Fast X

Aumentano i personaggi e le location e scende vertiginosamente l’adrenalina in Fast X, prima parte dell’epilogo della saga a firma di Louis Leterrier, dove i legami di sangue prevalgono su quelli del team e al motto di “senza onore, niente famiglia”, il melò padre-figlio dilaga e fagocita l’action.

Sei forte papà

Dominic Toretto e la sua famiglia affrontano una minaccia che sorge dall’ombra del loro passato. Alimentato da una sete di vendetta, questo avversario è determinato a schiacciare la famiglia e distruggere per sempre tutto e tutti quelli che contano per Dom… [sinossi]

Famiglia, fede, posterità, e onore, perché “senza onore, niente famiglia”. Queste sono le parole chiave alla base di Fast X di Louis Leterrier, parte prima di un dittico conclusivo (ma già si parla di un XII capitolo) per la fortunata saga iniziata con il capostipite Fast & Furious, nell’ormai lontano 2001. Che l’eroe smanicato incarnato da Vin Diesel avesse a cuore la famiglia – quella di sangue come quella costituita dal team – e la fede lo sapevamo già, così come di certo non dubitavamo del suo protettivo amore nei confronti del figlio avuto da Elena (Elsa Pataky), quanto all’onore nessuno lo ha mai messo in discussione, nemmeno gli sceneggiatori della saga, per cui appare strano che proprio il personaggio di Dominic Toretto vi faccia esplicito riferimento all’interno del film.

Messo dunque da parte questo altisonante “onore” che non si capisce bene quale natura o dubbi porti con sé, la novità questa volta è piuttosto il focus portato sul tema della posterità, tema che diventa poi intradiegetico per il franchise, dato che Fast X si chiude con un vistoso cliffhanger, rilanciando a un epilogo di là da venire e che, al momento, prevede sempre la firma di Leterrier.
La questione del tramandare alla prole ci viene introdotta d’altronde fin da subito, in quella lezione di guida e di vita che Dom impartisce al figlio Brian (Leo Abelo Perry) e il cui compimento è rimandato a data da destinarsi. A guastare la quotidianità educativa del nostro eroe arriva infatti un altro “figlio di”: Dante Reyes (Jason Momoa), rampollo di quell’Hernan Reyes la cui banca veniva giustamente e rocambolescamente depredata in Fast 5, ad oggi il migliore tra i capitoli della saga.

Camicie di raso con capezzoli ben in vista, giacche pitonate, monili ingombranti e parlata tonante, il villain incarnato da Momoa è forse il personaggio migliore di Fast X, di certo è quello che sa e può occhieggiare meglio a un pubblico di teenager, con la sua chioma al vento e la mimica cartoonesca. A essere messo in ombra però qui non è solo papà Toretto, troppo concentrato sulla sua missione educativa prima, salvifica poi, ma proprio ciò che dal quinto capitolo rappresenta il cuore pulsante della saga: il team. Se infatti non manca in Fast X il classico barbecue in giardino con la squadra riunita a tavola a bere birra Corona, da lì in poi (e siamo all’inizio del film), la banda si divide e il racconto si segmenta in un infinito montaggio alternato. In principio vediamo infatti parte della squadra, con a capo Roman (Tyrese Gibson) recarsi nella capitale nostrana per finire dritta in una trappola, ecco allora sopraggiungere Dom e Letty (Michelle Rodriguez) in soccorso, ed ecco ancora che il gruppo si divide nuovamente: Dom e compagni da una parte, Letty e poi Cypher (Charlize Theron) dall’altra, baby Brian con lo zio Jacob (John Cena) in fuga on the road.

Il team si sparpaglia per il globo dunque, ma a poco vale in Fast X l’inserimento dell’ormai abituale schema narrativo spionistico se a una narrazione di tal fatta manca proprio il suo quid: il McGuffin. Niente banche da derubare o valigette da recuperare, il team Toretto gioca in difesa avendo come unico, reale, obiettivo la messa in sicurezza del figlio di Dom, Brian. Il dantesco contrappasso innescato dal Dante di Momoa reclama infatti un “debito di sofferenza” da riscuotere presso Dom e la sua squadra: loro hanno eliminato suo padre e lui ora vuole eliminare il piccolo Brian. Tutto qui, la spy story internazionale con tutte le sue vane location e apparizioni diventa essa stessa un ingombrante McGuffin per raccontare invece il necessario ricongiungimento padre-figlio. E con esso il secondo tempo di quella lezione di guida, che lo spettatore però non attende con così tanta ansia.
Inutile sottolineare, a questo punto, quanto si senta, ancora di più che nel precedente Fast 9, l’assenza della firma alla sceneggiatura di Chris Morgan (suoi gli script da Tokyo Drift a Fast 8), a ricordarcelo ci pensano anche quei numerosi “spiegoni” riepilogativi, cadenzati con regolarità ogni venti minuti, giusto il tempo dell’intervallo medio per un’occhiata allo smartphone da parte del pubblico di riferimento, verso la cui capacità d’attenzione il film ripone, in tutta evidenza, assai scarsa fiducia.

