trasformista, visto che oltre al già citato dj Spinetta si veste anche dei panni di Max, maestro di seduzione che a seguito di una delusione amorosa si è ritirato su un’isola deserta) rientrano dunque il calembour, il gioco di parole, il nonsense, l’incomprensione delle situazioni, in un bombardamento comico che non sempre colpisce il bersaglio – alcune gag funzionano indubbiamente meglio di altre – ma permette alla commedia “mainstream” italiana di tirare un lungo sospiro di sollievo, dopo i pessimi risultati raggiunti da molti film usciti negli ultimi mesi. Qui non si grida al miracolo, ma ad esempio una sequenza come quella in cui Max deve fare da suggeritore all’imbranato Filippo mentre questi è a cena con una donna (ripresa e distruzione sistematica dell’ideale amoroso di Cyrano de Bergerac, ovviamente) dimostrano la gestione pressoché totale del meccanismo comico da parte del duo, che ne Gli idoli delle donne si fa accompagnare da uno stuolo di amici e colleghi: Marco Marzocca è un petulante autista che non capisce di ritrovarsi in macchina dei narcotrafficanti colombiani; Valerio Lundini un aspirante genero per il crudele boss della cocaina Corrado Guzzanti, gelosissimo dell’integrità verginale dell’unica figlia; Daniela Piperno l’agente di Filippo, in crisi a sua volta dopo il “cambio di vita” del suo protégé; Simone Colombari il vicino di casa di Filippo, nichilista e autodistruttivo, che desidererebbe farla finita con l’esistenza.

All’interno di questa struttura semplice ma efficace, tra ironie nei confronti dei camerieri filippini “tutti uguali”, improbabili riti religiosi in cui si venera un grande occhio, il già citato tormentone della “Radio Coatta Classica”, farina scambiata per cocaina e viceversa, interviene la messa in scena di Eros Puglielli, enfant prodige che il cinema italiano non ha fatto granché per coccolare e proteggere nel corso dei decenni, ma che ha sempre cercato una propria personale via al cinema, muovendosi in completa libertà tra la commedia surreale (Dorme, con cui esordì diciannovenne, e Nevermind), e il genere (Occhi di cristallo, AD Project), e che qui pur imbrigliato nella scansione ritmica delle scenette comiche riesce a mettere in mostra tutta la propria personalità, gestendo con intelligenza il ritmo e riuscendo anche a rendere credibile come splendida isola caraibica la battigia di Sabaudia, dalle parti del Circeo. Per quanto potesse apparire bizzarro il connubio tra Lillo & Greg e un regista distante dalla prassi per questa tipologia di film come Puglielli trova una propria dimensione, che rende Gli idoli delle donne, al di là dell’omaggio nel titolo a Jerry Lewis – dopotutto già al centro di D.N.A. – Decisamente non adatti, che riprendeva Le folli notti del dottor Jerryll –, un lavoro magari ondivago negli esiti comici, non tutti allo stesso livello, ma senza dubbio interessante, e da non sottostimare. Distante dalle forme in provetta della gran parte della produzione nazionale, ed è già molto.

Info
Il trailer de Gli idoli delle donne.

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