Ancor di più si percepisce in Fast X la mancanza del regista più longevo di questa saga, Justin Lin, che ha ceduto in corsa la poltrona a Louis Leterrier, all’inizio delle riprese di questo capitolo. Il regista di The Transporter e L’incredibile Hulk (probabilmente il peggior film del MCU) sembra voler rispolverare l’action fracassone dei tardi anni ’90, con sfondi sovraesposti che fanno sembrare ogni location una proiezione su green screen, sonore esplosioni in modalità “palla di fuoco”, montaggio rapido. Tutto ciò finisce per rendere il film “vecchio” senza essere “vintage”, dato che si registra una scarsa articolazione sia coreografica che narrativa degli inseguimenti, deprivati di una tangibile tensione narrativa. Si corre e basta, non succede altro, niente pericoli aggiuntivi o distrazioni, dunque niente suspence. Proprio come accade nell’inseguimento a Roma: c’è una grossa bomba a forma di scultura di Arnaldo Pomodoro che rotola, e i nostri eroi davanti, o dietro, a cercare di evitarla o deviarla. Quanto poi all’ingresso in ogni nuova location, Leterrier adotta sempre il medesimo schema registico e di montaggio: un drone discende dall’alto e un altro carrella circolarmente sul paesaggio, sembra di stare in uno spot promozionale della relativa Film Commission. 
Cosa ancor più incomprensibile, la macchina da presa non appare mai davvero vicina ai personaggi che risultano bidimensionali, quasi disincarnati, perfino Dom Toretto, l’eroe muscolare per eccellenza, niente sudore sulla fronte per lui, niente tendini tesi, né muscoli pulsanti. Quella di Leterrier è una regia distante, rarefatta, che va a scontrarsi con tutto quel parlare di affetti familiari. Che di fatto non si sentono.

Va un po’ meglio con i corpo a corpo e particolarmente efficace risulta quello tra Letty e Cypher,  la cui durata è però poco motivata dal punto di vista narrativo, perché troppo scoperta è l’intenzione di far fare squadra alle due. Già, perché Fast X è soprattutto un film dove, più ancora che nel capitolo precedente, i vecchi nemici diventano amici e questi a loro volta poi diventano nemici, in un eterno voltafaccia che a lungo andare lascia il tempo che trova. Resta solo il gusto della scoperta di una nuova località e del ritorno di un vecchio personaggio, sempre che lo spettatore abbia la voglia e la capacità di riconoscerlo.

Inutile forse rimpiangere lo humour, grande assente in Fast X, perché quando si parla di fede, onore e soprattutto di figli è difficile ironizzarci su, la posta in gioco è troppo alta. A poco vale quel gustoso momento in cui la tracklist ci propone Good Vibration di Marky Mark e il brano è presentato ai posteri come interpretato da un celebre modello di biancheria intima. Anche lui (oggi meglio noto come Mark Wahlberg) di fede ne parla spesso d’altronde. Ma questa è un’altra storia.

Il trailer di Fast X.
La pagina dedicata a Fast X sul sito della Universal.

  • Fast-x-2023-loius-leterrier-recensione.jpg
  • Fast-x-2023-loius-leterrier-03.jpg
  • Fast-x-2023-loius-leterrier-recensione-04.jpg
  • Fast-x-2023-loius-leterrier-recensione-05.jpg
  • fastx-2023-louis-leterrier-recensione-01.jpg

Articoli correlati

Array
  • In sala

    Fast & Furious 9 – The Fast Saga

    di La famiglia, la squadra, la fede, l'adrenalina. Con Fast & Furious 9 di Justin Lin Dom Toretto torna al volante, ma stavolta è gravato da un trauma infantile da superare.
  • In sala

    Fast & Furious – Hobbs & Shaw

    di Spin-off della longeva saga nata nel 2001, Fast & Furious - Hobbs & Shaw di David Leitch è una solida action comedy pensata per il grande pubblico e corroborata da dialoghi dallo humour sferzante.
  • In sala

    Fast & Furious 8

    di La famiglia, la fede, i muscoli, le auto, il sorriso sornione e irriverente di Dom Toretto tornano sul grande schermo con Fast & Furious 8 di F. Gary Gray.
  • Archivio

    xXx - Il ritorno di Xander Cage RecensionexXx – Il ritorno di Xander Cage

    di Decisamente più verace di 007, latin lover per caso, ribelle per scelta: torna l'agente segreto incarnato da Vin Diesel in xXx – Il ritorno di Xander Cage di D.J. Caruso.
  • In sala

    Grimsby – Attenti a quell’altro

    di Sacha Baron Cohen è il perno, il protagonista, l’ideatore e lo sceneggiatore di una sfrenata commedia demenziale. Il risultato finale è però un esplosivo quanto becero calderone improntato a una comicità di situazione di una volgarità abnorme, che strappa solo di rado la risata.
  • Archivio

    Fast & Furious 7 RecensioneFast & Furious 7

    di Più acrobazie, più azione, più sentimento. Al suo debutto nel franchise di Fast & Furious, James Wan punta sull'iperbole. E il risultato è corroborante.
  • Archivio

    Now You See Me RecensioneNow You See Me – I maghi del crimine

    di Senza le stratificazioni di film quali The Prestige, Now You See Me - I maghi del crimine ha comunque la capacità di lavorare con una certa efficacia spettacolare sul tema della sospensione dell'incredulità, da sempre materia del contendere sia della magia che del cinema.
  • Archivio

    Fast & Furious 5 RecensioneFast & Furious 5

    di Fast & Furious 5 di Justin Lin è un turbinare inarrestabile di azione ad alto tasso di stordimento spettatoriale, oltre a costituire la degna prosecuzione di una saga cinematografica che, cosa rara, migliora di capitolo in capitolo.
  • Archivio

    Scontro tra titani RecensioneScontro tra titani

    di Esasperando la contaminazione tra mitologia e nuove tecnologie, Scontro tra titani è un blockbuster in cui si mette in scena il consueto luna park visivo, dimenticando di dare un po' di spessore a personaggi e narrazione.
  • Archivio

    L'incredibile Hulk RecensioneL’incredibile Hulk

    di Con la regia di Louis Leterrier ed Edward Norton nel ruolo del protagonista, torna il mutante verde della Marvel e questa volta è proprio “incredibile”.